Friday 8 April 2011

4 chiacchiere con Gilad Atzmon - prima parte

Il sassofonista jazz Gilad Atzmon non ha bisogno di presentazioni: è un musicista che da anni dà performances in tutto il mondo. Il suo eclettico sound – in cui l'ascoltatore può cogliere di tutto: da complessi cambi di tempo à la Frank Zappa, citazioni di John Coltrane (l'epico Love Supreme, per esempio), intricata salsa in stile Michael Camilo, sfumature mediterranee e clarinetto klezmer (o folk balcanico?) - è stato esportato nei quattro angoli del globo.
Nato in Israele nel 1963, Gilad ha però scelto – più o meno nello stesso periodo in cui l'identica scelta veniva fatta dal sottoscritto – di abbandonare il suo paese e stabilirsi qui, a Londra. In auto-esilio, come dice il retro di copertina di un suo romanzo, My One and Only Love. Eh sì perché, per citare Lame Duck: “Gilad suona il sax, oltre a suonare i suoi connazionali”: una delle ragioni della sua decisione di non vivere nel suo paese natìo deriva infatti dal suo rifiuto di convivere con l'occupazione che Israele mantiene da più di mezzo secolo sui territori palestinesi, più tutti gli altri annessi & connessi che derivano da questa situazione, annotati regolarmente sul suo blog. Intrigato da questo personaggio, estasiato da una sua magnifica performance a cui ho assistito, con la mia “ciurma”, nel gremitissimo club Vortex, e cavalcando l'onda di un'amicizia in comune, mi sono fatto avanti e gli ho domandato se poteva concedermi una chiacchierata di un'oretta. Dopo un mese e un tour in America Centrale (suo, non mio), la cosa si è materializzata martedì scorso; ciò che segue è la trascrizione di una chiacchierata microfonata nel suo “quartier generale” in cui, premiandoci con tè verde e un po' del suo eccellente hummus fatto in casa, abbiamo discusso musica, fede, politica, sionismo, e polpette di pesce ripieno (gefilte fish).

È anche disponibile un video qui.

RINALDO FRANCESCA: OK, prima di tutto, vorrei cominciare con la tua poliedrica identità: musicista di successo, scrittore, attivista e blogger, che aggiorna costantemente il suo blog – una cosa che, come immagino, deve esigere un'immensa quantità di roba da leggere e scrivere. Quindi la mia prima domanda per i miei pochi lettori – blogger anche loro – è questa: come diavolo fai a “farci stare tutto”? Qual è la tua disciplina, il tuo segreto?


GILAD ATZMON: La gente dice di me che ho praticamente rinunciato al sonno. In genere, vedo il dormire come una perdita di tempo, anche se ne ho bisogno di tanto in tanto. Ma c'è una cosa che bisogna capire: quando sei un musicista passi un sacco di tempo viaggiando, e in realtà la concentrazione per “proiettare” è solo di due ore e mezza al giorno. E questo mi lascia un bel po' d'ore. Così, quando sono per la strada, in aereo, in autobus, sul treno (non quando guido! Anche se provo pure in quel caso), ho sempre il tempo di leggere articoli, commenti...


RF: Costantemente collegato al www, quasi ventiquattr'ore al giorno?


GA: Sì, è più facile adesso, sai, con gli i-phones, sei costantemente... Non fa bene per gli occhi però: la mia vista si è veramente deteriorata negli ultimi dieci anni. Però sì, tutti i giorni, tutti i giorni leggo, e mi càpita di leggere almeno uno o due testi sionisti che mi danno fastidio... Dico che mi infastidiscono anche se, al momento, piuttosto spesso trovo ragioni di essere di buonumore nelle notizie che riguardano i sionisti e Israele. Per esempio, oggi stavo leggendo di un importante pseudo-accademico sionista, è abbastanza famoso in America: Alan Dershowitz.


RF: Dershowitz!


GA: Ah, conosci il nome? Dershowitz sta piangendo in pubblico perché è appena tornato dalla Norvegia e nessuno lo voleva, nessuna università. Ora, il mio unico problema, per esempio con il boicottaggio a Israele, è questo: perché boicottare Israele? Quello che bisogna fare è boicottare ogni singolo personaggio [pubblico] sionista! E non c'è mai stata un'azione orchestrata per boicottare personaggi sionisti: è tutto successo in modo spontaneo. Sai, la gente, le istituzioni di solidarietà con i palestinesi, avevano paura di boicottare il sionismo perché la cosa poteva essere percepita come antisemitismo. Però è naturale per noi dire: “Non vogliamo ascoltare né Israele, né tutti i suoi Dershowitz”. E lo sta dicendo lui stesso: “Sono andato, c'era una mia offerta di parlare – gratis! - per un'università norvegese e nessuno mi ha voluto!”


RF: La marea è cambiata?




RF: Perché, cioè, una volta erano i vari Norman Finkelstein a dover veramente lottare per...


GA: E anch'io sai? A ogni conferenza o concerto che dò, ci sono sempre i soliti sionisti... In realtà, i soliti sionisti che cercano sempre di sabotare le mie conferenze, di solito sono un gruppetto di 5-7 persone, che si definiscono come ebrei anti-sionisti – che è un concetto molto bizzarro – o anti-sionisti ebraici, o Ebrei Socialisti. Sostengono che non mi si dovrebbe concedere una piattaforma: ovviamente hanno fallito su tutta la linea, non ci sono mai riusciti, perché non hanno nulla da poter usare contro di me. Mi danno del razzista, o roba del genere.




GA: No, quello è vero, in realtà: odio me stesso, sono fiero di odiare me stesso! Però non odio me stesso come razza, odio me stesso come Gilad! E, a dire la verità, questa è una cosa che condividiamo, sai: loro mi odiano, e anch'io mi odio! [ride] Ad ogni modo, ciò che è stato davvero buffo scoprire per me ieri è stato questo: una delle ragioni per cui [questa gente] si aggrappa a me è che io genero un sacco di pubblicità, un sacco di tempeste mediatiche, o quello che è, e loro non generano niente; e quindi si aggrappano a me - o mi pedinano – perchè questa è la loro unica possibilità di attirare un po' d'attenzione. Quello che mi ha scioccato ieri è stato questo: ieri notte ho ricevuto un'email dal comitato di un festival (per la pace o simili), e gli Ebrei Socialisti esigevano che fossi espulso; e il [comitato del] festival mi diceva: “Ascolta, sai, va tutto bene, non ti preoccupare”.


RF: “Solo te?”


GA: “Solamente me. Gli Ebrei Socialisti. E naturalmente avevano diffuso menzogne; quella gente ha poi verificato [le menzogne], e gli ha risposto: “Ascoltate, sapete che c'è? Andate a farvi fottere”. Però la mattina – c'è un documentario che stanno facendo su di me – sono venuti qui, giusto per fare le interviste finali, e sono venuto a sapere una cosa di uno di questi Ebrei Socialisti. Tra parentesi, [la definizione] è in pratica un ossimoro: o sei un socialista, e allora dici: “Io vado oltre: sono classe lavoratrice e non mi importa della mia origine etnica, o quello che è”... però questi sono socialisti orientati sul sangue: praticamente sono nazional-socialisti! Nemmeno fascisti. [Fossero almeno] fascisti andrebbe bene! Non sono fascisti, sono nazional-socialisti: la loro filosofia non è diversa, anzi, è molto simile a quella dei nazisti. Sì, sono socialisti ma, tipo, orientati verso il sangue! Sai, per esempio, adesso io non so se tu sei ebreo o no però tu non potresti – dando per scontato che tu sia un italiano e un gentile – non saresti in grado di far parte [della loro società], a meno che non ti si circoncida con un rabbino, capisci, e ti si faccia una trasfusione di sangue. E non sono sicuro che vorresti [tutto questo], solo per poter far parte degli Ebrei Socialisti.

RF: Per diventare un nazional-socialista? Magari no, magari no... E questi sono tutti inglesi, cioè, che vivono in Inghilterra?

GA: Persone che vivono in Inghilterra da generazioni, e in un qualche modo sono riusciti a mantenere […] Comunque sia, sono venuto a sapere che volevano farmi espellere dalla piattaforma – la sera. La mattina però è stato offerto loro di condividere la piattaforma con me, per un dibattito, e allora sì che hanno accettato in fretta e furia: lo volevano, capisci? Purché vengano fatti partecipi... Vedi, questa gente non si può prendere sul serio. E pensa un po', sto per pubblicare un nuovo libro, a settembre e, sai, sono veramente fortunato che queste persone mi abbiano sfidato, perché il sionismo è un fenomeno interessante. Però, se vuoi veramente guardare il sionismo [da vicino], almeno per quanto mi riguarda, la migliore opportunità mi è stata data proprio da queste persone. Perché quando guardi questi Ebrei Socialisti ti rendi davvero conto del livello d'ipocrisia; capisci davvero come operino [nell'apparenza], da foglie di fico, da gate-keepers, sai? Lo dicono sul loro sito: “Siamo principalmente interessati ad attualità che riguardino gli ebrei”, capisci? Come fanno dei socialisti a dire cose del genere? [I socialisti] devono essere umanisti, no? Ora, ci sono persone che sono ebree perché credono in Dio e seguono il Talmud. Ma [gli Ebrei Socialisti] sono decisamente laici! E allora ci rimangono solo sangue e gefilte fish!

RF: Gefilte fish! Mi piace, a dire la verità! Purché ci sia quella salsa al rafano, com'è che si chiama... Chrain, ecco!

GA: Sì, ammetto che l'unica cosa che mi piace veramente del gefilte fish è il chrain!

RF: Basta tenere solo il chrain!

GA: E rimandare il gefilte fish al cuoco! [ride]

RF: D'accordo. La mia prossima domanda – oops, ho urlato un po' troppo – la mia prossima domanda doveva avere a che fare con la religione perché, curiosamente, le critiche più pesanti a Israele sono quelle che provengono da certi [religiosi]... Sai, il rabbino Avraham Greenberg che brucia il suo passaporto israeliano in pubblico durante l'Operazione Piombo Fuso, o persino in New York, con Neturei Karta; ma so che sei un po'... che vedi questi gruppi con un misto di...

GA: Veramente gli unici gruppi che davvero apprezzo – e ammiro persino, talvolta – sono gli ebrei della Torah: sono gli unici gruppi che vedo come una coerente, collettiva forma di resistenza. Loro dicono: “Noi siamo ebrei; perché siamo ebrei? Perché seguiamo la religione giudaica. E la nostra comprensione e interpretzione della religione giudaica – che loro considerano l'unica vera interpretazione, tra l'altro – ci porta ad opporci a Israele”. Non ci vedo alcun problema. Non mi sono mai opposto a loro e...

RF: Yisroel Dovid Weiss, mi pare sia il suo nome...

GA: Rabbino Weiss, certo.

RF: Aveva avuto una breve [intervista su Fox News]

GA: Dò per scontato che loro magari potrebbero opporsi a me, ma io non ho decisamente nulla – anzi, li capisco: persino io mi oppongo a me stesso di tanto in tanto!

RF: Una buona domanda, a dire la verità: tu sei – senza necessariamente appartenere a una qualche specifica denominazione religiosa – ma tu sei, o ti consideri religioso, in qualche modo?

GA: Penso di essere un uomo molto religioso. Sono un musicista, e quando sei un musicista, o perlomeno un musicista jazz, in qualcosa devi credere. Sicuramente non credo che riuscirei a suonare così veloce, cioè, sai, io suono piuttosto veloce, ma non credo di avere niente – o molto - a che vedere con questo, perché non riesco nemmeno a pensare così veloce come suono. Ci dev'essere... dev'esserci – tipo – qualcosa che è leggermente più grande di me, magari persino dentro di me, che spiana la via. Per cui penso che le persone che sono impegnate nella bellezza siano in qualche modo religiose, in un certo senso. Io penso che Coltrane fosse, sai, una sorta di figura religiosa, e così altri: Miles, tutte quelle figure; e quando si parla di musica classica...

RF: Bach?

GA: Quando vedi Bach, ascolti Brahms, o Wagner, ci senti una forte tendenza spirituale. Tuttavia, non sono il tipo di persona che si metterebbe a seguire una chiesa. Anche se devo dire che quelle poche volte che sono andato, mi sono sempre sentito ispirato: ascoltare persone – gente come me, solo più istruita in discipline spirituali – parlare del mondo e della convivenza con altri, questo è certamente qualcosa che non ho mai, mai, mai visto in Israele, o in un qualsiasi circuito ebraico: sai, nei circuiti ebraici si parla solo di stare fra ebrei, capisci, non di stare fra gli altri.

RF: Allora il tuo è l'argomento... beh, prima di tutto, la solidarietà con... ciò che è noto come “valori cristiani”...

GA: C'è la stessa cosa nell'Islam. Io penso che, ovviamente, ci siano molte similitudini tra l'Ebraismo e l'Islam. Ma la gente che parla di [tradizione] giudaico-cristiana, che è una nozione patetica... Gli ebrei e i cristiani sono stati in battaglia costantemente fin dall'inizio, sai, fin dalla nascita del Cristianesimo, quando nacque, capisci, con Cristo. E questa battaglia non è mai terminata, non è mai smessa: non si è mai risolta. Lo è adesso: abbiamo un accenno di risoluzione, solo perché è utile alla prassi e all'ideologia sionista. Però è ben chiaro che, quando si parla delle tre religioni monoteistiche abramiche, l'Islam e il Cristianesimo sono orientate verso l'Umanesimo, verso l'universalismo, e l'Ebraismo è l'esatto opposto: è tribale, è anti-umanistico; ci sono certamente degli aspetti umanistici, ma perfino nell'Ebraismo, gli aspetti umanistici sono significativi solo quando sono universalizzati. Chi li ha universalizzati? Cristo. Che fine a fatto? Inchiodato a un pezzo di legno!

RF: E il tuo... Volevo dire, tu naturalmente sei un filosofo...

GA: Sì, ho studiato filosofia.

RF:... Hai scritto... E il tuo argomento per l'esistenza di Dio è l'argomento della Bellezza; del tipo: “Spiega la Cappella Sistina: come potrebbero esistere simili capolavori [senza Dio]”? E adesso cambio totalmente discorso per un po', solo per un po', verso temi più laici: in My One And Only Love – un libro che hai pubblicato nel 2005, mi pare – menzioni un infido network di spie che, con la mia, ehm, intelligenza “superiore”, ho intuito essere il Mossad... ho indovinato... o magari Shin Bet...

GA: No no, decisamente Mossad. Shin Bet è l'agenzia interna. Ma, come sappiamo, il Mossad è un network molto, molto piccolo, che in realtà manovra un network immenso (in ebraico lo chiamiamo Sayanim). I Sayanim praticamente sono degli ebrei che sono affiliati con il sionismo – come molti ebrei in tutto il mondo, la maggior parte degli ebrei – e assistono il Mossad. Di fatto, i Sayanim sono assistenti. Hanno aiutato – per esempio, c'era stato quel fatto l'anno scorso...

RF: A Dubai?

GA: A Dubai, con i passaporti. Ed era chiaro che Israele era riuscito a procurarsi i passporti. Come c'era riuscito?

RF: Qualcuno all'interno?

GA: Qualcuno all'interno! Sai, e una cosa molto interessante è stata che a suo tempo questo collaborazionista per Israele [l'attuale vice-segretario degli esteri, N.d.T.] David Miliband...

RF: Sì? No!

GA: No no, ho i documenti, te li posso dare su una USB, così li puoi condividere con i tuoi lettori. Il nome di David Miliband si trovava su un sito di hasbara (propaganda) israeliano: è un propagandista per Israele. Questo sito è scomparso il giorno delle elezioni, quando era chiaro che Miliband stava per presentarsi come candidato per la leadership [del partito Laburista, N.d.T.]. È una coincidenza? Forse, non lo so. Quindi è molto, molto interessante. Ad ogni modo, Miliband ha espulso l'agente capo del Mossad all'interno dell'ambasciata israeliana, ma non si è mai saputo chi fosse stato il Sayan al Ministero degli Interni che aveva fornito i passaporti. E quindi non dobbiamo cercare molto perché, alla luce del sole, Lord Levy era stato il principale raccoglitore di fondi per quel governo britannico che è entrato in una guerra illegale contro l'Iraq, che – molta gente oggi si rende conto – è una guerra sionista. Per cui, quando si parla di affari ebraici e di affari sionisti, non dobbiamo cercare cospirazioni: fanno tutto alla luce del sole, tanto sono orgogliosi.

RF: David Miliband non ebbe per un pelo l'incarico di ministro degli esteri dell'Unione Europea: inquietante.

GA: Penso che abbiamo abbastanza contro di lui, e io ho pubblicato i documenti e ho pensato che ogni elettore o elettrice in Gran Bretagna che voleva votare per i Laburisti avesse il diritto di esserne a conoscenza e poter decidere. E credo che un bel po' di persone li abbiano visti. Il potere che abbiamo adesso, con internet, è enorme. Credo che stiamo perforando, stiamo perforando il principale...

RF: Ci stiamo svegliando.

GA: Sì. E loro non hanno alcuna possibilità di tenerci testa. Il Guardian, o la BBC non hanno possibilità di competere con me.

RF: Queste sono buone notizie, sono buone notizie!

GA: Sono notizie fantastiche, sai? Siamo sempre più grandi, raggiungiamo delle audience sempre più grandi. E il nostro materiale resta sempre disponibile.

RF: Sì, rimane sempre là... tranne in casi come quello di Anthony Lawson, sai, il cui video era stato rimosso.

GA: Sai cosa? Anthony Lawson, che io ammiro e sostengo, aveva fatto un video molto importante. Gliel'hanno rimosso, e noi lo abbiamo caricato [nel mio sito], ed è stato visto da moltissima gente. C'era anche il caso di David Cole: David Cole era un ebreo, revisionista, ed era piuttosto efficiente: un revisionista ebreo. Aveva visitato Auschwitz, aveva scoperto qualcosa di cui non era per niente soddisfatto – delle discrepanze nella narrativa dell'Olocausto – aveva pubblicato il suo materiale nel 1994, credo. Subì delle pressioni enormi e scomparve. Sono venuto a conoscenza di lui – cioè, ne sentivo parlare da anni – ma ho veramente avuto tempo di guardare il suo lavoro, non lo so, forse diciotto mesi fa? E avevo trovato solo un film. E stavo navigando su internet l'altro giorno, e qualcuno mi ha inviato qualcosa, e ho visto sempre più roba di David Cole. E allora ho capito che tutta la sua roba sta venendo fuori adesso.

RF: Adesso! È rimasta nascosta per un pezzo...

GA: Esatto! Per cui è proprio qualcosa nella natura stessa di internet che [fa sì che] un sacco di roba venga alla superficie.

RF: Sì.

GA: Sai, come un sottomarino: viene fuori! E non credo che Israele, i sionisti, o i servi del potere ebraico possano continuare a mantenere la loro narrativa per molto tempo ancora.

RF: Ah, OK. Dunque, questo in realtà si collega, cioè, io ero lì, che cercavo di fare il figo, sarcastico e spiritoso, riguardo alla mia “intelligenza superiore”, avendo io intuito la storia del Mossad, e a quanto pare non avevo neppure del tutto ragione...

GA: Beh no, avevi ragione, si tratta del Mossad, si tratta decisamente del Mossad.

RF: Ma la storia è molto più complessa.

GA: Sì, questo è certo!

RF: La mia... Ti sorprenderò ancora di più: ho fatto un po' di ricerche e a quanto pare, come tu già saprai, il motto del Mossad è una citazione del Libro dei Proverbi [24:6]. Però tu hai coniato una frase che ricorre un paio di volte qui [nel tuo romanzo My One and Only Love], e che mi piace un casino; e vorrei che...

GA: Ti ha fatto ridere [il romanzo]?

RF: Sì! Beh, gran parte di questo – e vorrei anche parlare di ciò, perché ci ho trovato Thomas Pynchon, ci ho trovato Irvine Welsh, sai – la narrativa, la cronologia spezzata, etc, tutti trucchi narrativi che mi piacciono veramente... ehm... [pagina] 35... “spionaggio in un ambiente di colpa”! Potresti espandere questo concetto?

GA: Ahi, è una parola, tornare indietro con la mente...

RF: Si trova nella parte ambientata in Germania.

GA: Sì, sì... Il sionismo si basa su diverse forme di sfruttamento. E quando si parla della Germania, la cosa è molto chiara: tutto questo libro è [su] diversi metodi e pragmatiche che sono là per far sì che i tedeschi rimangano con il senso di colpa il più a lungo possibile. Perchè una volta che l'Olocausto sarà risolto, Israele cesserà di esistere. L'identità ebraica si definisce con delle negazioni. Se io ti chiedo: “Che cosa sei tu?” tu mi dici: “Sono un blogger, sono italiano...”

RF: Homo Sapiens... questa è la mia solita risposta.

GA: Sì! Ora, se chiedi a un ebreo – cioè, una persona che politicamente si identifica come ebreo – sai, potrebbe, magari ti dirà: “Beh, vedi, non sono proprio italiano perché, no-no, non sono un cristiano”, capisci? Ma se gli chiedi: “Che cosa sei? Non che cosa non sei?”, ti dirà: “Vedi, sono nato ebreo, ma non sono religioso...”. Usano sempre delle negazioni, tutto un apparato di negazioni. Perchè hanno difficoltà a definirsi positivamente. Ora, quando questa è la situazione, hai bisogno di nemici. Ecco perché il sioniso non può prosperare senza l'antisemitismo. Ed ecco perché il senso di colpa è così cruciale per gli israeliani. Perché il senso di colpa mantiene il ricordo dell'odio. Ora io, da lì, ho sviluppato leggermente il modello: uno dei più grossi problemi che hanno – in un certo senso – gli ebrei, il che naturalmente comprende gli Ebrei Socialisti, le organizzazioni politiche o ideologiche ebraiche, [è che] veramente scambiano la tolleranza dell'Occidente per stupidità. Questa è una rivelazione scioccante! È uno scioccante elemento nella storia ebraica. Ed è per questo che... l'ethos Occidentale è sostanzialmente basato, fondato sulla tolleranza.

RF: Sì.

GA: Questa è l'idea del Cristianesimo: l'altra guancia. E quando si tratta di politica ebraica, non la rispettano: la interpretano come stupidità. E tirano la corda, tirano, e tirano. Finché un giorno qualcuno si alza e dice: “Basta! Quando è troppo è troppo!” . Ed è lì che si ha questo momento dell'inversione di marcia. La marea sta cambiando. Quando ascolti (è un nome idiota, ma esistono queste cose in Israele) Yad Vashem, e tutti questi istituti idioti, che si interessano solamente del dolore degli ebrei – esclusivamente! Sai? Che è una cosa bizzarra. Il completo opposto dell'universalismo. Ascolti questi idioti, esperti dell'Olocausto, e loro ti parlano di come la Germania fosse il posto più tollerante, più liberale, e improvvisamente, inaspettatamente, tutto cambiò. E questo è esattamente quello che sta succedendo adesso. Non è che fossero tolleranti: voi tiravate continuamente la corda. Guarda un po', cioè... e ci sono ebrei – o c'erano ebrei, e altri – che erano molto preoccupati di questo fatto, sai? Puoi andare a rileggerti Bernard Lazare, che cercò di analizzare perché gli ebrei si attirassero così tanto odio addosso.

RF: Questo negli Anni Trenta?

GA: No, questo era durante l'epoca dell'affare Dreyfus: tipo, alla fine dell'Ottocento.

RF: Quali furono le sue conclusioni?

GA: Che c'è qualcosa, decisamente, [che] gli ebrei stanno sbagliando, collettivamente. E qualcosa nella cultura. E, tra parentesi, il sionismo fu un modo di affrontare il problema. I sionisti si alzarono e dissero: "Ascoltate, stiamo sbagliando tutto: dobbiamo migliorarci. Siamo un'identità molto, molto malata. Però non è colpa nostra: è perché viviamo nella diaspora. Se torniamo nella nostra terra, miglioreremo". E io, tra l'altro, sono d'accordo con i primi sionisti. Ed è per questo che gente come gli ebrei anti-sionisti hanno detto: "Gilad è un sionista, è d'accordo con i sionisti". Sono certamente d'accordo che ci sia qualcosa di veramente malsano nell'identità della diaspora. Tuttavia, non sono necessariamente d'accordo – anzi, sono necessariamente in disaccordo – che questo problema si potesse risolvere espellendo il popolo palestinese, sai? Quello era soltanto un diversivo e, come possiamo vedere, è fallito. E, a dire la verità, ci ho pensato negli ultimi giorni, il sionismo fu in effetti un colpo di genio: da un lato prometteva di redimere gli ebrei (fu una promessa non mantenuta).; prometteva di redimere gli ebrei ma prometteva anche ai Goyim di restituirgli i loro paesi judenfrei. Il che è una sorta di pulizia etnica volontaria. Che è un'idea folle, no? Prova a immaginare in Italia che una minoranza con cui alcuni italiani hanno problemi, dicesse a un certo punto, volontariamente: "Sai che c'è? Ce ne andiamo!". Capisci, è molto insolito. Non ho mai sentito niente del genere. Ma non funzionò. Perché non funzionò? Prima di tutto, ci sono tutti i noti problemi, sai: fu a spese di un altro popolo – i palestinesi – questo lo sappiamo già tutti; ma guarda che cosa è successo al resto del mondo: non fu solo che quella promessa per una pulizia etnica volontaria non venne mantenuta: adesso siamo anche assoggettati alle più depravate, etnocentriche lobbies in mezzo a noi. Guarda qua: gli Amici Conservatori di Israele, AIPAC in America...

RF: Fiamma Nirenstein & Co. in Italia...

GA: Depravate lobbies (1). E (2), stiamo pagando il prezzo di tutte quelle guerre sioniste di intervenzionismo che – se non altro – hanno mandato il prezzo dell'energia alle stelle e, ancora più cruciale, ci rendono complici in atrocità che sono di gran lunga peggiori delle atrocità naziste, le quali – tra l'altro – non siamo nemmeno autorizzati a mettere in discussione. Capisci? Quindi, il sionismo: il fallimento del sionismo e il disastro che potrebbe infliggere agli ebrei è colossale perché io penso che Dershowitz abbia ragione a riguardo, sai? Nessuno voleva ascoltare: "Sono stato bloccato" [ha detto].

(qui la seconda parte)

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