Saturday 31 July 2010

Wikileaks: oops, imbarazzante - prima parte: US

di Rinaldo Francesca

Ebbene sì, cari italiani smarriti e disorientati, percepiamo il vostro dolore: a noi non la raccontate! Siete una nazione traumatizzata – ammettetelo una buona volta – a causa delle devastanti notizie che gli spietati media vi hanno rigurgitato addosso in questi ultimi giorni. E mentre vi si affaccia il presentimento di numerose notti insonni, passate a domandarvi in lacrime a chi sarà mai affidato il compito di presentare la prossima edizione di Sanremo, tragiche rivelazioni collegate all’affaire Belen, Karima, Canalis sembrerebbero indicare – chi l’avrebbe mai sospettato? – che nelle discoteche milanesi, quelle frequentate dai nostri amati VIP, si snifferebbe coca.
Una sola domanda esige a questo punto di essere urlata a gran voce: che fine ha fatto la nostra innocenza? Qualcuno pensi ai nostri bambini peramordiddìo, ci sembra di sentirvi gridare, qualcuno pensi ai nostri bambini!
È per questo che, se ce lo consentite, Àp0ti vorrebbe cercare per quanto possibile di regalarvi un po’ di evasione da queste e altre orrende inquietudini, riproponendo una notiziola dal tono differente – bagatella, potremmo chiamarla? – che sui media italiani è reperibile solo grazie all’uso del proverbiale lanternino: dopo tutto si tratta solo di ciò che è stato definito come la più grande fuga di informazioni della storia (circa 90.000 documenti diplomatici e militari USA), che rivela gli aspetti – fino a questo giorno rigorosamente censurati – più agghiaccianti della strepitosa guerra di aggressione in Afghanistan: dall’uccisione di centinaia di civili da parte delle forze della coalizione, in incidenti che non furono mai riportati, allo sguinzagliamento di una compagnia di sicari – conosciuta come Task Force 373 – che si occupa di uccidere – senza processo - capi gruppi Taliban, mandando così a monte ogni possibilità di negoziazioni diplomatiche, fino ad arrivare a rivelazioni che mostrerebbero come il Pakistan (nazione a cui Hillary Clinton ha da poco promesso un altro mezzo miliardino di dollari [1]) stia da sempre aiutando e finanziando l’insurrezione dei militanti islamici in Afghanistan (per capirci, quella stessa insurrezione che, quando l’invasore era l’Unione Sovietica, era d'obbligo chiamare “la resistenza dei combattenti per la libertà” [2]). Oops, imbarazzante, no?
Mai come adesso l’Italia ha avuto un disperato bisogno di Veline e intrattenitori assortiti, con il compito di tenerla bene distratta da simili notizie che, diciamocelo, rischiano di farle andare di traverso l’aperitivo.
Ma procediamo con ordine, prego.
Tutto è cominciato ad aprile di quest’anno, quando il sito Wikileaks ha pubblicato un video, che fino ad allora era rimasto top secret, in cui era finalmente possibile far luce su un misterioso episodio avvenuto in Iraq nel luglio del 2007: due elicotteri Apache delle forze armate americane, in una laboriosa giornata passata a sparare del più e del meno in un distretto di Baghdad, erano vittoriosamente riusciti a uccidere 11 civili – tra i quali due giornalisti Reuters [3]. A nulla erano servite le richieste di Reuters, peraltro supportate del Freedom of Information Act, di farsi consegnare il video, girato nella cabina di pilotaggio di uno degli elicotteri: la spiegazione ufficiale, di cui ci si dovette accontentare per quasi tre anni, fu che secondo la versione dei piloti degli Apache vi erano state buone ragioni di credere che alcuni di quei civili fossero (sembrassero) armati, o che avessero l’aria di voler fare cose malvagie, o roba del genere, e che si era trattato semplicemente di un errore, tante scuse, son cose che capitano, bla-bla-bla.
Potete immaginare il disappunto del Pentagono quando questo famigerato video è – ahimé – apparso su internet, visionabile da chi avesse voglia di digitare l’indirizzo www.collateralmurder.org
Eh sì perché, purtroppo per chiunque avesse interesse ad insabbiare discretamente la cosa, le vittime che si vedono nel video non sono affatto un gruppo di persone sinistramente somiglianti a resistenti/insorti/terroristi armati fino ai denti, magari nell'atto di cercare di abbattere gli elicotteri sopra di loro (a meno che un obiettivo fotografico non possa passare per un bazooka, chissà). Eh no, decisamente no.
Si vedono solo dei civili che stanno tranquillamente passeggiando per Baghdad, ignari di avere i minuti contati. Certo, si sentono nel video anche le comunicazioni radio del personale a bordo degli Apache, nelle quali questi poveri cristi vengono descritti come armati con il più impressionante arsenale di armi da fuoco: RPG (lanciarazzi), fucili automatici AK-47, etc. Davvero un peccato che nulla di tutto questo sia remotamente vero, come si vede chiaramente nel video. Dopodiché, negli intervalli tra un sparatoria e l'altra, i militari sugli Apache si sentono sghignazzare e congratularsi, sapete, un po' come si fa quando si totalizza un bel punteggio a un gioco sulla Playstation.
Allora, com'è potuto questo video finire nelle mani degli amministratori del sito Wikileaks? Storia interessante.
Come saprete, i collaboratori di Wikileaks aderiscono a una severissima serie di regole concepite per proteggere l'anonimità e l'incolumità dei loro informatori: ragion per cui né il principale fondatore di Wikileaks, Julian Assange, né altri della sua squadra sono nella posizione di negare – o confermare – che chi consegnò il video fu effettivamente il soldato semplice Bradley Manning. Ciò che segue è quindi una versione ufficiosa dei fatti.
Tra il 2009 e il 2010, Bradley Manning, in qualità di analista di intelligence dell'esercito USA, si trovò ad avere accesso a miriadi di documenti segreti che, collocati insieme come un immenso mosaico, cominciarono a illustrargli un quadro delle guerre in Iraq e Afghanistan sempre più terrificante. Come lui stesso disse: “Se tu avessi accesso a [comunicazioni] network segrete per lunghi periodi di tempo, supponiamo per 8-9 mesi, e vedessi delle cose incredibili, orribili, cose che dovrebbero essere di dominio pubblico, e non chiuse in un server in una stanza buia in Washington DC, che cosa faresti?” [4].
La risposta a questa domanda – sempre che Manning sia effettivamente stato l'informatore – supponiamo essere stata qualcosa come: “Mi ricorderei di avere una coscienza”. Eh sì perchè “senza informazioni, non ti è possible, come cittadino, prendere decisioni corrette” [5].
Il video è dunque pervenuto nelle mani della squadra di Wikileaks, che lo ha reso di dominio pubblico a giugno di quest'anno, con la promessa che, di lì a breve, sarebbe stato anche pubblicato qualcosa come 260.000 documenti, fra comunicazioni, memo e rapporti pertinenti a entrambi i teatri di guerra di Iraq e Afghanistan, e passati a Wikileaks dagli stessi informatori (Manning?).
Questi documenti avrebbero confermato, senza ombra di dubbio, che episodi come quello degli elicotteri Apache, ben lontani dall'essere incidenti isolati, erano e sono all'ordine del giorno, condonati e prontamente insabbiati con efficienza. E con buone ragioni: non sia mai che i cittadini, le cui tasse vengono utilizzate per finanziare questi ammirevoli sforzi, vengano a conoscenza della verità.
Per esempio, ricordate gli attentati terroristici di Madrid nel 2004, o Londra nel 2005? Quelli che ci fecero tanto indignare e gridare vendetta? Beh, pensate un po' a cosa accadrebbe se si sapesse che le forze Nato – modestia a parte – stanno infliggendo una Londra o una Madrid con regolarità contro la popolazione civile in Afghanistan?
Tornando al video degli Apache, a onor del vero bisogna ammettere che, anche solo con le sporadiche notizie che il Pentagono non era in grado di occultare, diciamo che un'idea del massacro sistematico che la “coalizione dei volenterosi” stava attuando in Iraq ce l'eravamo già fatta: si pensi, per passare un po' il tempo, alla strage di Haditha [6] (24 civili uccisi da un plotone di Marines), o a quella di Ramadi [7] (cinque ragazzine irachene tra le vittime), o al massacro in Nisoor Square [8], in cui i mercenari – pardon, contractors - della Blackwater trucidarono, senza alcuna provocazione, 14 civili (non preoccupatevi troppo per i contractors: a tutti fu concessa l'impunità [9]); o magari all'episodio di Mahmudyah, in cui un gruppo di soldati americani penetrò in una casa di un famiglia, violentò e uccise la figlia di 14 anni, dopodiché procedette a massacrare l'intera famiglia e a dare fuoco alla casa [10]; o forse all'omicidio ad Hamdania, dove alcuni Marines, a quanto pare frustrati dal non essere riusciti a trovare un sospetto di cui erano alla ricerca, pensarono bene di prendersela con un suo vicino di casa, che andarono a uccidere senza complimenti dopo averlo trascinato fuori dalla sua abitazione [11].
Si arrivò al punto, qualcuno ricorderà, che nell'aprile del 2007 il Pentagono si vide costretto a rendere pubblici alcuni di quegli “incidenti” nei quali civili iracheni avevano perso la vita per mano di soldati USA dal grilletto facile – 496 casi, solo dal 2003 al 2006 [12].
Ora, con la pubblicazione del video, e la promessa che altre centinaia di migliaia di documenti top secret sarebbero presto divenuti di dominio pubblico, a dimostrazione che i casi rivelati ai media erano solo la punta dell'iceberg, potete immaginare il clima di panico presso gli alti ufficiali della Nato.
Un momento, ci sembra di sentirvi esclamare... ma non c'è qualcosa fuori posto qui?
Bravi, lo avete notato anche voi? Excellent!
Ma pazientate, e tutto verrà rivelato.
Come giustamente avete notato, il video degli elicotteri mostra chiaramente quello che sembra essere un crimine di guerra... o no?
Non siamo noi a dirlo, ma – tra gli altri – l'esperto di diritto internazionale e direttore del Fafo Institute for International Studies in Norvegia, tale Mark Taylor [13].
E, già che ci siamo, varrebbe la pena di citare la parlamentare islandese Birgitta Jónsdóttir: “Se è stato effettivamente [Bradley Manning] a passare questo [video], dovrebbe essere considerato un eroe, perché ha smascherato un crimine di guerra, e il resto del mondo, in particolare i paesi che stanno partecipando a questa guerra illegale, dovrebbe essere a conoscenza di quello che sta succedendo laggiù” [14].
Le ragioni per questa citazione sono due: la prima è che Birgitta Jónsdóttir è una collaboratrice di Wikileaks e, in un certo senso, parte in causa; la seconda è che il parlamento islandese, di cui Birgitta Jónsdóttir fa parte, è in procinto di passare una legge per tutelare la libertà di parola, espressione e informazione, e proteggere i cosiddetti whistleblowers come Bradley Manning.
Piccola parentesi: quanta pena proveranno i posteri per noialtri italiani, quando si renderanno conto che questo è lo stesso periodo storico del ddl “legge bavaglio”? Chiusa parentesi.
Orbene, dicevamo: il video contiene prove che un crimine di guerra è stato commesso. Tuttavia, frenino il loro entusiasmo coloro che si aspettano che la nazione su cui gravavano queste pesanti accuse si sia movimentata immediatamente per far luce su questi eventi, aprire un’indagine, processare i presunti colpevoli.
Infatti, l’unica persona ad essere stata arrestata finora è lo stesso Bradley Manning, che per mesi è stato trattenuto in un carcere in Kuwait; ora si troverebbe in una prigione militare in Quantico, Virginia. Julian Assange di Wikileaks ha assunto tre avvocati per la sua difesa, ma le forze armate americane hanno negato loro il permesso di vederlo [15]. Andiamo bene, hey?
A quanto sembra, il trattamento da criminale non è stato riservato a chi aveva deliberatamente sparato a persone ferite e disarmate, come si vede nel video, ma a chi ha diffuso la notizia.
E Julian Assange? Beh, quanto a lui, a parte le sporadiche conferenze stampa che riesce a dare qua e là, sta praticamente vivendo da latitante, nel costante terrore di diventare vittima di una extraordinary rendition.
Questo non ha impedito alla squadra di Wikileaks di pubblicare lunedì scorso una parte di quei 260.000 documenti e di spedirla al New York Times, al Guardian e a Der Spiegel; come detto, si tratta di 90.000 files, di non facile navigazione o consultazione. Il quadro che emerge è però tutt'altro che rassicurante.
Il giornalista Stephen Grey per esempio, che è riuscito a intervistare Julian Assange, racconta di svariati incidenti reperiti tra i documenti, da cui emerge un costante uso di tecniche stragiste, e riporta in particolare un episodio in cui un attacco aereo che avrebbe dovuto eliminare l'immancabile “pericoloso militante”, ha in realtà ucciso un gruppo di bambini [16].
Questi documenti sono reperibili su Wikileaks, alla pagina http://213.251.145.96/search/?sort=date&release=AFG; certo, sono tutti in inglese, e densi di sigle e terminologia militare, ma non disperate: siamo certi che la stampa italiana, a cui da sempre sta a cuore avere una readership informata, provvederà a studiare attentamente, tradurre e sintetizzare gli Afghan War Diaries per i suoi lettori. Magari, chissà, pubblicandoli come supplemento speciale su Il Giornale Della Repubblica?
Forse?

(qui la seconda parte)

(qui la terza parte)

(qui la quarta parte)

[1] Matthew Lee: Clinton tries to win over sceptical Pakistan, The Washington Post, 19 luglio 2010, disponibile su:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2010/07/19/AR2010071901052.html?hpid=moreheadlines
[2] La famosa citazione di Ronald Reagan, per esempio, dove i combattenti afghani sono chiamati freedom fighters, è reperibile qui:
http://www.tomdispatch.com/post/2033/
[3] Vedere
http://www.reuters.com/article/idUSL1280681020070712
[4] Wikileaks: a somewhat less redacted version of the Lamo/Manning logs, disponibile su:
http://boingboing.net/2010/06/19/wikileaks-a-somewhat.html
[5] Kevin Zeese: We Can Handle the Truth – Stop Trying to Hide the Truth from Us, reperibile su:
http://www.informationclearinghouse.info/article25993.htm
[6] Giampaolo Cadalanu: Haditha, 10 marines indagati
la strage nascosta per 6 mesi
, Repubblica, 5 giugno 2006, disponibile su:
http://www.repubblica.it/2006/06/sezioni/esteri/iraq88/haditha/haditha.html?ref=search
[7] Five girls killed in Iraqi clash, 28 novembre 2006, vedere:
http://news.bbc.co.uk/1/hi/6193620.stm
[8] Mario Calabresi: "Così le guardie private Usa
uccidevano i civili di Bagdad"
, Repubblica, 3 ottobre 2007, reperibile su:
http://www.repubblica.it/2007/10/sezioni/esteri/iraq-119/guardie-private/guardie-private.html?ref=search
[9] Dan Margolies & Jim Wolf: Judge throws out Blackwater manslaughter charges, Reuters, 31 dicembre 2009, reperibile su:
http://www.reuters.com/article/idUSTRE5BU3PJ20091231
[10] Ellen Knickmeyer: Details Emerge in Alleged Army Rape, Killings, The Washington Post, 3 luglio 2006, disponibile su:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2006/07/02/AR2006070200673_pf.html
[11] Thomas Watkins: US marine convicted of murdering Iraqi civilian, The Guardian, reperibile su:
http://www.guardian.co.uk/world/2007/aug/04/iraq.international
[12] Ewen MacAskill: Pentagon opens civilian claim files against military, The Guardian, 13 aprile 2007, disponibile su:
http://www.guardian.co.uk/world/2007/apr/13/usa.ewenmacaskill
[13] Alice Fordham, Baghdad families to sue US Army over deaths in 2007 airstrike 'mistake', The Times, 8 aprile 2010, reperibile qui:
http://www.timesonline.co.uk/tol/news/world/iraq/article7091027.ece#cid=OTC-RSS&attr=797093
[14] Queste dichiarazioni si trovano su:
http://www.democracynow.org/2010/6/17/wikileaks_whistleblowers
[15] Ian Traynor: WikiLeaks founder Julian Assange breaks cover but will avoid America, The Guardian, 21 giugno 2010, disponibile su:
http://www.guardian.co.uk/media/2010/jun/21/wikileaks-founder-julian-assange-breaks-cover
[16] L'intervista a Stephen Grey si trova qui:
http://www.democracynow.org/2010/7/26/the_new_pentagon_papers_wikileaks_releases

Friday 9 July 2010

Maude Barlow: alcuni fatti sullo stato delle cose

Da un discorso di Maude Barlow, tenuto a Toronto il 25 giugno, poco prima dell'apertura del summit G8/G20

Alla vigilia di questo G-20, diamo un'occhiata a qualche fatto.
Fatto n.1: il mondo si trova diviso tra ricchi e poveri come mai prima nella nostra storia. Il più ricco 2% possiede più della metà delle ricchezze mondiali. Il più ricco 10% detiene 85% degli assetti totali globali, mentre la metà più povera possiede meno dell'1% delle ricchezze mondiali. I tre uomini più ricchi del mondo hanno più denaro dei 48 paesi più poveri
Fatto n.2: mentre coloro responsabili per la crisi finanziaria globale del 2008 sono stati salvati e addirittura ricompensati dai governi dei G-20 riuniti qui, l'Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) ci dice che nel 2009, 34 milioni di persone si sono aggiunte al numero di disoccupati globali, portando la cifra a 239 milioni, la più alta che si sia mai registrata. Altri 200 milioni sono a rischio in lavori precari e la Banca Mondiale ci dice che alla fine del 2010 altri 64 milioni perderanno il lavoro. Entro il 2030, più della metà della popolazione nelle megacittà del Sud Globale vivrà in baraccopoli e non avrà accesso a istruzione, sanità, acqua o reti fognarie.
Fatto n.3: il cambiamento climatico globale sta avanzando rapidamente, causando almeno 300.000 morti e 125 miliardi di dollari in danni ogni anno. Chiamato “la crisi silenziosa”, il cambiamento climatico sta sciogliendo i ghiacciai, erodendo il suolo, causando temporali imprevedibili e sempre più devastanti, obbligando milioni di persone – raramente menzionate - ad abbandonare le loro comunità rurali e andare a vivere in condizioni di estrema povertà in centri peri-urbani. Praticamente tutte queste vittime vivono nel Sud Globale, in comunità che non sono responsabili delle emissioni di gas-serra e che non sono rappresentate in questo summit. L'atmosfera si è già riscaldata di un grado negli ultimi decenni e si scalderà ulteriormente di due gradi entro il 2100.
Fatto n.4: metà delle foreste tropicali del mondo, i polmoni del nostro ecosistema, non esiste più. Entro il 2030, con l'attuale ritmo di estrazione – o, per così dire, raccolta – ne rimarrà solo il 10%. Il 90% dei grandi pesci nel mare non esiste più, vittima di tecniche predatorie di pesca. Dice un importante scienziato che studia la loro estinzione: non esiste più una “frontiera azzurra”. Metà delle zone umide del mondo, i reni del nostro ecosistema, è stata distrutta nel ventesimo secolo. L'estinzione delle specie sta avvenendo a un ritmo 1.000 volte superiore rispetto a prima dell'esistenza del genere umano. Secondo uno scienziato della Smithsonian Institution, stiamo procedendo verso un deficit di diversità biologica, nel quale le specie e gli ecosistemi saranno distrutti a un ritmo superiore a quello necessario alla natura per rimpiazzarli con dei nuovi.
Fatto n.5: stiamo inquinando a morte i nostri laghi, fiumi e ruscelli. Ogni giono due milioni di tonnellate di acque nere e scarichi industriali e agricoli sono riversati nell'acqua del mondo. Si tratta dell'equivalente dell'intera popolazione umana di 6,8 miliardi di persone. La quantità di scarichi prodotti annualmente è circa sei volte superiore all'acqua che esiste in tutti i fiumi del mondo. Stiamo esaurendo le nostre falde acquifere più rapidamente di quanto necessario perché possano rimpinguarsi, succhiandole per coltivare colture pompate di sostanze chimiche e che richiedono grandi quantità d'acqua, o nel deserto, o in città che consumano e gettano ogni anno 700 trilioni di litri d'acqua negli oceani sotto forma di rifiuti. L'industria mineraria globale consuma altri 800 trilioni di litri, lasciandosi dietro rifiuti liquidi tossici e un terzo dell'estrazione d'acqua mondiale viene usato per la produzione di bio-carburanti, una quantità d'acqua che sarebbe sufficiente per il fabbisogno mondiale. Quasi tre miliardi di persone sul nostro pianeta non hanno acqua corrente a meno di un chilometro da dove vivono e ogni otto secondi, da qualche parte in questo nostro mondo, un bambino muore di malattie causate da acqua impura. La crisi idrica globale sta peggiorando costantemente, con rapporti su paesi come l'India, il Pakistan o lo Yemen che confermano il loro prossimo esaurimento delle risorse idriche. La Banca Mondiale dice che entro il 2030, la domanda d'acqua supererà l'offerta del 40%. Ciò potrebbe sembrare una semplice statistica, ma la sofferenza causata da questo fatto è indicibile.
Fatto n.6: ben consapevoli che nel prossimo futuro non ci saranno più acqua e cibo sufficienti per tutti, i paesi ricchi, nonché le società d'investimento globali, pensions, hedge funds, stanno comprando terreni e acqua, campi e foreste nel Sud Globale, creando una nuova ondata di colonialismo d'invasione che avrà immense ramificazioni geopolitiche. I paesi ricchi, il cui cibo sta cominciando a scarseggiare, hanno già acquistato in Africa un'area grande il doppio del Regno Unito.
Ora, non credo di esagerare se dico che il nostro mondo non ha mai dovuto affrontare un così grande insieme di minacce e problemi come adesso. Allora, di che cosa parleranno i venti leader che si sono riuniti qui, alcuni già arrivati, altri che arriveranno stasera, di che cosa parleranno per i prossimi due giorni? Tra parentesi, il loro summit costa un milione di dollari al minuto, e abbiamo calcolato che il costo totale sarà vicino ai due miliardi una volta terminato – il budget annuale dell'ONU è di 1,9 miliardi di dollari. Vi assicuro, non cercheranno in alcun modo credibile di affrontare i problemi appena menzionati.
Le dichiarazioni sono già state scritte, i fallimenti già trasformati in successi – a parole. Al contrario, queste famiglie reali globali, che hanno più in comune le une con le altre che con i loro concittadini, in realtà si trovano qui per portare avanti i piani e gli interessi della loro classe e per promuovere lo status quo che serve gli interessi delle élites dei loro rispettivi paesi e della business community – o, per dirla con il nuovo termine, B-20 – una comunità che otterrà accesso privato e privilegiato a questi obbedienti “leader” per proporgli le loro soluzioni di libero mercato. Il programma consisterà in una dose ancora maggiore di quello stesso medicinale che ha fatto ammalare il mondo in primo luogo. Deregulation ambientale, speculazione finanziaria sregolata, crescita illimitata, libero mercato non regolato, sfruttamento incessante di risorse, sgravi fiscali per i più ricchi, tagli alle spese sociali e guerra ai lavoratori. In altre parole, capitalismo selvaggio. Ora diamo un’occhiata qui, al nostro paese e all’assalto che è stato lanciato contro il lavoro verso una società equa, frutto dello sforzo di generazioni di canadesi. Il governo di Stephen Harper ha colpito al cuore di qualsiasi gruppo di persone che esprima dissenso, dai rappresentanti di First Nations (nativi canadesi, n.d.r.), alle donne, alle agenzie internazionali e gruppi cristiani come KAIROS, Alternative, e il Canadian Council for International Cooperation.