Sunday 27 February 2011

Charlie Brooker fa a pezzi Berlusconi



Con un ringraziamento a R3db4dh4ir che lo ha diffuso, nonché ai comici stand-up Re Rosso e Giacinto Palmieri, che sul sito www.comedysubs.org si sono occupati del sottotitolaggio.
L'intero episodio di 10 O' Clock Live era visionabile fino al 26 marzo 2011 sul sito di Channel 4:
http://www.channel4.com/programmes/10-oclock-live/4od#3161901

Wednesday 23 February 2011

È la Fede una Forza Benigna o Maligna?

Questa è la seconda parte di un dibattito che si è svolto a Toronto a novembre del 2010 tra l'ex primo ministro britannico Tony Blair e l'opinionista per Vanity Fair Christopher Hitchens

(qui la prima parte)

TONY BLAIR: Prima di tutto, io ritengo che non si debba pensare che, visto che si è in grado di mostrare esempi di pregiudizi in nome della religione, allora il bigottismo, i pregiudizi e i torti che vengono commessi debbano essere solo un derivato della religione. Ci sono molti esempi di pregiudizi contro le donne, contro i gay e contro altri, che provengono da mondi al di fuori di quello della religione. E quello che sto affermando non è che tutto ciò che la Chiesa ha fatto in Africa sia giusto ma – permettetemi di dire questo – una cosa che ha certamente fatto, e l'ha fatta quando ero primo ministro della Gran Bretagna, [è stata di] organizzare insieme, tra chiese, una campagna per la cancellazione del debito: fecero fronte comune, e ci riuscirono. Le prime beneficiarie della cancellazione del debito furono le ragazzine in Africa che poterono andare a scuola, perché per la prima volta vi furono scuole elementari gratuite.
Quindi sono d'accordo che non tutte le cose fatte dalla Chiesa e dalle comunità religiose in Africa e nel mondo siano giuste, ma vi dico solamente di accettare che esistono persone che hanno fatto e fanno un importante lavoro, giorno dopo giorno, e che genuinamente non sono affetti né da pregiudizi, né da bigottismo, ma che continuano a lavorare con persone che sono afflitte da carestia, malattie e povertà, e che fanno questo lavoro poiché ispirati dalla fede. E certo, è vero che non tutti quanti o, per meglio dire, è vero che non c'è bisogno di essere persone di fede per fare del lavoro caritatevole, non ho mai detto questo e non lo direi mai. Conosco molte, moltissime persone che non sono religiose per niente, ma che fanno un decente, fantastico lavoro per le loro comunità e per il mondo. Quello che dico è molto semplice: nonostante tutto ciò, continuano a esserci persone che fanno del bene perché ispirate dalla fade.
Cioè, sto pensando a persone che incontrai tempo addietro in Sud Africa, suore che si prendevano cura di bambini nati con HIV/Aids. Queste sono persone che si occupano di altri, e vivono assieme ad essi, in quanto ispirate dalla loro fede. Sarebbe stato possibile per loro fare questo senza la loro fede religiosa? Certo che sarebbe stato possibile. Ma il fatto resta: è stata la fede a motivarli. Quindi quello che vi dico è: perlomeno, ascoltate, evitiamo di dire cosa come: “Qui ci sono sei ospizi, là c'è un attentatore suicida, come si equilibra tutto ciò?” Questo non è un modo molto costruttivo di discutere l'argomento.
A dire la verità, mi è sembrato che una delle cose più interessanti che abbia detto Christopher sia stata che non possiamo pensare di cacciare via dal mondo la religione: questo è verissimo.
Anzi, ritengo che il fatto che le persone di fede continuino ad aprire dibattiti con coloro che si ritengono laici sia una cosaa buona, giusta e sana. Ed è questo che dovremmo fare.
Non sto dicendo che ci si dovrebbe congregare tutti su MySpace, sto solo dicendo una cosa molto semplice: e cioè che non possiamo cacciare via dal mondo la religione, perché molte persone vi credono, e vi credono profondamente; vediamo piuttosto che cosa possiamo fare per fare sì che la religione sia una forza per il bene, per incoraggiare quelle persone di fede che cercano di fare del bene, e per unire coloro che vogliono contrastare chi cerca di pervertire la religione e trasformarla in un distintivo d'identità in opposizione ad altri.
Vorrei quindi finire dicendo solo questo: ci sono molte situazioni in cui la religione ha commesso dei torti, ma ci sono anche molte situazioni in cui i torti sono stati commessi senza che la religione vi giocasse alcun ruolo: per cui non condanniamo tutte le persone di fede religiosa per colpa del bigottismo e dei pregiudizi di alcuni, e conveniamo, perlomeno, che ci sono stati molti benefici portati dalla religione, e che noi dovremmo celebrare.

CHRISTOPHER HITCHENS: Ho diritto a una seconda replica? Che gran test per la pazienza del pubblico! D'accordo, come tenete splendidamente nota del nostro progresso, signore e signori. Ora, va bene, è vero, ci sono persone di fede religiosa che sono – diciamo - a posto. Lo so che posso sembrare di stare cercando un compromesso con uno dei grandi statisti dei tempi recenti. Non sono necessariamente contrario a quest'impressione. Solo per finire su questo punto della beneficienza, feci una volta molto lavoro con un uomo chiamato Sebastian Selgado, alcuni tra voi ne avranno sentito parlare, un grande fotografo e ambasciatore dell'UNICEF su questioni di poliomelite. Andai con lui a Calcutta a altrove. Egli riuscì quasi a eliminare la polio, sarebbe riuscito a farle fare la stessa fine del vaiolo, e cioè trasformarla in un ricordo del passato, uno sporco ricordo... se non fosse stato per tutti quei gruppi religiosi in Bengala e in Afghanistan [che dicevano]: “No, non prendete quelle gocce: è una cospirazione, va contro Dio e contro i suoi piani”. Tra l'altro, questo argomento non è particolarmente nuovo: quando il vaiolo era una piaga [nel mondo occidentale], anche Timothy Dwight, rettore dell'università di Yale, diceva che prendere il vaccino del Dr. Jenner era un'interferenza con i piani di Dio.
Il che, tra parentesi... insomma, c'è bisogno di organizzazioni come l'Unicef se si vuole portare avanti del vero lavoro, se si vogliono alleviare povertà, malattie e miseria. E, per quanto mi riguarda, i miei soldi andranno sempre ad associazioni come Médecins Sans Frontières, come Oxfam, e molte altre che – guarda un po' che strano – vanno in giro per il mondo facendo al prossimo del bene fine a se stesso. Non si portano dietro la Bibbia, come stanno facendo in continuazione quelli che adesso vanno ad Haiti – continuiamo a sorprenderli nell'atto [di evangelizzare]. Questi ultimi spendono il loro budget cercando di fare proseliti. Si tratta di una funzione che è sempre andata mano nella mano con l'imperialismo. Fa parte della tradizione dei missionari: possono chiamarla “beneficienza” se vogliono, ma non sta in piedi a un secondo sguardo.
Questo è quanto ho da dire sul fare del bene nel mondo, salvo aggiungere questo, visto che siete miei ancora per alcuni minuti: il sig. Blair e io abbiamo, in tempi diversi, dedicato molto del nostro tempo al movimento Laburista, e se la premessa della religione fosse stata vera, fino agli ultimi anni del 19º secolo – poniamo – in Gran Bretagna, Nord America, Canada, se opere di bene fossero davvero sufficienti, e se coloro che facessero donazioni fossero meritevoli di essere onorati, e se coloro che ne beneficiassero fossero tenuti a essere grati (due disgustose idee in una), devo dire che non ci sarebbe bisogno di alcuna azione umana, sociale o politica: potremmo semplicemente fare affidamento sulla nostra innata bontà – cosa sulla quale evidentemente non possiamo contare, né ho mai detto che potessimo o dovessimo.
Ora, mi interessa questo argomento: mi si sta dicendo che talvolta la religione potrebbe essere una cosa buona – in alcune circostanze: questa, pensiamo, è l'affermazione. Bene, che cosa dovrebbe fare la religione per arrivare a quel punto? Io penso che dovrebbe abbandonare tutte le sue affermazioni soprannaturali. Dovrebbe dire: “No, tu non farai ciò sotto la minaccia di un'eterna punizione – inferno – o la promessa di un premio – paradiso. No, non siamo nemmeno in grado di promettere miracoli”. Trovatemi una chiesa che ci dica di scordarci di tutto questo. Curarsi con la fede? No, dovrebbe rinunciare anche a questo. Dovrebbe rinunciare all'idea di un'eterna, figura autoritaria, inalterabile che è al tempo stesso giudice, giuria e boia, contro cui non esiste appello, e che non finisce di tormentarci anche dopo la nostra morte. Sono parecchie le cose a cui dovrebbe rinunciare la religione, non vi sembra?
D’accordo: ma per coloro che dicono che vorrebbero che (la religione) fosse un aspetto dell’umanesimo, della compassione, un aspetto della solidarietà umana, della consapevolezza che siamo tutti legati gli uni agli altri, che abbiamo delle responsabilità verso gli altri (come quando io dono il sangue, in parte anche perché non perdo quel mezzo litro per sempre mi ritornerà in dietro, prima o poi), [e che] c’è un senso di piacere nell’aiutare il nostro prossimo, beh, io penso che [per queste persone] dovrebbe essere il minimo. Grazie.

TONY BLAIR: Immagino che dipenda tutto da quale tipo di esperienza tu abbia avuto con persone religiose. La mia esperienza con le persone con cui mi sono trovato, in Africa la scorsa settimana, esperienza che ha incluso l’incontro con gente profondamente religiosa; non che queste persone facciano quello che fanno per via del paradiso e dell’inferno: lo fanno per l’amore verso il prossimo, il che – mi sembra – è bene. Inoltre,il fatto che loro credano che questo amore verso il prossimo sia collegato ala loro fede, quindi non si tratta di qualcosa… Cioè, sì, naturalmente, è verissimo, potrebbero benissimo scegliere di fare ciò indipendentemente dal fatto di avere una fede religiosa, ma resta il fatto che la loro fede – di questo sono conviti – sia il loro impulso a fare del bene.
E sapete, io non la riconosco questa descrizione del lavoro svolto da queste persone in ciò che ha detto Christopher. Dov’ero io, in Sierra Leone, ci sono cristiani e musulmani che lavorano insieme per provvedere ala sanità in quel paese. Quello è un esempio di religione che gioca un ruolo positivo. Lavorano “a cavallo” tra la divisione religiosa e fanno ciò, di nuovo, poiché credono che sia la loro fede a imporglielo.
Quando riguardiamo alla storia, sì, è vero che vediamo molti esempi nei quali la religione ha giocato un ruolo negativo. Ma si possono anche vedere episodi [di contributi] nell’abolizione della schiavitù, in cui i riformatori, religiosi e laici, si sono uniti per promuovere l’abolizione della schiavitù.
E poi abbandoniamo quest’idea che la religione abbia creato la povertà. Ci sono cose orribili che sono successe al di fuori del mondo della religione. E quando si guarda al ventesimo secolo, si vedono le grandi cicatrici dell’ideologia politica [nata] attorno a convinzioni che contenevano assolutamente, e drammaticamente il fascismo al loro cuore, o il comunismo di Stalin, e che contenevano nel loro centro l’assoluto sradicamento della religione: e quindi vi dico questo: sbarazzatevi pure della religione, ma non vi sbarazzerete del fanatismo o di quanto c’è di sbagliato nel mondo.
La domanda è: come facciamo a dare un senso alla religione, visto che il suo ruolo vitale nel mondo moderno sta crescendo, non diminuendo, come possiamo dare un senso a tutto ciò? È questo il punto, sì: c’è una responsabilità per le persone di fede di cercare di mediare attraverso la divisione tra le diverse confessioni religiose, è questa la motivazione dietro alla mia fondazione. [1]
Abbiamo persone di diverse confessioni religiose, abbiamo un programma in cui i giovani si incontrano tra loro, pur essendo di diverse religioni, e lavorano insieme sulla malaria, in Africa, all’interno delle loro comunità religiose; e qui in Canada abbiamo un programma scolastico ch permette alle scuole di interagire tra loro, usando la tecnologia, da una parte all’altra del mondo.
Questo è il punto: quando parlano della loro fede, in realtà non parlano in termini di paradiso e inferno, o di un dio che è un boia di coloro che commettono dei torti. Parlano invece in termini dei loro sentimenti più semplici, e che l’amore per Dio si può esprimere al meglio attraverso l’amore per il prossimo e attraverso azioni che diffondano la compassione e l’aiuto di cui hanno bisogno gli altri.
Nel 2007, le organizzazioni religiose negli Stati Uniti hanno donato una volta e mezza di più di quanto è stato donato da USAID – il che non è insignificante. Ciò che voglio dire è molto semplice: potete elencare tutti i difetti della religione, così come potete elencare tutti i difetti dei politici – o dei giornalisti, o di qualsiasi altra professione; ma per le persone di fede la ragione di fare del bene, quando lo fanno, è perché la loro fede li motiva. E questo è il vero volto della fede.

(continua)

[1] “Battezzata” – con estrema originalità – The Tony Blair Foundation:
http://www.tonyblairfaithfoundation.org
L'intero video è visionabile qui:
http://www.youtube.com/watch?v=ddsz9XBhrYA
Per una trascrizione (pur con svariati errori):
http://www.newstatesman.com/blogs/the-staggers/2010/11/christopher-hitchens-tony-blair

Thursday 17 February 2011

Egiziani: saprete imitare la nostra democrazia?

Già una settimana prima delle dimissioni di Hosni Mubarak, Lauren Laverne non aveva dubbi che gli egiziani sarebbero usciti vittoriosi da queste due settimane di tumulto: giovedì scorso, in diretta nazionale UK (Channel 4), si domandava se questi nord africani fossero in grado di costruirsi una splendida democrazia secondo il modello offerto dalla Gran Bretagna.

Mubarak sarà ancora al potere, ma lo spirito della democrazia permane su tutto il Nord Africa e il Medio Oriente. L'Egitto e la Tunisia sono in subbuglio, persino lo Yemen sta traballando.
Quindi, ecco a voi la nostra guida sui traguardi che vi attendono all'indomani della rivoluzione.
Allora, egiziani: che cosa dovreste aspettarvi dalla democrazia? Beh vedete, democrazia significa che anche voi potreste essere governati da un primo ministro multimilionario che non ha vinto le elezioni, che guida un'accozzaglia di governo – a cui nessuno aveva dato il voto – senza nemmeno un manifesto, e che vuole farci credere che la sua lunatica leadership ci regalerà un roseo futuro.
Vi piacerebbe, eh?
(nella foto: David Cameron)










E che dire dell'economia nella vostra nuova, fulgida democrazia? Mmm, che ne dite di farla gestire da un'ultra-privilegiata marionetta del gruppo Bilderberg e delle banche, la cui bizzarra pelle è tanto trasparente quanto lo è il suo desiderio di smantellare il settore pubblico e spremere fino all'ultimo penny di profitto dalle tasche dei contribuenti, già sommersi dalle tasse? Fantastico!
(nella foto: George Osborne)










Assieme con la ritrovata democrazia, arriverà anche la libertà: e quale modo migliore di proteggere la vostra scintillante libertà, se non con un pigro cagnolino eurocratico di vice primo ministro, che fa promesse a vanvera e che se ne rimane seduto pigramente a guardare il governo che mostra il dito medio alla libertà?
(nella foto: Nick Clegg)










E, a circondare i vostri nuovi leader, che ne dite di un gabinetto composto da alienati, brutti e ritardati, che sono tanto a loro agio nei loro club privati, quanto lo sono nei taschini marci delle potenti e incontrollabili corporazioni?
(nella foto: il suddetto gabinetto)










Finalmente, dulcis in fundo, democrazia significa che avrete un'opposizione dalla voce forte e chiara, che sfiderà il governo, lo terrà d'occhio e lo metterà in discussione. Più che un uomo: una dinamo!
Forza tigrotto!
(nella foto: Ed Miliband)










E allora buona fortuna Tunisia, buona fortuna Egitto: avete fatto il primo passo verso un prosperoso avvenire. Ci vedremo dall'altra parte.

Il video è visionabile qui:
http://www.youtube.com/watch?v=jtf4vIpF-is

Thursday 10 February 2011

La rabbia, l'orgoglio, lo scontro di civiltà, and all that junk

di Rinaldo Francesca

Per l'ennesima volta, i raffinati e sagaci analisti della nostra epoca, radunati nei loro Bar dello Sport – o dalla parrucchiera - ci mettono solennemente in guardia su quella che H.G. Wells chiamava La Forma delle Cose a Venire. La loro conclusione è unanime: il nostro mondo, con tutto ciò che abbiamo più a cuore, è in pericolo. Ha tutto a che vedere con lo Scontro delle Civiltà, insomma, o come si chiama quella roba lì.
Ma quand'è che ci decideremo ad ascoltare la loro voce? Cocciuti che non siamo altro?
Orecchiabile però l'espressione, no? Scontro delle Civiltà.
Va al prof. Samuel P. Huntington il merito di aver coniato questo favoloso strumento di marketing – pardon, slogan - per il quale Àp0ti confessa di avere un debole. Anzi, non esitiamo a dire che Scontro delle Civiltà resta tra i nostri slogan preferiti in ASSHOLUTO, secondo (forse) solo a Coca-Cola Di Più!
Lo stesso Samuel P Huntingon che nel 1975, rimpiangendo i tempi in cui il presidente Truman era riuscito a governare il paese “con l'aiuto di pochi avvocati e finanzieri di Wall Street”, deplorava il miserevole stato della sua epoca, in cui i cittadini – il cui ruolo doveva tradizionalmente essere quello di passivi e marginalizzati spettatori – pretendevano adesso di impicciarsi della Cosa Pubblica e addirittura dettare le loro condizioni (pensate l'affronto!); Huntington denunciava senza riserve questa tragedia in un libro orwellianamente intitolato La Crisi della Democrazia, e pubblicato dalla Commissione Trilaterale. [1]
Ma qui si divaga, perdonateci.
Sul fatto che si stia oggigiorno sviluppando, sotto i nostri stessi occhi, un altro capitolo di questo “scontro di civiltà”, alcuni autori di provata profondeur non hanno alcun dubbio: ci basti guardare ai recenti fatti di Tunisia, Siria & Egitto – essi ci rammentano.
In particolare, alcuni di questi pensatori (e ci piace affettuosamente immaginarli affetti da quegli incontrollabili tremori, ben noti a chiunque abbia mai avuto un allevamento di conigli) ci avvertono trafelati che “quando un potere viene rovesciato con una rivoluzione 'popolare' violenta, la violenza viene poi usata dagli stessi rivoluzionari per eliminare le frange meno violente, e una specie di selezione naturale porta al potere il gruppo peggiore e più sanguinario […]. Le profezie della grandissima Oriana sembra si stiano avverando”. [2]
Ma certo che è così! “violenta-violenza-viene”, come non adorare questa Vs. allitterazione? Ed è quindi con la morte nel cuore che ci vediamo costretti a contraddirVi su un microscopico punto: in realtà, la “specie di selezione naturale [che] porta al potere il gruppo peggiore e più sanguinario” è dettata da un unico fattore: chi ha il budget più ampio; e, da che mondo è mondo, questo ruolo è sempre appartenuto alla CIA. N'est-ce pas?
Ad ogni modo – certo – Oriana (Fallaci, giusto? Abbiamo indovinato?) fu profetica eccome! Guardate, vi dirò di più: Àp0ti non avrà pace finché il Santo Padre non si sarà finalmente deciso a santificarla, 'sta beata donna, ecco! E se il Vs. sito ha intenzione di organizzare un parziale sciopero della fame in tal senso (che so io, rinunciare alla cheesecake, o qualcosa del genere), uniamo le nostre forze, fratelli! Potete contare sul nostro spirito di abnegazione.
Religiosamente ci càpita di leggere e rileggere le ormai consunte pagine della nostra copia de La Rabbia e L'Orgoglio (ventottesima edizione, 2004) [3], quel libro della Profetessa Oriana che esordisce con: “Mi chiedi di parlare, stavolta”; un preambolo rivolto – evidentemente – a un ipotetico interlocutore che, insomma, se l'era proprio andata a cercare... e che temiamo si sia in séguito preso ripetutamente a schiaffi nel pentimento di aver fatto a Oriana una simile, incauta richiesta, e nella disperazione di non riuscire più a ripristinare il silenzio. Quel La Rabbia e L'Orgoglio, con i suoi messaggi d'amore quali “se i fottuti figli di Allah mi distruggessero uno solo di quei tesori, uno solo, assassina diventerei io” (pg.35), o quell'adorabile passaggio in cui si rivolge a Tony Blair (pgg.150-1), in un totale inglese maccheronico alla iessaidù o – per essere più generosi – fatto di letterali trapianti di strutture italiche, stile Babelfish. Detto tra noi: certo che qualcuno avrebbe potuto evitare alla “grandissima Oriana” questa figura da peracottari, spiegandole che, se mai Mr. Blair si fosse avvicinato al suo divino pamphlet, si sarebbe trattato dell'edizione inglese, e che quindi era forse meglio lasciare la traduzione a chi queste cose le fa di mestiere.
E come non citare il passaggio, visto che siamo sull'argomento, in cui la Profetessa ci ricorda che l'11 settembre “la TV mi mostrò i palestinesi che pazzi di gioia inneggiavano alla strage. Berciavano Vittoria-Vittoria” (pag.15)?
Povera Oriana, alla quale nessuno raccontò mai la figuraccia che fecero Reuters e Associated Press (gli spacciatori di quel cosiddetto “scoop”), quando si scoprì la verità su come quelle immagini di una dozzina o giù di lì di “palestinesi giubilanti” fossero state veramente ottenute, e come non vi fosse alcuna relazione tra l'attentato e la gioia – tutt'altro che spontanea – di quelle persone. [4]
E, già che ci siamo, povera Oriana, alla quale nessuno raccontò mai la vicenda di Sivan Kurzberg, Paul Kurzberg, Yaron Shmuel, Oded Ellner e Omer Marmari, gli israeliani che vennero arrestati poco dopo l'attentato dell'11 settembre per via dei loro comportamenti sospetti – fra i quali comportamenti spiccava la ripresa del crollo del World Trade Center tra compiaciuti sghignazzi, e la gioiosa celebrazione con danze e applausi in Liberty State Park, tra schiamazzi del tipo: “Adesso anche gli americani sanno che cosa si prova”. [5]
Ma coloro che ci avvertono di quanto fu profetica la Grandissima Oriana ci redarguiscono: noi questo “scontro di civiltà” lo stiamo perdendo – e sonoramente – a casa nostra; come confermerebbe un qualunque skinhead della English Defence League. È infatti ben magra consolazione sapere che “i nostri” fanno regolari incursioni nei paesi dell' “altra civiltà”, bombardando matrimoni, facendo bagni di sangue di civili, mutilando bambini, torturando malcapitati innocenti, ben magra consolazione, se poi a noi cittadini, rabbiosamente fieri di essere cristiani (non praticanti, per carità: vuoi mettere come si dorme bene la domenica mattina?), a noi tocca vedere l'Eurabia che si avvicina qui a casa nostra – magari sotto forma di una moschea che sorge proprio là, dove pregustavamo l'erezione di un supermercatone Sigma, o Esselunga.
O tempora! O mores!
Molte sono le perle che attendono i cortesi lettori che volessero avvicinarsi all'acidità logorroica di quel capolavoro della Grandissima Oriana – profetessa; tuttavia, se proprio ci costringete a scegliere una – e una sola – qualità di quel divino pamphlet, allora confessiamo di avere un debole per quella capacità che ha l'Autrice di riuscire a non porsi domande, nemmeno quelle più elementari. E questa, cari amici, è una dote con la quale non si nasce: ci si arriva solo dopo decenni di training autogeno in quello che il già citato George Orwell chiamava doublethink – o bispensiero (anche se ci permettiamo di suggerire una variante: unthink).
Un esempio? La Profetessa riconosce la mano della CIA nel formare, armare, finanziare e addestrare gli estremisti islamici nei trendy anni '80: “[...] gli americani che rincretiniti dalla paura dell'Unione Sovietica riempivan di armi l'eroico-popolo-afgano. Addestravano i barbuti e coi barbuti (Dio li perdoni, io no) un barbutissimo di nome Usama Bin Laden.” (pag.81)
E, naturalmente, non poteva non essere a conoscenza dell'intervista rilasciata da Zbigniew Brzezinski al Nouvel Observateur nel 1998, nella quale il nostro eroe raccontava tutto fiero di come fosse stato lui, ai tempi in cui era segretario di stato nell'amministrazione di Jimmy Carter, a creare dal nulla i terroristi Mujaheddin per attirare l'Unione Sovietica nella trappola Afghanistan, e creare anche per l'U.R.S.S. Il suo bel Vietnam. [6]
Eppure la Profetessa, con ammirevole auto-censura mentale, riesce a non domandarsi per un solo istante come chi getta benzina sul fuoco per anni, possa mai rimanere bruciato. Niente, neanche una domandina: al contrario, a quanto pare, la vulnerabilità USA nasce “[...] dalla sua essenza multietnica, dalla sua liberalità, dal suo rispetto per i cittadini e per gli ospiti”.
E se riuscite ad accontentarVi di questa spiegazione, che sembra studiata per far bagnare i leghisti dall'eccitazione, allora buon per Voi.
Ma giunga la nostra ammirazione anche a chi, raccogliendo un così prestigioso testimone, ci ha in questi giorni scrollati per il bavero, strillandoci addosso che questi moti rivoluzionari in nord Africa e Medio Oriente finiranno inevitabilmente per portare al potere i soliti estremisti islamici.
Anche ad essi arrivi il nostro applauso per la loro capacità di astenersi dal porsi elementari domande.
Vedono manifestazioni con cartelli rigorosamente in inglese, studiati ad hoc per lisciarsi le simpatie di noi, pubblico occidentale; vedono l'assenza di barbuti e vedono come questi comizi abbiano accuratamente evitato di farsi riprendere nell'atto di bruciare le solite, obbligatorie bandiere statunitensi e israeliane [7], sdoganandosi completamente con noi, “democrazie” dell'Ovest (“Vedete? Sono proprio come noi, 'sti egiziani!”); vedono tutto questo, e riescono a non farsi domande.
Vedono che la “chiamata alla rivoluzione” in Siria è architettata da siriani che vivono all'estero, come prova il fatto che la maggior parte dei messaggi sull'apposita pagina Facebook provengono da fuori del paese. [8]
E neanche una domandina.
Vedono Hillary Clinton lanciare il segnale – come un arbitro che fischia il calcio d'inizio – in quel discorso a Doha di cui già si è parlato in queste pagine [9], e vedono queste rivoluzioni, magicamente e inspiegabilmente, scattare nemmeno una settimana dopo. E ancora, neanche l'ombra di un dubbio.
E sì che già due anni fa c'era chi si domandava se la CIA e il Mossad non stessero pianificando di rimuovere Mubarak con le buone o con le cattive. [10]
Ah no, gli arguti intellettuali ci guarderanno scandalizzati, chiedendosi come sia mai possibile credere a roba del genere, visto che Mubarak è sempre stato un alleato di USA & Israele, e neanche per idea, etc, etc...
Sarà come dite Voi, spettabili signori; e ci piange quindi il cuore a essere costretti a farVi notare che le avvisaglie che Mubarak stesse diventando un po' capriccioso e incontrollabile per queste due nazioni si erano già viste nel lontano 2005.
No, non si sta parlando della sua intenzione – che fa così Nord-Coreano – di nominare suo figlio come successore.
Ricordate quando l'Egitto firmò un accordo con l'Autorità Palestinese per un gasdotto che avrebbe trasportato il gas dalla costa di Gaza ad El Arish, escludendo Israele? [11]
Ricordate anche come i media allora si interrogassero strabiliati sul misterioso e inusuale silenzio di Israele a riguardo?
Beh, solo due giorni dopo, i media smisero di interrogarsi, in quanto vi fu l'attentato a Sharm el-Sheikh, che solo i nostri telegiornali occidentali non esitarono ad attribuire all'immarcescibile al-Qaida.
I media in Egitto invece, a quanto pare più propensi, in quel caso, a collegare i puntini, sembravano non avere dubbi; e vi è chi giura che per qualche tempo nel sito Reuters rimase leggibile la seguente citazione (successivamente rimossa): “Alcune fonti di sicurezza hanno affermato che almeno una delle auto che sono saltate in aria sabato aveva una targa speciale, che indicava la sua provenienza dal confine con Israele, a Taba, nella penisola del Sinai”. [12]
Cosa volete a questo punto, cari signori? Una dettagliata lista di tutti gli episodi, dal luglio 2005 fino ad oggi, in cui il buon Mubarak ha deluso i suoi padroni, per poi ricevere puntualmete il meritato castigo? Culminando nella “rivoluzione” di questi giorni?
No, vi abbiamo dato anche troppi spunti; mettetevi in movimento Voi, adesso.
E datevi anche una mossa, OK?
Pardon, che volete farci: leggendo la Vostra profetessa preferita, siamo rimasti contagiati dal suo amorevole tono. Permetteteci quindi di concludere con una sua citazione: “Stop. Quello che avevo da dire l'ho detto. La rabbia e l'orgoglio me l'hanno ordinato. La coscienza pulita e l'età me l'hanno consentito.
Ora basta. Punto e basta.”

Pace,

Rinaldo Francesca

[1] Disponibile qui:
http://www.scribd.com/doc/8317647/The-Crisis-of-Democracy-Michel-Crozier-Samuel-Huntington-Joji-Watanuki
[2] Codeste profonde perle son disponibili costì:
http://thatcherstreet.wordpress.com/2011/01/30/pericolo-islam-oriana-fu-profeta/
[3]Una copia pdf è scaricabile qui. Ce l'avete il coraggio? Dài, vi sfido:
http://chomikuj.pl/File.aspx?id=928479
[4] Vedere l'exposé apparso su Der Spiegel il 21 settembre 2001, reperibile qui:
http://translate.googleusercontent.com/translate_c?hl=en&sl=de&u=http://www.spiegel.de/politik/ausland/0,1518,158625,00.html&rurl=translate.google.com&usg=ALkJrhiqhZCXfYs-3ZP6xkC_6iPos7pE8w
[5] Paulo Lima: Five men detained as suspected conspirators, NJ News, 12 settembre 2001, pubblicato su:
http://web.archive.org/web/20011108025936/http:/www.bergen.com/news/2bombvan200109125.htm
[6] "Pourquoi et comment j'ai financé Ben Laden en Afghanistan"; l'articolo, in francese, è disponibile qui:
http://michelcollon.info/034-Pourquoi-et-comment-j-039-ai.html?lang=fr
[7] Liz Sly: Amid Arab protests, U.S. influence has waned, The Washington Post, 4 febbraio 2011, reperibile su:
http://www.washingtonpost.com/wp-dyn/content/article/2011/02/03/AR2011020306882.html?hpid=topnews
[8] Calls for weekend protests in Syria, 4 febbraio 2011, pubblicato qui:
http://english.aljazeera.net/news/middleeast/2011/02/201122171649677912.html
[9] Un sermone per la regione, reperibile qui:
http://ap0ti.blogspot.com/2011/01/un-sermone-per-la-regione.html
[10] Talooman: Cairo bomb: CI & Mossad trying to topple Mubarak? 25 febbraio 2009, disponibile su:
http://pakistanrevolution.wordpress.com/2009/02/25/cairo-bomb-cia-mossad-trying-to-topple-mubarak/
[11] BG, PA in gas deal without Israel, 21 luglio 2005, articolo pubblicato su:
http://www.gulfoilandgas.com/webpro1/MAIN/Mainnews.asp?id=1583
[12] Vedere:
http://tinyurl.com/4p83fyg

Saturday 5 February 2011

Zeitgeist 4

Obbedendo a un tradizione che è andata formandosi negli ultimi tre anni e mezzo – e la cui prevedibilità sta ormai cominciando a rasentare quella del festival di Sanremo – anche Àp0ti ha deciso di ospitare (embedding, come dite voialtri giovani) sulle proprie pagine l'ultimo successo di “quelli di Zeitgeist”.
Che li si amino o li si odino, questi filmatini non dovrebbero comunque, a nostro avviso, essere ignorati... se non altro, per il loro production value, la musichina accattivante e la loro consueta e sconcertante prassi di attirare lo spettatore nella prima mezz'ora con informazioni di interesse generale, per poi strattonare il tappeto da sotto i suoi piedi con delle affermazioni che potremmo definire... ehm, giusto, com'è che potremmo definirle? Aiutateci Voi.
Coloro che non hanno la minima idea di ciò di cui si sta parlando – ahinoi, quanti còmpiti a casa Vi attendono per farVi un'idea e poter serenamente giudicare questa quarta fatica del team Peter Joseph, Jacques Fresco, Venus Project, bla-bla-bla!
Quanti ricordi: ci sembra soltanto ieri quando compatrioti nel Belpaese ci prendevano per il bavero della nostra giacca di seconda mano, strillandoci addosso: “Uè, ma te lo sei visto il Zeitgeist? No perché, cioè, ti apre davvero la mente, sai?”
Tutti euforici di aver appena scoperto lo shockumentario anche in Italia – grazie a un'edizione doppiata nella lingua del sì - e ignari del fatto che noi “il Zeitgeist” ormai lo conoscevamo già da due lunghi anni, questi nostri connazionali ci informavano perlomeno del fatto che il video incriminato era finalmente disponibile anche col doppiaggio in italiano – tanto caro in Patria. Purtroppo però, lasciatecelo dire, dopo essercene inflitti una visione, sentiamo il dovere di dire a coloro che volessero avvicinarsi a quella tragica versione doppiata in italiano: non fatelo! L'unica cosa che trarrete da questa prova di coraggio sarà l'odio totale per la voce petulante del ragazzetto che si è occupato di doppiare tutte (ma proprio tutte!) le voci, nonché informazioni che hanno ancora meno senso della versione originale, grazie a una traduzione improbabile e pressapochista (da che pulpito, qualcuno potrebbe dire... mais laissons tomber).
No no, a chi volesse cominciare a familiarizzarsi con l'opera magna Zeitgeist (e francamente, temiamo che la cosa sia piuttosto urgente a questo punto, visto il sempre più crescente consenso che i zeigeistiani stanno raccogliendo a livello globale), consigliamo perlomeno di guardare le versioni sottotitolate di tutti e quattro i capitoli.
E se invece siete tra coloro che conoscono già anche troppo bene l'agenda Zeitgeist, ma state pensando che qui si vaneggi con discorsi di “tradizione-semi-annuale-tipo-festival-di-Sanremo”, e-quali-sarebbero-mai-questi-quattro-capitoli, visto-che-quelli-ufficiali-sono-solo-due: il celebre Zeigeist del 2007 e l'altrettanto celebre Zeitgeist: Addendum del 2008...
(scusate, riprendiamo il fiato)
Bene, allora Àp0ti può solo dirVi (e Vi chiediamo di immaginarci con una voce pettegola e un po' nasale): ma aggiornateVi, no?!
Se parlate così, vuol dire che ve ne manca uno all'appello: il minore The Zeitgeist Movement: Orientation Presentation (2009), quello che – per capirci – auspica la sostituzione dei medici con ben più efficienti macchine, appositamente programmate per fornire diagnosi ai pazienti (vedere per credere: questo dallo stesso movimento che vede come anatema i microchip? Siamo sempre più confusi).
Ad ogni modo, non è questa la sede per una critica alle tesi proposte nei vari Zeitgeisten (sarà questo il plurale?), anche perché se ne trovano già a bizzeffe per chi vuole setacciare la rete – da G. Edward Griffin in poi. In particolare, per quanto riguarda quest'ultimo, quarto capitolo, consigliamo l'exposé del cileno Matias Rojas... no, non è in italiano; ma ci sono i sottotitoli in spagnolo... non so: aiuta?
Le critiche a Zeitgeist non sono mancate anche da quartieri molto meno attendibili - e francamente risibili - quali ABC News, che sembrerebbe voler provare che furono i filmati Zeitgeist a far uscire di testa l'attentatore della sparatoria di Tucson, Jared Lee Loughner (vedi sotto).

Aah, i cari, vecchi tempi in cui si dava la colpa di cose del genere a - che so io - Ozzy Osbourne, i Kiss, o Marilyn Manson!
Tra quelle in italiano, invece, la prima critica che ci viene in mente è quella del noto giornalista che ci rendeva noto quanto compatisse la nostra stupidità per il solo aver guardato i filmati e averne sposate alcune tesi, informandoci al contempo di non avere voglia di spiegarci perché: o, per citare direttamente l'autore: “[...] volevo scrivere una serie di commenti, ma devo ammettere che il livello scientifico dei documentari di Peter Joseph è talmente miserevole da non meritare neppure un'analisi”. Alé!
Va bene, va bene, d'accordo! Si è già parlato anche troppo. Senza por tempo in mezzo, ecco a voi il link di Zeitgeist: Moving Forward – 2011, con tanto di sottotitoli in italiano.

Aggiornamento del 19/02/13: la versione inzialmente pubblicata non è più disponibile. Eccone un'altra, doppiata in... ehm... diciamo italiano.

Buona visione.