Sunday 6 December 2009

Malalai Joya intervistata da Annamaria Tremonti

Questa intervista è stata trasmessa sull’emittente radio canadese CBC il 19 novembre 2009.

Annamaria Tremonti: Questa mattina, mentre Ottawa viene a conoscenza di notizie che potrebbero influenzare la politica canadese e la sua posizione per quanto riguarda la legge internazionale, una solitaria donna afghana sta attraversando il Canada, sostenendo che le nostre truppe e tutti i contingenti stranieri dovrebbero andarsene. Malalai Joya aveva 27 anni quando divenne la persona più giovane a essere eletta nel nuovo parlamento afghano; attualmente è sospesa dal parlamento per aver criticato altri parlamentari e aver accusato molti di loro di essere signori della guerra e criminali. Chiama la democrazia in Afghanistan “una farsa” e dice che la liberazione del suo paese è una menzogna. Ha scritto un libro intitolato A Woman Among Warlords, e Malalai Joya è qui con me a Toronto. Buongiorno

Malalai Joya: Buongiorno

AT: Dopo tutto quel progresso, almeno in apparenza, adesso si trova tagliata fuori. Che cosa è successo?

MJ: Sì, oggi in Agfhanistan ci sono tre poteri, quello giuridico, esecutivo e legislativo, che sono infettati dal virus del fondamentalismo. Con il pretesto della tragedia dell’undici settembre le forze US e NATO hanno sostituito i Taliban con i fondamentalisti signori della guerra, che sono una fotocopia dei Taliban e soprattutto contrari ai diritti delle donne, ai diritti umani e alla democrazia. Il nostro parlamento è piuttosto anti-democratico: anche Human Rights Watch stilò un rapporto all’inizio – quando venne inaugurato il nuovo parlamento – dove dissero che più dell’80% dei seggi in parlamento appartenevano a signori della guerra, narcotrafficanti e criminali. Così, fin dai primi giorni del parlamento, ogni volta che volevo parlare mi spegnevano il microfono, mi minacciavano di morte e di stupro.

AT: All’interno del parlamento facevano queste cose?

MJ: All’interno del parlamento. Ma siccome la maggioranza appartiene a questo tipo di persone, signori della guerra [...] oggi in Afghanistan abbiamo la “legge della jungla”: spesso si rivoltano contro la costituzione; inoltre due anni fa, siccome non riuscivano a farmi tacere, rimossero la censura a una mia intervista e, in un complotto politico, la usarono contro di me per espellermi dal parlamento, che è un atto illegale e contrario al diritto di espressione, una parte elementare della democrazia.
Ma giorno dopo giorno questi signori della guerra ottengono sempre più potere; si credono le più grandi persone del mondo. Recentemente questi parlamentari hanno approvato una legge misogina contro le donne sciite. Ma questa legge, nonostante sia stata disapprovata a livello nazionale e internazionale, è stata firmata dal presidente Hamid Karzai. Hanno proibito alle donne di uscire o di andare dal medico, o di lavorare senza il permesso del marito. E molto spesso approvano leggi per rendere legali i loro crimini. All’inizio del parlamento fecero passare un’amnistia: i criminali si perdonavano da soli, il che è ridicolo. Io e pochi altri rappresentanti democratici, eravamo gli unici (siamo in pochi, ci potete contare) che alzarono la voce in protesta. Ma chi ci ascolta?

AT: Lei sta parlando della tipologia di persone che si trovano in parlamento: narcotrafficanti, signori della guerra: a noi arrivano notizie di progresso, ci viene detto che perlomeno esiste un parlamento, ci sono elezioni rappresentative. Secondo lei questo non è sufficiente?

MJ: Vede, non c’è dubbio che le elezioni siano un segno di democrazia; ma sfortunatamente coloro che si trovano al potere sono nemici giurati della democrazia, e giorno dopo giorno la tradiscono. Tutte le urne sono nelle mani della mafia. Come nel famoso detto: non è tanto importante chi vota, ma chi conta i voti. Così abbiamo in pratica lo stesso asino con una sella nuova, il che significa che [il risultato] è deciso dalla Casa Bianca, ma c’è una differenza per quanto riguarda le elezioni parlamentari e provinciali: a un pugno di rappresentativi democratici viene comunque consentito di avere un seggio in parlamento, per fare bella mostra di un governo democratico, e per ingannare le persone nel mondo, mentre in realtà siamo una minoranza e tutte le urne sono nelle mani della mafia. Ingannano, usano le armi, sono loro che controllano l’Afghanistan, ci investono milioni di dollari e, siccome le urne appartengono alla mafia, possono contare come vogliono, e far uscire il risultato che vogliono. Questo è il nostro problema.

AT: Queste sono accuse molto serie. Le è possible farle anche al suo paese?

MJ: No. In Afghanistan devo trasferirmi di casa in casa. Ricevo sempre più minacce di morte. E anche ora, nonostante [...] le guardie del corpo, non sono al sicuro. Quando confrontiamo la mia vita adesso con il periodo buio del talibanismo – a quei tempi ero un’attivista in clandestinità – mi battevo per l’istruzione per conto di un’organizzazione che promuoveva le potenzialità delle donne, un’organizzazione chiamata OPAWC, era una vita pericolosa, che presentava molti rischi, e fortunatamente oggi non devo preoccuparmi dei Taliban. Ma anche oggi, che siamo in democrazia, all’insegna dei diritti delle donne, dei diritti umani, e nonostante le guardia del corpo, non sono al sicuro. Come lei ha detto [ci sono stati] molti attentati alla mia vita. E non sono stata bandita solo dal parlamento, mi hanno anche bandita dei mezzi di comunicazione per via di quello che ho detto. Tutto si è avverato, ma la gente mi sostiene.

AT: Dunque, questo libro che lei ha scritto: è disponibile in Afghanistan?

MJ: No. Certo che no, non sono stata solamente bandita dai media, mi è stato anche impedito di pubblicare.

AT: Lei scrive di dover essere talmente cauta da non poter nemmeno rivelare il nome di suo marito.

MJ: Sì, mio marito – fortunatamente non si conosce il suo nome – e anche la mia famiglia.

AT: E come, tra tutta quella violenza e minacce, è diventata così coraggiosa?

MJ: Io credo che, anche se esiste la crudeltà, esiste anche il modo di resistervi. Qualcuno doveva pur farlo. E io sono fortunata, non mi pento di ciò che ho fatto, perché prima o poi muoriamo tutti, e io sono pronta a versare il mio sangue per il mio paese per la libertà, per i diritti delle donne, per i diritti umani. I miei nemici lo hanno capito molto bene – nemici dei diritti delle donne, specialmente, e dei diritti umani – e io so che i diritti delle donne non sono come un bel mazzo di fiori, che ci debba essere regalato dagli Stati Uniti, o dal Canada […] così continuiamo a lottare, e facciamo del nostro meglio per stabilire questi valori; giorno dopo giorno, vedo un crescente supporto da parte del mio popolo, che ci sostiene in tutto il mondo, giorno dopo giorno capisco sempre di più il valore di questa lotta; ecco perché dico sempre ai miei sostenitori: “Non temo la morte: temo il silenzio politico contro l’ingiustizia”.

AT: Ci dica cose che a noi non vengono dette, e che si verificano in Afghanistan. Lei ha parlato di diritti delle donne. Noi non disponiamo di un quadro molto chiaro di ciò che sta avvenendo, ci parli dei diritti delle donne in Afghanistan.

MJ: Vede, sotto l’insegna dei diritti delle donne, le forze statunitensi e della Nato ci hanni spinti dalla padella alla brace, come si dice, mettendo al potere questi signori della guerra, questi criminali mujahiddin – o jihadi – che hanno perpetrato numerosi crimini contro la mia gente, specialmente le donne, proprio come i Taliban, mescolando l’Islam con la politica, e usandolo come arma contro la mia gente, specialmente le donne. Ma oggi si parla di diritti delle donne, anche se molte donne dalla mia – e da tante altre province - non hanno nemmeno una vita umana. Oggi, nella maggior parte delle province, la situazione delle donne è catastrofica così come la era sotto la dominazione dei Taliban. Per esempio, c’è chi taglia il naso, le orecchie alle donne, chi getta loro dell’acqua bollente addosso. C’erano due donne di Mazari Sharif, che [???] un uomo misogino tagliò a pezzi.

AT: Perché?

MJ: Perché non esiste giustizia. Uccidere una donna è tanto facile quanto uccidere un cinghiale. Alcuni pesci piccoli vanno in carcere per questi crimini, ma i veri squali restano a piede libero. Oppure capita che questi squali debbano pagare una cauzione e – ancora una volta – vengono messi in libertà. Pee esempio una ragazza di 14 anni, Bashira, è stata violentata da tre uomini, uno dei quail figlio di un parlamentare, Haji Painda, che adesso è a piede libero: suo padre ha contraffatto la sua età – trasformandolo in minorenne – così non poteva essere punito, e adesso è in libertà. Il mese scorso una bambina di 5 anni nella provincia di Sar-e Pol è stata rapita da un uomo di 40 anni che voleva violentarla e siccoma ha opposto resistenza, è stata uccisa.

AT: 5 anni!

MJ: Una bambina di 5 anni! Ogni tanto i media in Afghanistan riportano che nel nord del paese ci sono stati 12 casi di stupro, ma sono molti di più. E questo è particolarmente vergognoso per i media: ogni volta che un crimine del genere viene commesso, se e quando i media lo riportano, dicono sempre che si tratta di Taliban, mentre in realtà non sono sempre loro: quando questi signori della guerra che sono al potere commettono crimini del genere e vanno in carcere, beh, in generale non ci vanno, ma se e quando ci vanno, vengono subito liberati. Persino il presidente Hamid Karzai, pochi mesi fa, ha fatto rilasciare tre uomini che avevano violentato una giovane donna, Sara, nella provincia di Samangan. Perfino i media del ministero hanno parlato della storia scioccante di Sara, ma questi tre uomini hanno chiesto perdono in tribunale, e sono stati perdonati in nome della clemenza dell’Islam, con la firma di Hamid Karzai.

AT: Lei ha anche scritto nel suo libro a proposito di donne che vengono portate via alle loro famiglie e costrette a sposarsi. Scrive in particolare di una donna, Rahella, ma dice che ci sono molte “Rahellas”. Che cosa succede per quanto riguarda i matrimoni forzati?

MJ: Vede, questa violenza domestica oggi, attacchi con l’acido, donne che vengono uccise, casi di stupro avvengono con crescente rapidità. Nella provincial del Kandahar delle truppe, 14-15 guardie, sono entrate nelle scuole, hanno gettato dell’acido sul volto delle ragazza, questi terroristi [...]
Come possono le ragazze andare a scuola? Anche con la presenza di migliaia di truppe a Kabul, non esiste sicurezza e non esiste giustizia: ogni mese decine di donne commettono suicidio. Oggi [c’è ancora] questo disgustoso burka: molte donne indossano il burka solo per rimanere in vita. Anch’io indosso il burka, che è il simbolo dell’oppressione; dico sempre che è come un sudario per corpi ancora in vita. Ma il vostro governo e il governo degli Stati Uniti vi raccontano delle grandi menzogne attraverso i principali mezzi di comunicazione: raramente riportano la verità, e le donne del mio paese non sono nemmeno riuscite a recuperare quei limitati diritti che avevano negli anni ’60, ’80…

AT: Vorrei esplorare un po’ di più questo che Lei sta dicendo. Abbiamo parlato di Kandahar: le nostre truppe, le truppe canadesi, sono nel Kandahar. Che cosa ne pensa del fatto che le nostre truppe sono stanziate lì?

MJ: Vede, queste truppe sfortunatamente sono loro stesse le vittime della politica del loro governo, che le manda in Guerra per una causa sbagliata, visto che il governo del Canada fa parte della NATO, seguono le politiche sbagliate del governo degli Stati Uniti: questa non è solo una presa in giro alla democrazia, è anche una presa in giro alla “Guerra al terrorismo”. Questi sono crimini di guerra, perché civili innocenti vengono uccisi nei bombardamenti, in nome [della Guerra ai] Taliban. Ora la mia gente, uomini e donne, si trovano schiacciati in mezzo a due potenti nemici: dal cielo le forze di occupazione, che bombardano e uccidono civili, la maggior parte dei quali donne e bambini, mentre sul territorio ci sono i Taliban che, insieme ai signori della guerra, continuano il loro fascismo.

AT: Sta dicendo che ciò avviene deliberatamente? Quello che viene detto a noi, naturalmente, è che quando vengono uccisi bambini e donne nei combattimenti, ciò non è intenzionale, è un errore, e come errore viene riconosciuto. Lei invece sembra dire che …

MJ: Vede, esiste una grande differenza tra un errore e un crimine. La democrazia non viene mai sotto forma di armi da fuoco, bombe a grappolo, o fosforo bianco; nel mio paese sì però.

AT: Continuano a usare fosforo bianco e bombe a grappolo?

MJ: Certo, sì! Nella provincia del Farah c’è stato un bombardamento a maggio, più di 150 civili sono stati uccisi, la maggior parte donne e bambini. Sono scoppiate gravi polemiche, persino nei mezzi di comunicazione del ministero; il governo di Hamid Karzai, ha domandato chi fosse che aveva usato il fosforo bianco, perché era evidente che il fosforo bianco era stato usato. La Casa Bianca ha affermato che erano stati i Taliban, mentre in realtà queste mentalità medievali, Taliban ignoranti non sanno niente del fosforo bianco: che cosa vuole che ne sappiano? Non hanno nemmeno un’istruzione.
Ma dopo tutti questi crimini di guerra, la Casa Bianca chiede scusa e questo regime fantoccio di Karzai, questo corrotto sistema mafioso, ringrazia.
No, la mia gente non vuole più sentire scuse e ringraziamenti.

AT: Allora Lei vorrebbe vedere le truppe della NATO comprese quelle canadesi, le truppe americane, vuole vederle abbandonare il paese? È questo ciò che sta dicendo?

MJ: Oh, se se ne vanno oggi, sarà sicuramente meglio che domani. Il vostro governo ha annunciato che ritireranno [le truppe] nel 2011, ma il mio messaggio, da parte del mio popolo, è di lasciare immediatamente l’Afghanistan perché state servendo una politica sbagliata, quella degli Stati Uniti, che hanno occupato il mio paese per la loro strategia […] altrimenti il governo del Canada potrebbe agire indipendentemente.

AT: OK, voglio farLe questa domanda perché sentiamo un sacco di esperti sull’Afghanista, non nati in Afghanistan naturalmente, che dicono che l’Occidente, il Canada, i paesi della NATO, compresi gli Stati Uniti, non possono abbandonare l’Afghanistan nel momento del bisogno anche questa volta: è ciò che abbiamo fatto in passato, e dobbiamo quindi tenere il nostro personale laggiù, tenervi le agenzie non governative, le truppe. Lei mi sta dicendo l’esatto contrario.

MJ: Vede, per me l’Afghan è importante, io mi sono addentrata in tutto l’Afghanistan per vedere, non solamente a Kabul […], ma le notizie dei mezzi di comunicazione del ministero provengono sempre e solo da Kabul […] e questi cosiddetti politici si incontrano con membri del parlamento, anche questi ministri, si rallegrano gli uni con gli altri, producono questi rapporti su cui mettono i loro nomi: così formano la vostra opinione pubblica. Per me è importante che vengano persone da province lontane, persone che sono esasperate, che fanno manifestazioni. Nessuno ascolta le loro voci. […] Ciò che vedono sono civili, uccisi ogni giorno, in nome [della Guerra ai] Taliban.
[…]

AT: Anche questo, che Lei sta dicendo ora, è ben diverso da ciò che ci raccontano le nostre forze armate e il nostro governo, e perfino i nostri soldati, che ci assicurano di credere che stanno aiutando la democrazia, le donne, mandando le ragazzine a scuola, questo è quanto ci raccontano.

MJ: Come sarebbe, che mandano le ragazzine a scuola, quando viene gettato loro dell’acido, come è capitato nel Kandahar?

AT: Beh, non sono state le truppe.

MJ: Non le truppe, ma [è successo] in presenza delle truppe. Queste stesse truppe sono vittime della politica del loro governo.

AT: Allora, mi sembra che Lei stia dicendo che esiste un gran numero di persone normali in Afghanistan che vogliono un sistema diverso, che non vogliono dover rendere conto a questi signori della guerra, e che non vogliono dover rendere conto a queste persone in parlamento perché rappresentano – e sono – ancora i signori della guerra…

MJ: Lo sono.

AT: Bene: come faranno allora queste persone, che Lei dice di rappresentare, che esigono qualcosa di diverso… come faranno a ottenere ciò che vogliono?

MJ: In questa guerra, che è durata 30 anni, abbiamo perso tutto, ma abbiamo anche guadagnato qualcosa di molto positive: la consapevolezza politica e la coscienza della mia gente è migliorata molto, e questo è un segno di speranza. […] il mio messaggio per voi è questo: da persone che amano la giustizia, da organizzazioni per i diritti umani, da intellettuali e movimenti per la pace, il messaggio è questo: vi prego, unitevi a noi, per come potete. Se Mr. Obama è veramente onesto nei confronti del popolo afghano – e anche il vostro governo, che ha seguito la politica sbagliata del governo USA – per prima cosa dovrebbe domandare scusa alla mia gente, e terminare l’occupazione. La nostra storia mostra che noi non abbiamo mai accettato l’occupazione; in secondo luogo, bisogna smettere di fornire armi a questi signori della guerra, e di negoziare con i Taliban: questi ultimi 8 anni dovrebbero essere sufficienti per per farsi un’idea di queste persone. Voi dite: “Perché negare l’opportunità di sedersi insieme e negoziare”… ma in questi 8 anni in cui erano al potere, i democratici si sono eccome seduti con loro e nemmeno lì hanno saputo accettarmi […] mi hanno espulsa. La terza possibilità [è questa]: devono sostenere persone dalla mentalità democractica, che rispettino la giustizia – e ne esistono, sono loro il futuro dell’Agfhanistan – e lasciarci in pace. Se ci lasciassero respirare, in pace, allora sì che sapremmo che cosa fare con il nostro destino. La mia gente non sostiene né i Taliban, né questi signori della guerra.

AT: Quasi tutti i genitori dei soldati canadesi che sono morti in Afghanistan dicono che i loro figli e le loro figlie credevano nella missione militare in Afghanistan. Lei sta però dicendo che non dovrebbero crederci?

MJ: Oh no, non sarò ma d’accordo con questo, perché alcuni di loro forse sostengono e credono nella missione perché hanno subito il lavaggio del cervello dalla propaganda dei media, senza che si mostrassero loro le notizie scioccanti.

AT: Quanto tempo ci vorrà secondo Lei prima che possa esistere quell’Afghanistan di cui Lei sogna?

MJ: Vede, io non sono qui a dirLe che fra cinque anni esatti un magico angioletto ci porterà la pace, come quelli della Nato e delle forze armate americane, che senza vergogna fanno finta di essere loro, gli angeli della pace.

AT: Crede che vivrà abbastanza a lungo da vedere [la pace] con i suoi occhi?

MJ: Beh, come dico sempre, potranno pure distruggere tutti i fiori, ma non saranno mai in grado di fermare la primavera. Per me tutti quegli eroi e quelle eroine nel mio paese, [...] che hanno perso la vita per la libertà, per i diritti delle donne, per la democrazia: noi non siamo migliori di loro - che erano i più bei fiori del giardino nel mondo, non solo al mio paese – quindi noi seguiamo il loro cammino. Certo, un giorno saranno in grado di eliminarmi, visto che ci hanno già provato molte volte.

AT: Ha mai pensato di vivere al di fuori dell’Afghanistan, visto il pericolo che corre?

MJ: No, mai. Non sono migliore della mia gente, sono onorata di restare a fianco della mia gente. Se un giorno qualcosa mi succederà, avrò avuto l’onore di servire il mio paese.

AT: Malalay Joya, grazie per essere venuta qui.


La versione originale di questa intervista può essere ascoltata su: