Saturday 2 April 2011

Un' intervista con domande? Inaudito!

di Rinaldo Francesca

Siano nelle Vs preghiere ricordate le pene del Frattini Franco, Ministro Affari Esteri, vanto nazionale, nonché fiore all'occhiello dell'italica diplomazia. Dedicate, Ve ne prego, un pensierino di compassione al M.A.E.stro, poiché dev'essere ancora un po' sbattutello dopo il traumatizzante incontro con il perfido giornalista inglese Jeremy Paxman e le sue implacabili domande.
Poverino, Frattini-Franco, la nostra simpatia vola a te! Ti ha sconvolto quel signore cattivo? In Patria eri abituato troppo bene – nevvero – con ossequiosi e addomesticati giornalisti, addestrati a non fare mai domande difficili, e per i quali è più che sufficiente, come risposta, uno dei tuoi enigmatici “forse...”, magari accompagnati da quella tua adorabile espressione facciale, sopracciglia allargate, occhietti semichiusi, leggero movimento del capino verso il soffitto, come a voler dire: io-lo-so-ma-non-te-lo-dico-trallallà...
Àp0ti si era un po' affezionato a questa omologata espressione sibillina – quasi tradizionale fra i politici itagliani – ma deve constatare con dolore che purtroppo, come dimostra la Storia, non è il tipo di trucchetto con il quale si possano infinocchiare i giornalisti all'estero – quei guastafeste! Basti guardare come sono crollati tanti altri nostri italici eroi che pensavano di sfangarla anche all'estero solo con il loro charme... Si pensi all'eroica Nicole Minetti (la cui intervista apparve già su queste pagine), e a come è caduta con il sederino per terra (metaforicamente!), quando pensava che le sarebbe bastato il suo grazioso sorriso enigmatico per eludere le domande di quel giornalista cattivone della CNN. E sì che Lasignoraminetti – come gli storici la chiameranno – merita d'obbligo il nostro rispetto in quanto madre-lingua-inglese, come ci insegnò Silvio Berlusconi. Un ragionamento la cui logica ci sfugge, a onor del vero, anche se Àp0ti osa dire che, dopo aver visto quell'intervista in integrale, a suo parere Lasignoraminetti è tanto madre-lingua-inglese quanto lo è Francesco Rutelli, diolobenedica!
E quindi ahimé, Frattini-tenero-Frattini, se abbiamo appurato che certe tecniche, collaudate con i giornalisti italiani per evitare di dover dire loro: “A questa domanda non so rispondere; anche perché insomma, non è che l'ho proprio capita”, tecniche quali il passarsi la mano tra i morbidi capelli, fare un'ammiccatina invitante, parpellare un po' gli occhioni stile Bambi, rendere la propria voce un po' più suadente, come quella di una gattina che fa le fusa, se abbiamo appurato – dicevo – che tali tecniche sembrano non funzionare all'estero nemmeno per simili, gloriose tue colleghe quali Lasignoraminetti (e pensare che la strepitosa Mara Carfagna era riuscita a farle funzionare così bene in quella sua celebre campagna elettorale, seguendo a puntino le istruzioni dei curatori d'immagine di Papi - vedere video qui sotto),


beh Frattini mio, allora men che meno funzioneranno per te, che riesci – anche con i migliori sforzi – a simulare tutt'al più lo charme di un primo della classe colto in castagna.
Chi non avesse ancora visto l'intervista di cui si parla (Paxman vs Frattini, da non confondere con Frost vs Nixon) è pregato di visionarla qui, sul sito de



per verificare di persona come gli enigmatici “forse” del Frattini, tradotti qui in altrettanti “maybe”, non sembrino – ahimé – riscuotere gli stessi mormorii d'ammirazione con i quali vengono salutati in Patria.
Andate dunque, e non tornate più su questa pagina fino a che non avrete guardato attentamente il video, magari sull'attenti, tenendo una mano sul cuore e – ça va sans dire – fino a che non vi sarà venuto l'inevitabile magone dall'orgoglio di sapere che questo è l'Uomo che Vi rappresenta nel mondo. Andate, via-via!

Siete tornati? Avete visto?
Beh, sappiate prima di tutto che Àp0ti sceglie di ignorare a priori tutti coloro tra Voi che, alla visione dell'intervista, non sono riusciti a trattenersi dal pronunciare parole come viscido, untuoso, arrampicatore di specchi, e chissà quali altre crudeltà all'indirizzo del nostro Frattini, Foreign Minister of Italy.
Cinici e malpensanti, gli dice risolutamente, credete Voi forse di essere senza peccato?
Anzi guardate, se nessuno si decide a spezzare una lancia in favore del Frattini, vorrà dire che toccherà proprio a noi. Procediamo, allora.
Come avete visto, il Giornale della Repubblica è stato abbastanza gentile da pensare di includere la traduzione a quella che chiama una “incalzante intervista”; ecco qualche emozionante passaggio:

Frattini: "Gheddafi se ne deve andare"
Paxman: "Dove?"
F:"Non lo sappiamo ancora, spero in un paese africano"
"In quale paese africano?"
"Non possiamo saperlo"
"Perché non lo ospitate in Italia?"
"Lo escludiamo categoricamente"
"E perché?"
"Non vogliamo un dittatore"
"E perché non dite che deve comparire di fronte alla Corte internazionale di giustizia?"
"Dovrebbe, nessuno può garantirgli l'impunità"
P: "Quindi non può venire in Italia perché dovreste consegnarlo alla Corte?"
F: "Saremmo obbligati, ma ogni paese sarebbe obbligato"
P: "Perché qualcun altro dovrebbe ospitare Gheddafi?"
F: "E' per questo che non ci sono proposte formali"
P: "Ma ha detto che qualcun altro dovrebbe prenderlo..."
F: "Sì"
P: "Ma non sa quale paese vorrebbe che lo ospitasse"
F: "Non lo so, perché non ci sono proposte formali"
P: "Perché altri paesi dovrebbero essere più disponibili dell'Italia"
F: "Il Colonnello ci ha attaccato (sic), ha detto che abbiamo tradito, non lo possiamo più ospitare, [ha detto che] noi siamo il passato coloniale della Libia"

E l'affermazione secondo cui “abbiamo tradito” - Frattini-Franco – ahimé, potrebbe addirittura essere considerata esatta, se dovessimo dare ascolto a quei fastidiosi pignoli che magari ritengono un atto di tradimento mandare i caccia bombardieri a bombardare un paese con cui si era firmato un Trattato di Amicizia, Partnerariato e Cooperazione [1] solo due anni prima – tra baci e abbracci dei rispettivi leader... ma sai com'è, Frattini mio, che parlino pure, quei rompiballe!
No, quello che a noi interessa è il lato del burbero Jeremy Paxman in questo “incalzante” confronto: un giornalista che, stando a quanto racconta il leggendario reporter John Pilger, “[è stato costretto ad ammettere]: 'Sono perfettamente aperto all'accusa che [noi giornalisti] fossimo stati ingannati' [...], parlando delle inesistenti armi di distruzione di massa in Iraq ad un gruppo di studenti l'anno scorso. 'Ovviamente, lo siamo stati'. Da speaker professionista, pagato profumatamente, ha dimenticato di spiegare perché si era lasciato ingannare”. [2]
In altre parole, sarà pure bello vedere il Jeremy Paxman sparare le sue domande all'ultimo sangue al povero, indifeso ministro degli esteri italiano: ancora più bello, però, sarebbe stato vedere lo stesso Paxman fare il suo lavoro – farlo davvero – nel biennio 2002-03, quando si trattava di smascherare con la stessa grinta tutti i patetici menzogneri che perpetuavano a gran voce la connerie (se ci si perdona il francese) delle Armi di Distruzione di Massa. Questo per due motivi:
1 – Adesso Paxman potrebbe almeno avere la dignità di guardarsi allo specchio, sapendo di aver contribuito a modo suo nel cercare di evitare quello che è poi diventato il peggiore genocidio della decade passata.
2 – Se c'è qualcuno che dovrebbe presentarsi davanti a quella stessa Corte Internazionale di Giustizia, con la quale Paxman si riempie tanto la bocchina, è proprio la leadership del paese che guidò la “coalizione dei volenterosi” che procedette al massacro dell'Iraq dal 2003 in poi. Quello stesso paese che – guarda caso – guida la “coalizione internazionale” oggi, e la cui attuale leadership continua risolutamente a non voler passare allo scrutinio i crimini dei suoi predecessori, all'insegna dell'orecchiabile slogan: “Guardiamo in avanti, non all'indietro”. [3]
Proseguiamo? Dài:

P: "Sulla Libia, vi sentite imbarazzati in qualche modo dal passato del vostro Paese?"
F: "Sì, per questo abbiamo firmato un trattato, perché siamo imbarazzati per le tante persone uccise dal fascismo in Libia"
P: "E i libici se ne ricordano.."

Ecco, un'altra bella occasione per Jeremy Paxman di mostrarci le sue credenziali di 'bleeding heart' – o buonista, come si dice. Allora dov'eri, Jeremy, quando si trattava di sfidare con altrettanta correttezza politica l'ex primo ministro del tuo paese (il cui nome continua a sfuggirci: scusateci tanto, ma il nostro cervello ha categorizzato la sua leadership come talmente ininfluente nel corso della storia, da averlo relegato in un pantheon tutto speciale per quelli come lui, nel quale Frattini andrà ben presto a tenergli compagnia)? Te lo ricordi il suddetto primo ministro, quando – solo un paio d'anni prima di diventare l'erede di Tony Blair - blaterava che era ora che il Regno Unito la smettesse di chiedere scusa per il suo sanguinoso passato coloniale, ma che era anzi arrivato il momento di celebrare con gioia l'imperialismo British Style? [4]
Sempre per citare John Pilger – scusaci, Jeremy Paxman, ma sono quelle le persone che noi consideriamo veri giornalisti: niente di personale - “Nel libro Olocausti dell'Ultimo Periodo Vittoriano, lo storico Mike Davis documenta che qualcosa come 21 milioni di indiani morirono a causa di carestie imposte criminalmente dalle politiche coloniali britanniche”. [5]
Dov'eri allora, quando si trattava di chiedere al tuo ex primo ministro se si sentiva imbarazzato per il passato della Gran Bretagna?
Che cosa ne dici, Jeremy Paxman? Pensi che gli indiani se ne ricòrdino?

Rinaldo Francesca

[1] Disponibile qui:
http://www.iai.it/pdf/Oss_Transatlantico/108.pdf
[2] Perché le guerre non sono riportate onestamente? Reperibile su:
http://ap0ti.blogspot.com/2010/12/perche-le-guerre-non-sono-riportate.html
[3] Edward S. Herman: “Look forward,
not back,” and other Cliches, Idiocies, and Abused Words, 4 aprile 2009, pubblicato su:
http://www.phillyimc.org/en/%E2%80%9Clook-forward-not-back%E2%80%9D-and-other-cliches-idiocies-and-abused-words
[4] Benedict Brogan: It's time to celebrate the Empire, says Brown, The Daily Mail, 15 gennaio 2005, disponibile su:
http://www.dailymail.co.uk/news/article-334208/Its-time-celebrate-Empire-says-Brown.html
[5] John Pilger: Iran: the war ahead, 16 aprile 2007, reperibile qui:
http://www.newstatesman.com/politics/2007/04/iran-pilger-iraq-british-blair

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