Tuesday, 17 November 2009

Questo è un lavoro per Miliband

di Rinaldo Francesca

È confortante sapere che, persino in questa cinica e indifferente epoca storica, chiunque può sempre contare su una seconda chance; chiunque, s’intende, tra le persone che contano, non mi riferisco necessariamente a me o a voi.
Prendete l’abilissimo stratega del marketing Tony Blair, i cui infaticabili creatives coniarono tre anni fa l’eccellente – e ahimé, poco longevo - slogan commerciale “alleanza di moderazione” [1]. Certo, è vero che al giorno d’oggi, se doveste fermare un qualunque cittadino britannico per la strada, e aveste la sventura di incappare in qualcuno che masticasse un po’ di legge internazionale, alla domanda: “A che cosa si sente di associare gli ultimi quattro anni del mandato di Mr. B?”, la risposta che vi verrebbe data sarebbe il solito farfugliare a proposito di due guerre d’aggressione illegali, bla-bla-bla, centinaia di migliaia di morti, bla-bla-bla, il che fu la causa dei due attentati a Londra nel luglio 2005, bla-bla-bla.
Fortunatamente per Tony però l’opinione di questi guastafeste dei contribuenti britannici viene ascoltata solo quando si tratta di prendere decisioni importanti, come votare per i loro beniamini su X Factor o Big Brother (parliamo del reality TV show, non del futuro che attende la verde Inghilterra), ma non per quanto ne riguarda certe altre, ben più secondarie e marginali come – poniamo – chi dovrà essere il prossimo inviato per la pace in Medio Oriente.
E così voilà, dopo essersi elegantemente scrollate di dosso tutte quelle tediose critiche di cui sopra, l’ineffabile Tony Blair ha, poco più di due anni orsono, generosamente ceduto al suo successore – di cui ci sfugge il nome - il timone di quel rottame galleggiante chiamato Labour Party, per imbarcarsi in una nuova, emozionante avventura: inviato di pace nel Medio Oriente finalmente, arbitro in terra del bene e del male, per parafrasare il poeta.
La parte più esilarante del tutto, ci viene assicurato, è che la parola “pace” nel titolo non va interpretata come una perfida sfumatura sarcastica. Ci è dunque chiesto di prendere sul serio questa simbolica mossa che, secondo la succinta analisi dell’autore Ian R. Crane, “sarebbe come incaricare Re Erode di sorvegliare un asilo nido”.
Sì sì, d’accordo, “E che dire dell’Europa?” vi sentiamo domandare.
Vero, non tutte le ciambelle vengono con il buco, nemmeno per Tony, tant’è che ci sentiamo di provare un po’ di compassione per l’uomo che vede sfumare il sogno della presidenza all’Unione Europea, specialmente dopo tutti i diligenti preparativi che aveva fatto. Pensate, aveva persino di punto in bianco trovato la fede nella Chiesa di Roma - non tanto nelle Sacre Scritture, quanto piuttosto nelle proiezioni demografiche che svelano l’Europa come un continente a maggioranza cattolica – e aveva prontamente annunciato un’ufficiale e commuovente conversione al cattolicesimo.
Niente da fare, la sua candidatura è colata a picco, e v’è già qualche maligno a sospettare che a ciò abbia contribuito non poco il cieco appoggio fornitogli da Berlusconi Silvio, il comico e adorabile premier italiano; il che sembrerebbe provare il vecchio adagio secondo il quale sono proprio quelli a cui vuoi bene che finiscono con il ferirti di più.
Ma non è di questo particolare riciclaggio politico che vogliamo trattare – siamo già certi che Blair troverà ben presto altre posizioni chiave internazionali da cui continuare a farci sognare – bensì del giovane e dinamico David Miliband, attuale segretario degli esteri britannico e idolo delle mamme.
Sì perché vedete, nonostante il buon David continui a schermirsi in conferenze stampa, dicendo scherzosamente di “non essere disponibile” [2] per ricoprire il neonato ruolo di “ministro degli esteri europeo” che i leader dell’Unione sembrano a tutti i costi volergli gettare addosso, a noi sembra che questo esilarante tira-e-molla abbia molto in comune con quei corteggiamenti da opera buffa, dove è in questo caso affidato agli altri premier europei il ruolo del personaggio che dice cose come: “Dai forza, sai benissimo che lo vuoi, anche più di me!” (crediamo si tratti di una citazione dal Don Giovanni di Mozart, ma potremmo sbagliare).
Riassunto delle puntate precedenti: dopo aver votato no, nel giugno del 2008, all’incomprensibile trattato di Lisbona (non siamo autorizzati a chiamarlo costituzione, a quanto pare), i dispettosi cittadini irlandesi, ultimo scoglio da affrontare nella formazione di questo immenso conglomerato burocratico chiamato UE, sono stati puniti con il raddoppio della loro disoccupazione [3] e, giunti a più miti consigli 16 mesi dopo, hanno, con l’acqua alla gola, finalmente accettato l’implementazione dell’oscuro documento.
Questo significa, ci è stato assicurato, che adesso avremo un disperato bisogno di due figure chiave - preferibilmente non elette dai cittadini - nel suddetto apparato: un “presidente” e un “ministro degli esteri” (non siamo ancora autorizzati a rimuovere queste due descrizioni dalle virgolette).
Ora, tralasciando per un momento la figura del “presidente” (ma non è ancora detta l’ultima parola Tony: non disperare, il nostro cuore è con te!), sarebbe su Miliband che dovrebbe forse ricadere l’onere di rappresentare l’Europa all’estero.
A pensarci bene, la cosa avrebbe certamente senso: infatti, niente come gli imbarazzanti episodi di collusione con atti di tortura, violazioni della legge e dei diritti umani, nonché occulti e torbidi intrighi politici come quelli di cui è stato recentemente protagonista il buon Miliband potrebbe meglio catturare lo spirito dell’Europa che ci attende.
Ricordate infatti quando, nel febbraio di quest’anno, il Joint Committe on Human Rights (JCHR) aveva richiesto la presenza di David Miliband e dell’allora segretaria degli interni Jacqui Smith, in merito a certe domande che aveva voglia di porre ai due? Si trattava di sapere se gli individui in questione avessero effettivamente autorizzato l’estradizione illegale (extraordinary rendition, per usare il termine più trendy) di certi poveracci peraltro innocenti, fra i quali Binyam Mohamed, che si trovavano su suolo britannico, e che successivamente sarebbero stati per anni detenuti e torturati in vari “siti neri” (ovvero, di cui non siamo autorizzati a conoscere l’esistenza), con procedure disumane e illegali, a cui anche agenti segreti britannici avrebbero entusiasticamente partecipato.
Beh, ricordate che cosa successe? Perché è da questi dettagli che si vede la vera leadership, cari amici.
Ebbene, è stato in quel momento che Smith & Miliband hanno impuntato il piedino e si sono rifiutati di presentarsi. Niente male, eh [4]?
Non sapete – si sforzava pazientemente di farci capire Miliband – che c’è una ragione se continuiamo a fare del nostro meglio per tenere il mondo all’oscuro? È per il vostro bene!
O, per citare direttamente l’autore: “Noi condividiamo informazioni segrete con un gran numero di paesi. Ciò viene fatto per proteggere i cittadini britannici, e sulla base che suddetto materiale non sarà reso di dominio pubblico contro il nostro volere” [5].
Potremmo sbagliare, ma crediamo di sapere dove si voleva andare a parare con questo impeccabile ragionamento – il cui succo, come qualcuno ci ha fatto notare, è: “L’Occidente è già detestato abbastanza così, senza che si sappiano tutte le porcate che abbiamo fatto”.
Vedete, c’era questo misterioso documento che minacciava di venire alla luce, un memo della CIA di sette paragrafi o poco più che, come in ogni thriller che si rispetti, è la chiave per capire tutto.
Ci siamo lasciati trasportare dall’entusiasmo? Forse sì, non crediamo esista un documento che spieghi tutto; tuttavia, questi sette paragrafi potrebbero darci qualche risposta. Non penserete certo che il pubblico abbia diritto ad accedervi?
Detto fatto, Miliband ha a più riprese fatto del suo meglio per impedirne la pubblicazione e insabbiare il tutto [6], ed è un vero peccato per lui che certi antipatici giudici si ostinino a ribadire che “la soppressione di documenti che provano azioni sbagliate da parte di certi ufficiali, in circostanze che in nessun modo potrebbero danneggiare la sicurezza nazionale, è contraria al rispetto delle leggi” [7].
Verrà mai dunque pubblicato questo documento, o resterà per sempre For Your Eyes Only, Mr. Bond?
Vi preghiamo di tenerci informati se doveste venire a conoscenza di qualche sviluppo ma, nel frattempo, chiudete pure gli occhi per un attimo e sognate, se vi va, un’Europa più efficiente e dinamica, per nulla intimidita da bazzeccole come giustizia internazionale, diritti umani, etc etc, un’Europa, per capirci, con Miliband a capo delle relazioni estere.
Perché vedete, nel giugno 2006 fu proprio il Consiglio d’Europa di Strasburgo a denunciare i voli segreti che trasportavano detenuti fantasma verso le loro destinazioni di tortura [8]. Questa però è preistoria.
L’Europa di domani, ci sembra di capire, potrebbe invece essere più interessata a tenere i suoi cittadini al riparo da certe notizie che rischierebbero di rovinare loro l’appetito.
Thank you, Big Brother (non il reality show).

Rinaldo Francesca, 17/11/09

[1] http://news.bbc.co.uk/1/hi/6194789.stm
[2] Ian Traynor & Nicholas Watt: David Miliband shortlisted to be 'foreign minister' of Europe, The Guardian, 29/10/09, http://www.guardian.co.uk/politics/2009/oct/29/david-miliband-eu-foreign-minister
[3] Simon Tisdall: From celtic tiger to kicked cat: why irish voters are likely to say yes to lisbon treaty, The Guardian, 16/09/09
[4] Ian Cobain: Ministers refuse to answer torture questions, The Guardian, 28/02/09,
[5] David Miliband, House of Commons debates, 5 February 2009, 12:24 pm http://www.theyworkforyou.com/debates/?id=2009-02-05b.989.0
[6] Ian Drury: 'Britain DID know I was tortured': Pressure for inquiry grows as Guantànamo victim hits out, The Daily Mail, 09/03/09, http://www.dailymail.co.uk/news/article-1160514/Britain-DID-know-I-tortured-Pressure-inquiry-grows-explosive-claims-Guantanamo-inmate.html
[7] Richard Norton-Taylor: Judges' torture ruling harmed UK security, says Foreign Office, The Guardian, 12/11/09, http://www.guardian.co.uk/world/2009/nov/12/torture-foreign-office-miliband-judge
[8] Europe 'aided US in CIA flights', http://news.bbc.co.uk/1/hi/world/europe/5054426.stm

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