Thursday, 18 October 2012

Vagina Riot? I don't buy it!


di Rinaldo Francesca

Originalmente pubblicato il 6 settembre 2012

Eh già cari amici Àp0ti, mi duole informarVi che, dopo aver passato qualche settimana a non riuscire a visualizzare correttamente un web browser senza trovarmi faccia a faccia con una qualche шлюха in passamontagna, dopo aver letto le eroiche imprese delle PR, rappresentanti del Kollettivo VOINA -Война (арт-група), dallo strillazzare in una chiesa ortodossa, dare un tono un po' più sexy a un museo, inventarsi un nuovo, innovativo contenitore per trasportare i polli, per non parlare del capolavoro artistico (che deve aver indubbiamente sequestrato anni e anni di vita del suo autore, passati a studiare meticolosamente i modelli neoclassici e le proporzioni vitruviane), rappresentato dal dipingere con vernice spray un immenso pene sul ponte di San Pietroburgo, sono giunto alla conclusione che...

delle PR non me ne po' ffrega' dde meno.

Eh sì che conosco un fotografo – che lavora nientepopodimeno che per Reuters – il quale segue il Voina da un bel pezzo, da quando i suoi componenti erano sconosciuti e squattrinati... insomma, per capirci, da prima che misteriosi benefattori internazionali pagassero loro gli avvocati per la difesa al processo. E di tali e tanti benefattori internazionali se ne sono fatti avanti parecchi ultimamente, da Amnesty International, alla Open Society (wow, surprise-surprise), fino alle immancabili celebrità, nostre perenni fonti d'ispirazione e modello di vita, da Madonna a Alicia Silverstone – indimenticabile interprete del capolavoro noir Ragazze a Beverly Hills (1995) e autrice di una esilarante lettera, personalmente indirizzata a Vladimir Putin, nella quale redarguiva il leader russo per non essersi premurato acciocché un menù vegan fosse messo a disposizione di Maria Alekhina (componente delle PR) durante il suo soggiorno nelle patrie galere. 

D'altronde, com'è noto, le adorabili PR si trovavano in custodia cautelare dal lontano febbraio; tuttavia (ma tu guarda un po' il caso!) la stampa internazionale si è sentita in dovere di mostrare la sua santa costernazione all'infame prigionia solo pochi giorni dopo che il parlamento russo aveva passato – quasi all'unanimità – una legge che limitava l'operato delle Organizzazioni Non-Governative che, pur operando in Russia, fossero risultate finanziate dall'estero. Alle volte le coincidenze...

Eppure, onestamente, m'importa sega.

Però giuro, la prossima volta che mi capita di vedere un ignorantone di giornalista o blogger utilizzare pigramente la trita – e totalmente sbagliata – espressione “fighette riottose” (o varianti), è la volta che sbotto sul serio e mi dò anch'io alla Porn-Pop-Kultur-Art post-retro-kitsch (intesa come lotta al sistema, ça va sans dire), cominciando magari dalla defecatio su uno dei terminali pubblici a disposizione qui al Palazzo dell'ONU, dove mi reco quotidianamente (tie', che Ve ne sembra come international exposure?)

Eh no perché ragazzi, dagli ignorantissimi giornalisti mainstream italiani me lo aspettavo anche, quelli che non ne azzeccano una ma neanche per sbaglio (giusto per gradire, l'aggressione contro la Libia a marzo dell'anno scorso – chiamata Odyssey Dawn – venne tradotta in Italia come Odissea all'Alba... non perdiamo mai un'occasione neh?)... Ma dai bloggers – quelli seri perlomeno – no, questo no! Passi l'ignoranza linguistica, ma cerchiamo almeno di fare compitini di storia, no? Vi risulta che quelli che vennero chiamati Bread Riots, ovvero le rivolte per il pane (pensate ai Promessi Sposi, o i Bread Riots negli Stati Uniti, 1710 e 1863, quelli che precedettero la Rivoluzione Francese, fino ad arrivare a quelli globali del 2007), Vi risulta che siano studiati come Le Pagnottelle Riottose?

E Vi assicuro che quando si legge di un prison riot, la prima immagine che viene in mente non è quella di un “carcere riottoso”, ma di una rivolta di galeotti.

Siete pregati di redigere i Vs. appunti alla luce di questa nuova informazione. Àp0ti Ve la dà gratis.

 
L'informazione, non la pussy.

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