Thursday, 18 October 2012

Mr. Neuer: un PR per Israele che piace e fa sognare


di Rinaldo Francesca

Originalmente pubblicato il 27 settembre 2012
 
Non temete, tribù di Àp0ti: credevate davvero che Vi avremmo lasciati digiuni di aggiornamenti, proprio all'indomani del famoso Tema 7 al Consiglio dei Diritti Umani, qui a Ginevra?

Tema 7 (o Agenda Item 7), per chi fosse curioso, è naturalmente il punto a cui vengono ricondotti tutti i problemi - e relativi sviluppi - attinenti a quella che viene chiamata “La Situazione dei Diritti Umani in Palestina e Altri Territori Arabi Occupati”. Ma nulla di tutto questo dovrebbe far aggrottare le folte sopracciglia dei nostri amici tifosi dello Staterello con la Stella, per carità: infatti Israele – uno stato la cui presenza a queste sessioni sarebbe eventualmente preferibile, trattandosi del perpetratore della suddetta occupazione – ci ha da tempo reso noto quanto consideri irrilevanti simili bazzeccole, boicottando queste ultime due sessioni consecutive del Consiglio e ritirandone i suoi delegati da marzo di quest'anno. Ebbene sì, è in qualche modo difficile scacciare dalla mente l'immagine dei suddetti delegati israeliani nell'atto di sghignazzare beatamente nei loro uffici, mentre al Consiglio dei Diritti Umani 27 Stati Membri, 20 Stati Osservatori nonché 23 ONG si dichiarano costernate, allarmate, indignate etc. a come Israele si pulisca disinvoltamente la suola delle scarpe con i diritti umani dei palestinesi da memoria d'uomo.

Ahi, quante cose abbiamo ancora da imparare!

Prendete l'argomento principale del Tema 7 a questa sessione: “Il Rapporto Goldstone Tre Anni Dopo: E mmo'?” - o qualcosa del genere.

Richard Goldstone, non abbiamo bisogno di ricordarVi, è quel tal giudice che fu tre anni fa a capo di una missione per investigare per conto dell'ONU i possibili crimini di guerra e le violazioni di diritti umani durante l'Operazione Piombo Fuso, in cui le IDF riuscirono a totalizzare un punteggio di circa 1400 morti tra gli abitanti di Gaza, all'immarcescibile insegna dell'autodifesa. Implacabilmente, nel suo rapporto di 575 pagine, Goldstone identificò – fra altre cose - attacchi indiscriminati da parte delle Forze Armate Israeliane, che portarono a perdite e ferimenti di civili (capitolo X), attacchi deliberati contro la popolazione civile (capitolo XI), attacchi sulle fondamenta della vita civile a Gaza (capitolo XIII) e uso di civili palestinesi come scudi umani (capitolo XIV).

Orbene, tre anni son passati e... che ne è stato di tutte le raccomandazioni nel rapporto? In particolare quella al paragrafo 1767, oltremodo comica, e rivolta al pubblico ministero della Corte Penale Internazionale (come se ci si aspettasse sul serio che suddetto tribunale muoverebbe mai un dito contro i suoi migliori amichetti)?

Un bel nulla, cari amici, il che ci illustra quanto ancora abbiamo da imparare: tsk, noi che credevamo che ammazzare del più e del meno un migliaio e mezzo di persone potesse avere delle conseguenze nel mondo reale, indipendentemente dall'assassino! Quale ingenuità.

L'unica conseguenza è stata che Israele si è offeso, e adesso a queste pagliacciate delle sessioni del Consiglio dei Diritti Umani non ci mette più piede. Ben ci sta, là, l'ho detta!

Questo non vuol dire – si badi bene – che la Sala del Consiglio non sia comunque popolata da portavoce, come potremmo dire, non ufficiali, dello staterello con la stella, variopinti uffici di public relations bene o male camuffati da organizzazioni non-governative, etc.

E tocca dunque adesso all'adorabile portavoce di UN Watch Hillel Neuer (foto) il compito di farci sognare, con la sua puntigliosa aria da primo della classe semplicemente irresistibile. Sapete, è confortante sapere che ci sono persone come lui là fuori, che non esitano a prendere il coraggio a quattro mani e parlare a nome del tanto bisfrattato Israele, anche quando Israele stesso se ne strafrega di presentarsi alle sessioni dove è chiamato in causa per i danni che ha combinato. E di coraggio, diciamocelo francamente, ce ne vuole davvero tanto, considerato il rischio reale di coprirsi di ridicolo – che Hillel però, da buon professionista, affronta con non-chalance.

Qui potete apprezzare la performance di Mr. Neuer, nella quale è impossibile non ammirarlo per le dolorose contorsioni che infligge alla più elementare logica, pur di riuscire a spezzare una misera lancia a favore dell'illustre assente.

I più affezionati tra i nostri lettori ricorderanno che poco più di due anni orsono, in occasione del massacro della flottiglia di pace, pubblicammo un articolo in cui ci dilettavamo a esaminare le sopraffine tecniche di questi abili venditori di paccottaglia per passare crimini di guerra e violazioni di diritti umani sotto l'etichetta di “sacrosanto-diritto-di-difendersi-o-qualche-balla-del-genere”. Beh, il copione qui non è molto dissimile e, se Vi va, potrebbe essere questa un'opportunità per un po' di cheap fun. Procediamo.

Hillel debutta ricordandoci per quale motivo Israele non si fa più vedere al Consiglio dei Diritti Umani. Opperbacco – penseranno i suoi piccoli lettori – sarà per caso a causa della palese indifensibilità dell'occupazione (in violazione di un chilo e mezzo di risoluzioni del Consiglio di Sicurezza), o del blocco a Gaza (in violazione dell' articolo 33 della 4° Convenzione di Ginevra), così come degli insediamenti dei coloni ebrei in Palestina (violazione dell'articolo 49 della 4° Convenzione di Ginevra, ultimo paragrafo), o del muro di segregazione in Cisgiordania, dichiarato contrario al Diritto Internazionale dalla Corte Internazionale di Giustizia in un'opinione consultativa risalente al lontano 2004 (quattordici voti contro uno)?

No-no-no signori miei: è perché, secondo Neuer, il Tema 7 si concentra esclusivamente sulle violazioni perpetrate da Israele – per un'intera giornata, si badi bene – mentre al resto del mondo vengono dedicate fugaci sedute durante le varie sessioni del Consiglio; affascinante come non passi nemmeno per lo zerbino del cervello di Mr. Neuer di ricordare che il Tema in realtà concerne i Diritti Umani dei palestinesi (ah già, quelli lì! Vabbe', ma chissenefrega di quelli lì?), che vivono sotto un'occupazione permanente da 45 anni (e in realtà da almeno il doppio, per chi avesse voglia di studiare la Storia): no, a quanto pare quello che proprio non va giù al Neuer è che con il peccato si nomini anche il peccatore: un ragionamento sopraffino.

Successivamente, Hillel passa a prendere a calci il Rapporto Goldstone: perché poi?

Aah, perbacco, ma perché – ci assicura Hillel – lo stesso Goldstone ne prese le distanze un anno e mezzo fa, ritrattandone le accuse principali. Per citare direttamente l'autore (Hillel Neuer, in questo caso, che si mette a fare da ventriloquo per un assente Richard Goldstone): “Se avesse avuto allora a disposizione le informazioni di cui dispone oggi, non avrebbe mai adottato quel rapporto”. E di quali informazioni dispone oggi Richard Goldstone, che gli erano sconosciute allora, Hillel Neuer? Puoi spiegarcelo, gioia?

No, a quanto pare no. E allora tocca ad Àp0ti colmare questo vuoto: se Richard Goldstone solo avesse saputo a quante intimidazioni, pressioni, minacce e calunnie le lobbies sioniste avrebbero esposto lui e la sua famiglia a causa della pubblicazione del rapporto, allora il suddetto Goldstone si sarebbe guardato bene da rimetterci il fegato e la salute, e si sarebbe detto: “All'inferno la giustizia!”. Ecco – per chi se lo fosse chiesto – in quale chiave di lettura suggeriamo di interpretare questa “presa di distanza”. Senza contare che Hillel sa benissimo (anche se spera non lo sappia la sua audience) che in realtà gli autori del rapporto che lui si ostina ad attribuire esclusivamente a Goldstone furono in realtà quattro, e che gli altri tre co-autori (Hina Jilani, Christine Chinkin e Desmond Travers) non hanno preso le distanze da un fico secco. Come la mettiamo, Hillel?

La parte migliore però, come spesso avviene, arriva alla fine, quando un istrionico Hillel Neuer tira fuori dal suo magico cappello lo Special Rapporteur sulla Situazione dei Diritti Umani in Palestina e Altri Territori Arabi Occupati Richard Falk, ricordandoci che si tratta di un cattivone perché a quanto pare non si è bevuto la storiella ufficiale della Commissione sui fatti dell'11 Settembre. Attenzione, non è che la menzione dello Special Rapporteur (o la sua opinione sul 9/11 Report) in questa sede abbia la benché minima attinenza con alcunché, si badi bene: infatti, non solo Richard Falk non era presente a questa sessione del Consiglio (l'ultima volta che lo si è visto da queste parti si era all'inizio di luglio!), ma la sua presenza non era nemmeno prevista!

Eh già, cari Àp0ti, qui siamo ai livelli demenziali che questo mese si erano visti soltanto negli USA, alla convenzione dei Repubblicani in quel di Tampa (Florida), laddove un senile Clint Eastwood si è rivolto a una sedia vuota per un quarto d'orafinché la sedia stessa, esasperata, non lo ha mandato a farsi f*ttere. In questo caso però, questo dénouement è mancato.

Àp0ti da Ginevra: questo è tutto per oggi. Passo e chiudo.

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