di Rinaldo Francesca
Non temete, tribù di Àp0ti:
credevate davvero che Vi avremmo lasciati digiuni di aggiornamenti, proprio
all'indomani del famoso Tema 7 al Consiglio dei Diritti Umani, qui a Ginevra?
Tema 7 (o Agenda Item 7), per chi fosse curioso, è naturalmente il punto a
cui vengono ricondotti tutti i problemi - e relativi sviluppi - attinenti a
quella che viene chiamata “La Situazione dei Diritti Umani in Palestina e Altri
Territori Arabi Occupati”. Ma nulla di tutto questo dovrebbe far aggrottare le
folte sopracciglia dei nostri amici tifosi dello Staterello con la Stella, per
carità: infatti Israele – uno stato la cui presenza a queste sessioni sarebbe
eventualmente preferibile, trattandosi del perpetratore della suddetta
occupazione – ci ha da tempo reso noto quanto consideri irrilevanti simili
bazzeccole, boicottando queste ultime due sessioni consecutive del Consiglio e
ritirandone i suoi delegati da marzo di quest'anno. Ebbene sì, è in qualche
modo difficile scacciare dalla mente l'immagine dei suddetti delegati
israeliani nell'atto di sghignazzare beatamente nei loro uffici, mentre al
Consiglio dei Diritti Umani 27 Stati Membri, 20 Stati Osservatori
nonché 23 ONG si dichiarano costernate,
allarmate, indignate etc. a come Israele si pulisca disinvoltamente la suola
delle scarpe con i diritti umani dei palestinesi da memoria d'uomo.
Ahi, quante cose abbiamo ancora
da imparare!
Prendete l'argomento principale
del Tema 7 a questa sessione: “Il
Rapporto Goldstone Tre Anni Dopo: E mmo'?” - o qualcosa del genere.
Richard Goldstone, non abbiamo
bisogno di ricordarVi, è quel tal giudice che fu tre anni fa a capo di una
missione per investigare per conto dell'ONU i possibili crimini di guerra e le
violazioni di diritti umani durante l'Operazione Piombo Fuso, in cui le IDF
riuscirono a totalizzare un punteggio di circa 1400 morti tra gli abitanti di
Gaza, all'immarcescibile insegna dell'autodifesa. Implacabilmente, nel suo rapporto di 575 pagine, Goldstone identificò – fra altre cose -
attacchi indiscriminati da parte delle Forze Armate Israeliane, che portarono a
perdite e ferimenti di civili (capitolo X), attacchi deliberati contro la
popolazione civile (capitolo XI), attacchi sulle fondamenta della vita civile a
Gaza (capitolo XIII) e uso di civili palestinesi come scudi umani (capitolo
XIV).
Orbene, tre anni son passati
e... che ne è stato di tutte le raccomandazioni nel rapporto? In particolare
quella al paragrafo 1767, oltremodo comica, e rivolta al pubblico ministero
della Corte Penale Internazionale (come se ci si aspettasse sul serio che
suddetto tribunale muoverebbe mai un dito contro i suoi migliori amichetti)?
Un bel nulla, cari amici, il
che ci illustra quanto ancora abbiamo da imparare: tsk, noi che credevamo che
ammazzare del più e del meno un migliaio e mezzo di persone potesse avere delle
conseguenze nel mondo reale, indipendentemente dall'assassino! Quale ingenuità.
L'unica conseguenza è stata che
Israele si è offeso, e adesso a queste pagliacciate delle sessioni del
Consiglio dei Diritti Umani non ci mette più piede. Ben ci sta, là, l'ho detta!
Questo non vuol dire – si badi
bene – che la Sala del Consiglio non sia comunque popolata da portavoce, come
potremmo dire, non ufficiali, dello staterello con la stella, variopinti uffici
di public relations bene o male
camuffati da organizzazioni non-governative, etc.
E tocca dunque adesso
all'adorabile portavoce di UN
Watch Hillel Neuer (foto) il compito di farci sognare, con la
sua puntigliosa aria da primo della classe semplicemente irresistibile. Sapete,
è confortante sapere che ci sono persone come lui là fuori, che non esitano a
prendere il coraggio a quattro mani e parlare a nome del tanto bisfrattato
Israele, anche quando Israele stesso se ne strafrega di presentarsi alle
sessioni dove è chiamato in causa per i danni che ha combinato. E di coraggio,
diciamocelo francamente, ce ne vuole davvero tanto, considerato il rischio
reale di coprirsi di ridicolo – che Hillel però, da buon professionista,
affronta con non-chalance.
Qui potete apprezzare la performance di Mr. Neuer, nella quale è impossibile non ammirarlo per
le dolorose contorsioni che infligge alla più elementare logica, pur di
riuscire a spezzare una misera lancia a favore dell'illustre assente.
I più affezionati tra i nostri
lettori ricorderanno che poco più di due anni orsono, in occasione del massacro
della flottiglia di pace, pubblicammo un articolo in cui ci dilettavamo a esaminare le
sopraffine tecniche di questi abili venditori di paccottaglia per passare
crimini di guerra e violazioni di diritti umani sotto l'etichetta di
“sacrosanto-diritto-di-difendersi-o-qualche-balla-del-genere”. Beh, il copione
qui non è molto dissimile e, se Vi va, potrebbe essere questa un'opportunità
per un po' di cheap fun. Procediamo.
Hillel debutta ricordandoci per
quale motivo Israele non si fa più vedere al Consiglio dei Diritti Umani.
Opperbacco – penseranno i suoi piccoli lettori – sarà per caso a causa della
palese indifensibilità dell'occupazione (in violazione di un chilo e mezzo di
risoluzioni del Consiglio di Sicurezza), o del blocco a Gaza (in violazione
dell' articolo 33 della 4° Convenzione di Ginevra), così come degli insediamenti dei coloni
ebrei in Palestina (violazione dell'articolo 49 della 4° Convenzione di Ginevra, ultimo
paragrafo), o del muro di segregazione in Cisgiordania, dichiarato contrario al
Diritto Internazionale dalla Corte Internazionale di Giustizia in un'opinione consultativa risalente al lontano 2004 (quattordici voti
contro uno)?
No-no-no signori miei: è
perché, secondo Neuer, il Tema 7 si concentra esclusivamente sulle violazioni
perpetrate da Israele – per un'intera giornata, si badi bene – mentre al resto
del mondo vengono dedicate fugaci sedute durante le varie sessioni del
Consiglio; affascinante come non passi nemmeno per lo zerbino del cervello di
Mr. Neuer di ricordare che il Tema in realtà concerne i Diritti Umani dei
palestinesi (ah già, quelli lì! Vabbe', ma chissenefrega di quelli lì?), che
vivono sotto un'occupazione permanente da 45 anni (e in realtà da almeno il
doppio, per chi avesse voglia di studiare la Storia): no, a quanto pare quello
che proprio non va giù al Neuer è che con il peccato si nomini anche il
peccatore: un ragionamento sopraffino.
Successivamente, Hillel passa a
prendere a calci il Rapporto Goldstone: perché poi?
Aah, perbacco, ma perché – ci
assicura Hillel – lo stesso Goldstone ne prese le distanze un anno e mezzo fa,
ritrattandone le accuse principali. Per citare direttamente l'autore (Hillel
Neuer, in questo caso, che si mette a fare da ventriloquo per un assente
Richard Goldstone): “Se avesse avuto allora a disposizione le informazioni di
cui dispone oggi, non avrebbe mai adottato quel rapporto”. E di quali
informazioni dispone oggi Richard Goldstone, che gli erano sconosciute allora,
Hillel Neuer? Puoi spiegarcelo, gioia?
No, a quanto pare no. E allora
tocca ad Àp0ti colmare questo vuoto: se Richard Goldstone solo avesse saputo a
quante intimidazioni, pressioni, minacce e calunnie le lobbies sioniste
avrebbero esposto lui e la sua famiglia a causa della pubblicazione del
rapporto, allora il suddetto Goldstone si sarebbe guardato bene da rimetterci
il fegato e la salute, e si sarebbe detto: “All'inferno la giustizia!”. Ecco –
per chi se lo fosse chiesto – in quale chiave di lettura suggeriamo di
interpretare questa “presa di distanza”. Senza contare che Hillel sa benissimo
(anche se spera non lo sappia la sua audience) che in realtà gli autori del
rapporto che lui si ostina ad attribuire esclusivamente a Goldstone furono in
realtà quattro, e che gli altri tre co-autori (Hina
Jilani, Christine Chinkin e Desmond Travers) non hanno preso le distanze da un fico
secco. Come la mettiamo, Hillel?
La parte migliore però, come
spesso avviene, arriva alla fine, quando un istrionico Hillel Neuer tira fuori
dal suo magico cappello lo Special Rapporteur sulla Situazione dei Diritti
Umani in Palestina e Altri Territori Arabi Occupati Richard
Falk,
ricordandoci che si tratta di un cattivone perché a quanto pare non si è bevuto
la storiella ufficiale della Commissione sui fatti dell'11 Settembre.
Attenzione, non è che la menzione dello Special Rapporteur (o la sua opinione
sul 9/11 Report) in questa sede abbia
la benché minima attinenza con alcunché, si badi bene: infatti, non solo Richard
Falk non era presente a questa sessione del Consiglio (l'ultima volta che lo si
è visto da queste parti si era all'inizio di luglio!), ma la sua presenza non
era nemmeno prevista!
Eh già, cari Àp0ti, qui siamo
ai livelli demenziali che questo mese si erano visti soltanto negli USA, alla
convenzione dei Repubblicani in quel di Tampa (Florida), laddove un senile Clint Eastwood si è rivolto a una
sedia vuota per un quarto d'ora – finché la
sedia stessa, esasperata, non lo ha mandato a farsi f*ttere. In questo caso
però, questo dénouement è mancato.
Àp0ti da Ginevra: questo è tutto per oggi. Passo e chiudo.
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