Thursday, 18 October 2012

Intervento USA sulla Siria... verbale - per ora


di Rinaldo Francesca

Originalmente pubblicato l'11 settembre 2012

È con un po' d'emozione che qui alla redazione di Àp0ti Vi rendiamo edotti di quanto i nostri umettati occhi hanno avuto modo di vedere ieri, alla gloriosa apertura della ventunesima sessione del Consiglio dei Diritti Umani, qui al palazzo dell'ONU in quel di Ginevra.

Tali e tante sono state le perle che ci sono state offerte: toh, per esempio l'intervento dell'Italia, nel quale ci è stato ricordato come per il Balpaese i Diritti Umani non siano solo un imperativo morale, no-no-no, ma anche e soprattutto un motore per cambiamenti sociali – e sarà forse per questo, infatti, che l'Italia non si fa più viva a Palazzo Wilson, da quando ha subìto un cazziatone dal Comitato per i Diritti Umani nel 2005, per via della sua tendenza a far finta di niente quando macellai della Diaz (GE – 2001) ottenevano premiucci e promozioni varie... e adesso a ripresentare un rapporto al suddetto Comitato non ci pensa neanche, tant'è che si trova in ritardo di tre anni...

Alle volte, sapete com'è...

Ma non è di questo che desideriamo parlarVi: a rischio di fare un torto a tutti gli altri pressanti fattarelli in giro per il mondo – e di finire sul ripetitivo – vogliamo qui riaprire una finestra sulla Siria: anche perché, come saprete, qui si stanno preparando risoluzioni e mandati di comparizione alla Corte Penale Internazionale (tramite segnalazione ad Assemblea Generale... ma perché tediarVi con la procedura?)

Orbene, prevedibilmente, l'attuale sessione del Consiglio si è aperta con i riflettori fermamente puntati sulla Siria, con decine di delegati che hanno espresso la loro costernazione agli allarmanti, ultimi sviluppi. Fra tutti però, soltanto uno è l'intervento che meriti veramente a pieno titolo l'appellativo di “capolavoro”, a nostra modesta opinione: quello dell'ambasciatrice americana Donahoe (sorpresa-sorpresa), in parte per quello che ha detto, e in parte per quello che ha accuratamente evitato di dire. Vediamo un po'.

Eileen Chamberlain Donahoe, senza menare tanto il can per l'aia, ci ha rammentato che sì, d'accordo, fa sempre bene ricordare diritti umani e tutta quella roba, stragi e tragedie... a patto però di non dimenticare che cosa c'è davvero a monte di tutto questo: vale a dire “un brutale regime [che] ha scelto di reagire con la violenza e tattiche prive di coscienza contro delle manifestazioni pacifiche”. Questo, per chi avesse difficoltà a leggere tra le righe, significa - e ricordiamocelo bene, come suggerisce la Donahoe – che anche per la Siria è arrivato il momento di un caro, vecchio cambio di regime.

E, a quanto pare, le delegazione USA doveva veramente pensare di avere davanti un pubblico un po' duro d'orecchie, visto che un paio d'ore dopo la stessa ambasciatrice si è presentata anche a un evento ad hoc sullo stesso tema, reiterando nuovamente lo stesso, identico discorso (ho avuto il piacere di partecipare a entrambi gli eventi).

E quindi insomma, per chi non lo avesse capito, qui c'è un regime brutale che va cambiato e, ovviamente, questa è la priorità.

E, in effetti, che i Diritti Umani non fossero in cima alla lista degli USA, in questo caso specifico, lo avevamo anche subodorato: perché, suvvìa, se così fosse, eventualmente – che ne dite – la CIA non starebbe fornendo supporti tattici e logistici ai ribelli già dal mese scorso in via ufficiale (e in via ufficiosa, chissà da quanto tempo), non Vi pare? Quei ribelli, detto per inciso, che stando al rapporto della Commissione ONU, che la stessa Donahoe non smette mai di citare, si sono macchiati di crimini di guerra ed esecuzioni sommarie (paragrafo 60), violazioni dei diritti dei bambini (paragrafi 114-5), violazioni del Diritto Umanitario Internazionale e di tortura (paragrafo 134). No?

E queste, cari amici Àp0ti, sono per l'appunto le cosucce che la delegata USA evita accuratamente di dire. Tanto che, quando tuona contro il clima d'impunità che la comunità internazionale non può permettersi di tollerare, etc. etc., l'ascoltatore è inevitabilmente portato a ritenere che i fantomatici “perpetratori” che gli USA sono risoluti a trascinare di fronte alla Corte Penale Internazionale siano esclusivamente i membri delle forze dell'esercito siriano e paramilitari (Shabbiha), mentre si tace disinvoltamente sui cosiddetti “ribelli”.

E siete altresì pregati di ignorare gli ultimi 11 anni di storia (11 anni esatti, per la precisione), nei quali i portavoce delle ultime due amministrazioni USA in tutto il mondo ci hanno quotidianamente strombazzato l'assoluta priorità di “stanare Al-Qaida”, ovunque si trovasse, e non dare quartiere alle Forze del Male, bla-bla-bla...

Eh sì perché – altro piccolo dettaglio – il sunnominato rapporto della Commissione ONU evidenzia eccome che “il più importante [gruppo ribelle] è il Al-Nusrah Fronte per il Popolo del Levante, un gruppo che avrebbe legami con Al-Qaida, e che ha rivendicato parecchi attacchi, tra i quali attentati suicidi contro forze del governo e alti ufficiali (paragrafo 30).

Che dite, gli sarà sfuggito?

A presto, con nuovi aggiornamenti.

Un abbraccio da Ginevra.

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