Sabato 17 settembre, come riporta Al Jazeera, Ahmed Bani, il portavoce militare del governo di transizione, ha dato un ultimatum alle truppe dell'esercito ancora leali a Gheddafi, dando loro un'ultima chance di unirsi alle fila dei combattenti ribelli:
“I soldati e ufficiali che ignoreranno questa esortazione saranno accusati di alto tradimento”.
L'invocazione di alto tradimento in un teatro di guerra civile (“in un conflitto armato non-internazionale”) è una manovra altamente discutibile studiata per negare gli obblighi legali nei confronti degli avversari, che sarebbero obbligatori sotto il diritto umanitario internazionale, le Convenzioni di Ginevra del 1949 e i Protocolli Addizionali del 1977.
Vale la pena cogliere l'ironia, visto che:
1. L'Oran, dizionario legale, (1983) definisce alto tradimento come “[…] l'azione di un cittadino per aiutare un governo straniero a rovesciare, muovere guerra contro, o seriamente danneggiare la propria nazione”.
2. È stato dichiarato che fu proprio la prospettiva che il vecchio governo facesse un uso eccessivo della forza nel reprimere la rebellione a motivarla.
I pericoli del percorso intrapreso da Ahmed Bani (e i suoi consiglieri NATO, presumibilmente) consistono nel fatto che questo tipo di azione (e ciò è ampiamente dimostrato dagli annali della storia), tende a condurre a situazioni in cui entrambi i lati
“cadono nella barbarie e cercano di superarsi a vicenda in efferatezze e rappresaglie” (Bluntschli, Das moderne Völkerrecht der civilisirten Staaten als Rechtsbuch dargestellt, 1868,288, para.512)
Le Convenzioni di Ginevra
L'articolo 3 della Convenzione di Ginevra del 1949 delinea uno standard minimo per fazioni opposte in un conflitto civile:
Nel caso in cui un conflitto armato privo di carattere internazionale scoppiasse sul territorio di una delle Alte Parti contraenti, ciascuna delle Parti belligeranti è tenuta ad applicare almeno le disposizioni seguenti:
Le persone che non partecipano direttamente alle ostilità, compresi i membri delle forze armate che abbiano deposto le armi e le persone messe fuori combattimento da malattia, ferita, detenzione o qualsiasi altra causa, saranno trattate, in ogni circostanza, con umanità, senza alcuna distinzione di carattere sfavorevole che si riferisca alla razza, al colore, alla religione o alla credenza, al sesso, alla nascita o al censo, o fondata su qualsiasi altro criterio analogo.A questo scopo, sono e rimangono vietate, in ogni tempo e luogo, nei confronti delle persone sopra indicate:
a. le violenze contro la vita e l'integrità corporale, specialmente l'assassinio in tutte le sue forme, le mutilazioni, i trattamenti crudeli, le torture e i supplizi;
b. la cattura di ostaggi;
c. gli oltraggi alla dignità personale, specialmente i trattamenti umilianti e degradanti;
d. le condanne pronunciate e le esecuzioni compiute senza previo giudizio di un tribunale regolarmente costituito, che offra le garanzie giudiziarie riconosciute indispensabili dai popoli civili.
I feriti e i malati saranno raccolti o curati.
Date le situazioni sul campo in Libia, la certezza di ulteriori atrocità se non si converranno un cessate-il-fuoco e una soluzione negoziata, e e i rischi reali di genocidio contro alcune tribù, Human Rights Investigations ancora una volta domanda a gran voce un'immediata cessazione dei bombardamenti NATO (che purtroppo sono stati estesi recentemente), un cessate-il-fuoco e una fine negoziata a questo conflitto.
Link:
http://humanrightsinvestigations.org/2011/09/22/high-treason-barbarity-geneva-convention-in-libya
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