Fate attenzione bambini, questi sono momenti solenni: e ricordatevi che domani ricorre la Giornata Mondiale del Vogliamoci Bene o Roba del Genere, noi di Àp0ti siamo lieti di annunciarvi – non senza un obbligatorio, emotivo magone alla gola.
E, alla luce di questo commuovente aggiornamento, drizziamo un po' le orecchie e ascoltiamo quanto hanno da dirci coloro che – a rischio di rovinarci la festa – ci ricordano che c'è poco da star tranquilli, sapete, con tutto quel fermento che bolle e preoccupa da quelle parti là, in Jihadi-land.
Infatti, non più tardi di una settimana fa, un David Petraeus dalle ciglia aggrottate ci ricordava che “Al Qaeda nella Penisola Araba, o AQAP [per gli amici], è emersa come il nodo regionale più pericoloso nella jihad globale”. [1]
Ma certo David, tu sì che sai dire certe cose come vanno dette, e cioè nel modo più saggio e sicuro per far carriera: ci sembra solo ieri quando quattro anni fa, nella trepida attesa di un tuo giudizio sull'andamento dell'aggressione in Iraq – giudizio che ci veniva fatto credere avrebbe finalmente rivelato se la decisione di mandare ulteriori 30 mila truppe USA in Iraq fosse o non fosse stato efficace per “rappacificare il paese” (???) – tu ci sorprendesti con un assessment che miracolosamente riusciva ad accontentare tutti! Sì, come dire, ehm, c'erano stati dei progressi... ma non abbastanza per precipitare un rimpatrio... No, l'invio delle truppe era stato perlopiù un fallimento... ma non abbastanza da poter dire che non fosse stata una decisione necessaria... [2]
Un capolavoro di risposta, David!
Queste, vedi, sono le cose che permettono una rapida promozione: tu sì che hai imparato la lezione – mica come quel cialtrone del tuo collega, generale Stanley McChrystal, che commise il fatale errore di dire ciò che pensava... e adesso di lui non si sa più niente. [3]
E, a voler delineare una sorta di causa-effettto che colleghi quei giorni con oggi, si potrebbe dire che furono proprio quelle tue oculate parole a tracciare il futuro della tua carriera (da comandante delle forze US a direttore della CIA) e dell'ormai sempiterna occupazione dell'Iraq (46000 unità a tutt'oggi ancora in Iraq, anche se si biascica di ridurle a 5000, più naturalmente decine di migliaia di mercenari privati, un'ambasciata delle dimensioni del Vaticano e 47 basi militari USA). [4]
Niente male, hey?
Ordunque, adesso Petraeus torna alla carica, cantandoci nuovamente la sua hit di successo (cavallo che vince non si cambia), che suona pressapoco così: abbiamo-fatto-progressi-eppure-in-qualche-modo-il-pericolo-è-adesso-maggiore.
Capito? O devo spiegarvelo più lentamente?
Senonché oggi il bersaglio è lo Yemen, dove AQAP ha potuto “cooptare le tribù locali ed estendere la sua influenza, [ragion per cui] dobbiamo chiaramente intensificare la nostra collaborazione e negare ad AQAP il covo che sta cercando di stabilire”.
Chiaramente.
Nulla a che vedere, per carità, con il fatto che lo Yemen sia ancora una delle poche – e sempre più poche – nazioni a non essere ancora consegnata mani e piedi al cartello bancario internazionale: nazioni di cui faceva parte anche la Libia (con Banca Centrale Libica saldamente nelle mani dello stato) fino a che i “ribelli” non hanno messo a posto le cose a marzo, fondando (ancora in piena guerra civile) la loro banca centrale [5], che il governo USA ha immediatamente riconosciuto come l'unica intermediaria “legittima” per il futuro dell'economia libica.
Oh certo, diamo tempo al tempo: sappiamo che l'anno scorso Masood Ahmed, direttore del dipartimento del Fondo Monetario Internazionale per Medio Oriente e Asia Centrale era in visita in Yemen per sbolognare un programmino di vari aggiustamenti strutturali, modifiche di politiche fiscali e di tariffe [6] e che, di ovvia conseguenza, i cittadini yemeniti possono dormire tra due guanciali. Tuttavia, dettaglio fastidioso, lo Yemen continua a non essere membro della Banca dei Regolamenti Internazionali (così come non lo era la Libia sino a pochi mesi fa)... No, macché, tutta una coincidenza! Cosa andiamo a pensare...
Così come è naturalmente una coincidenza che, ad una settimana dal discorso di Petraeus apprendiamo che, puntuali come eccellenti attori che abbiano appena ricevuto il segnale dal regista, si stanno sempre più intensificando le proteste per le strade (fomentate adesso da elementi dell'esercito che sono passati dall'altra parte - ma tu guarda!), così come la repressione da parte del governo. [7]
E può essere solo una coincidenza che tutto questo stia avvenendo sullo sfondo di un sempre maggior numero di attacchi USA in Yemen mediante aeromobili a pilotaggio remoto. [8]
Raccontaci Petraeus, è già arrivato il momento di “distruggere il paese per poterlo salvare”, nelle parole del poeta? A quando l'escalation? Sì, lo sappiamo: i banchieri sono impazienti, e a te è toccato il duro compito di tranquillizzarli, dire loro che non si può procedere senza aver prima condizionato e indottrinato la mente di noi – pubblico ignorante – sulla necessità sacrosanta di passare alle maniere forti anche in Yemen. Ci vorrà del tempo, ce ne rendiamo conto. E allora fa' del tuo meglio, e mi raccomando Petraeus: le public relations di questa nuova “guerra di percezioni”, per usare le tue parole, sono nelle tue mani: non ci deludere!
[1] Al-Qaeda in Arabian Peninsula 'most dangerous', The Telegraph, 13 settembre 2011, disponibile su:
http://www.telegraph.co.uk/news/worldnews/al-qaeda/8760342/Al-Qaeda-in-Arabian-Peninsula-most-dangerous.html
[2] Suzanne Goldenberg: Petraeus tells troops: surge has not worked out as we had hoped, The Guardian, 8 settembre 2007, pubblicato qui:
http://www.guardian.co.uk/world/2007/sep/08/usa.iraq
[3] Michael Hastings: The runaway general, Rolling Stone Magazine, 22 giugno 2010, reperibile su:
http://www.rollingstone.com/politics/news/the-runaway-general-20100622
[4] Greg Jaffe: Obama wants to keep 3,000-5,000 U.S. troops in Iraq into 2012, The Washington Post, 8 settembre 2011, disponibile qui:
http://www.washingtonpost.com/world/national-security/obama-wants-to-keep-3000-5000-us-troops-in-iraq-into-2012/2011/09/07/gIQAcnkhAK_story.html
[5] Bill Varner: Libyan Rebel Council Forms Oil Company to Replace Qaddafi’s, Bloomberg News, 22 marzo 2011, pubblicato su:
http://www.bloomberg.com/news/2011-03-21/libyan-rebel-council-sets-up-oil-company-to-replace-qaddafi-s.html
[6] Vedere:
http://www.imf.org/external/np/country/notes/yemen.htm
[7] Yemen unrest: Saleh forces 'shell Sanaa protest camp', BBC News, 20 settembre 2011, reperibile qui:
http://www.bbc.co.uk/news/world-middle-east-14982712
[8] Karen DeYoung: U.S. increases Yemen drone strikes, The Washington Post, 17 settembre 2011, disponibile su:
http://www.washingtonpost.com/world/national-security/us-increases-yemen-drone-strikes/2011/09/16/gIQAB2SXYK_story.html
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