Wednesday, 5 January 2011

Noam Chomsky: spezzare il braccio di ferro israeliano-palestinese

Mentre è intensamente occupato a espandere gli insediamenti illegali, il governo d'Israele sta anche cercando di far fronte a due problemi: una campagna globale di ciò che percepisce come “delegittimizzazione” - ovvero obiezioni ai suoi crimini e rifiuto a parteciparvi – e una parallela campagna di legittimizzazione della Palestina.
La “delegittimizzazione”, che sta progredendo rapidamente, è stata portata avanti a dicembre con la campagna, lanciata da Human Rights Watch, affinché gli Stati Uniti “sospendano finanziamenti a Israele per un ammontare equivalente a qunto spende Israele per mantenere gli insediamenti”, e a monitorare i contributi a Israele da parte di organizzazioni americane esentasse che violino il diritto internazionale, “compreso il divieto di ogni forma di discriminazione” - il che getterebbe una ben vasta rete. Amnesty International aveva già proposto di imporre a Israele un embargo di armi. Anche il processo di legittimizzazione ha fatto un grande passo avanti a dicembre, quando l'Argentina, la Bolivia e il Brasile hanno riconosciuto lo Stato della Palestina (Gaza e Cisgiordania), portando a più di 100 il numero di nazioni che appoggiano [questo progetto].
Il giurista internazionale John Whitbeck stima che l'80-90 percento della popolazione mondiale vive in nazioni che riconoscono la Palestina, mentre il 10-20 percento riconosce la Repubblica del Kosovo. Gli USA riconoscono il Kosovo ma non la Palestina. Conseguentemente, come scrive Whitbeck su Counterpunch, i media “trattano l'indipendeenza del Kosovo come un fatto compiuto, mentre l'indipendenza della Palestina resta solo un'aspirazione che non si potrà mai realizzare senza il consenso americano-israeliano”, riflettendo i consueti funzionamenti del potere in àmbito internazionale.
Data l'estensione degli insediamenti in Cisgiordania, già da più di un decennio si dice che il consenso internazionale sulla soluzione a due stati è defunto, o erronoeo (sebbene, evidentemente, la maggior parte del mondo non sia d'accordo). Quindi coloro che hanno a cuore i diritti dei palestinesi dovrebbero auspicare l'occupazione israeliana dell'intera Cisgiordania, seguita da una lotta anti-apartheid come si vide in Sudafrica, che dovrebbe portare a dare la piena cittadinanza alla popolazione araba che vive lì.
Questo argomento dà per scontato che Israele sia d'accordo a quest'annessione. È invece molto più probabile che Israele continuerà il programma che mira all'annessione di quelle parti della Cisgiordania che sta sviluppando, approssimativamente metà del territorio, senza assumersi alcuna responsabilità per il resto, difendendosi così dal “problema demografico” - troppi non-ebrei in uno stato ebraico – e tenendo nel frattempo separata l'assediata Gaza dal resto della Palestina.
Un'analogia tra Israele e il Sud Africa merita attenzione. Una volta che fu implementato l'apartheid, i nazionalisti sudafricani ammisero di essere diventati dei reietti dal punto di vista internazionale, come conseguenza. Nel 1958 però il ministro degli esteri informò l'ambasciatore americano che le condanne critiche dell'ONU e altre proteste non destavano preoccupazioni fintanto che il Sud Africa continuava a essere appoggiato dall'egemone globale – gli Stati Uniti. Verso gli Anni Settanta, l'ONU impose un embargo di armi, presto seguito da una campagna di boicottaggio e disinvestimenti. Il Sud Africa reagì in una maniera calcolata per far indignare l'opinione internazionale. In un atto di disprezzo verso l'ONU e il presidente Jimmy Carter – che non reagì per non mandare all'aria negoziazioni inutili – il Sud Africa lanciò una sanguinosa campagna contro i campi profughi in Cassinga, Angola, proprio mentre il “contact group” guidato da Carter stava per presentare un accordo per la Namibia. La similitudine con il comportamento di Israele oggi è notevole – per esempio l'attacco su Gaza nel gennaio 2009 e quello alla flottiglia nel maggio 2010.
Quando il presidente Reagan iniziò il suo mandato nel 1981, appoggiò completamente i crimini domestici del Sudafrica e il suo brigantaggio omicida nel confronti dei paesi vicini. Questa prassi era giustificata nell'ottica della guerra al terrore che Reagan aveva dichiarato all'inizio della sua presidenza. Nel 1988, l'African National Congress di Nelson Mandela fu designato come “uno tra i più notori gruppi terroristici al mondo” (lo stesso Mandela fu rimosso dalla lista di “terroristi” a Washington solo nel 2008). Il Sud Africa continuava a sfidare – e a trionfare – con i suoi nemici interni schiacciati, e con il solido supporto dell'unico paese che contasse qualcosa nel sistema globale.
Poco tempo dopo, la politica USA cambiò direzione. Gli interessi economici di Stati Uniti e Sudafrica molto probabilmente cominciarono a rendersi conto che gli sarebbe convenuto sbarazzarsi di questo fardello dell'apartheid. E poco dopo l'apartheid crollò. Il Sud Africa non è l'unico caso in cui la cessazione dell'appoggio americano per crimini ha portato a un progresso significativo. Può un simile cambiamento accadere anche nel caso di Israele, spianando la via a una soluzione diplomatica? Tra gli ostacoli, fermamente piantati in quella direzione, ci sono stretti legami militari e diplomatici tra gli USA e Israele.
Il più infervorato appoggio per i crimini di Israele proviene dal mondo degli affari. L'industria hi-tech americana è strettamente integrata con la sua controparte israeliana. Per citare solo un esempio, la più grande produttrice mondiale di microchip, Intel, sta stabilendo le sue unità di produzione più avanzate in Israele.
Un telegramma diplomatico USA pubblicato da Wikileaks rivela che l'industria militare Rafael ad Haifa è uno di quei siti considerati vitali per gli interessi americani per via della sua produzione di bombe grappolo; Rafael aveva già trasferito alcune delle sue operazioni negli Stati Uniti per ottenere un migliore accesso ai sussidi e al mercato statunitensi. Esiste poi anche una potente lobby israeliana, sebbene naturalmente rimpicciolita al confronto di quelle finanziarie e militari.
Anche critici fattori culturali hanno la loro importanza. Il sionismo cristiano precede di molto quello ebraico, né è limitato a quel terzo della popolazione americana che prende la Bibbia alla lettera. Quando il generale britannico Edmund Allenby conquistò Gerusalemme nel 1917, la stampa internazionale lo ritrasse come Riccardo Cuor di Leone, che finalmente salvava la Terra Santa dagli infedeli.
Successivamente, [si disse che] gli ebrei dovevano tornare nelle terre che erano state promesse loro dal Signore. Articolando un'opinione comune, Harold Icke, segretario dgli interni di Franklin Roosevelt, descrisse la colonizzazione ebraica della Palestina come un traguardo “senza compromessi nella storia del genere umano”.
Esiste poi anche un'istintiva simpatia per quel tipo di società coloniale che viene vista come un ripercorrere la storia degli stessi Stati Uniti, storia che portò la civilizzazione nelle terre che questi immeritevoli nativi non erano in grado di ottimizzare – una concezione profondamente radicata in secoli di imperialismo.
Per spezzare questa posizione di stallo sarà necessario smantellare l'illusione che gli Stati Uniti siano un “onesto giocatore in questa partita”, che cerca disperatamente di riconciliare avversari recalcitranti, e di riconoscere che le negoziazioni serie sarebbero quelle tra USA-Israele da un lato e il resto del mondo dall'altro.
Se i centri di potere negli Stati Uniti potessero essere costretti dall'opinione pubblica ad abbandonare questa politica di rifiuto che dura da decenni, molte prospettive che sembrano adesso remote diventerebbero improvvisamente possibili.

L'articolo è originalmente apparso su Znet:
http://www.zcommunications.org/breaking-the-israel-palestine-deadlock-by-noam-chomsky
Se ne possono trovare altre copie qui:
http://www.darkpolitricks.com/2011/01/checking-israeli-agression%E2%80%94the-fight-against-racism-and-militarism/?utm_source=feedburner&utm_medium=feed&utm_campaign=Feed%3A+DarkPolitricks+%28Dark+Politricks%29
e qui:
http://www.informationclearinghouse.info/article27188.htm

3 comments:

  1. Ciao Rinaldo,

    ti ho "nominato"..
    http://dadietroilsipario.blogspot.com/2011/01/sunshine-award.html

    Ciau
    Barbara

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  2. Grande!
    Ah, e complimenti per l'eccellente lavoro...
    A proposito, è tuo questo?

    http://www.youtube.com/watch?v=KOobfHAt2Ts

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  3. Ciao,

    no non è mio, di un altro notav, al'epoca lo tolsero e censurarono parecchio (indovina chi eh eh) e perciò chiesero a tutti di darne la più ampia diffusione e replicarlo in ogni modo, creai allora il canale barbaranotav per caricarlo su youtube, infatti non ho mai messo altro..era solo per dare una mano.

    Voi bloggers che scrivete fate uno splendido lavoro, io uso il blog per "appuntarmi" lavori e bloggers degni di nota

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