Monday 10 January 2011

Christopher Hitchens vs Tony Blair

Quella che segue è la trascrizione di un dibattito che si è svolto a Toronto a novembre del 2010 tra l'ex primo ministro britannico Tony Blair e l'opinionista per Vanity Fair Christopher Hitchens; titolo del dibattito: “È la Fede una Forza Benigna o Maligna?
Due parole di background, se vi va: Tony Blair ha fatto della sua tanto pubblicizzata “conversione” al cattolicesimo un fiore all'occhiello di quest'ultima fase della sua carriera (un'astuta mossa d'immagine, dettata allora dall'ambizione per la presidenza al Consiglio Europeo – come già si è scritto).
Christopher Hitchens si considera un neo-ateo, per quello che significa (forse per distinguersi dai “paleo-atei”? Illuministi come David Hume o il Barone d'Holbach?), ed è l'autore del libro God Is Not Great (2007).
Tuttavia, per chiunque abbia familiarità con le forti opinioni, sia di Blair che di Hitchens, in àmbito geopolitico internazionale, e per chiunque sappia quanto queste loro posizioni coincidano (la sacrosanta necessità di aggredire l'Iraq nel 2003; l'ammirazione per l'amministrazione neocon sotto la presidenza di George W. Bush; la minimizzazione del waterboarding, e tante altre), sarà difficile non vedere questo dibattitto come una sorta di circo ambulante (il dibattito si è ripetuto con lo stesso copione in varie altre città, compresa Londra) organizzato da due scaltri marpioni per incassare un lauto cachet sfottendosi bonariamente in pubblico sulle loro rispettive convinzioni in materia di fede (unico punto su cui sembrano essere formalmente in disaccordo), e tenendo indubbiamente viva l'attenzione dei loro numerosi spettatori – richiamati dall'idea di “qualità” evocata dal brand Blair & Hitchens – grazie alle loro innegabili doti di oratori pubblici.
Tutto ciò premesso, il dibattito resta comunque godibile, in quanto fornisce interessanti spunti di riflessione. Buona lettura.

CHRISTOPHER HITCHENS: Grazie, signore e signori. Molte grazie alla famiglia Munk, grandi filantropi, per aver reso ciò possibile. Sette minuti, signore e signori, per mettere le basi dell'argomento fra religione e filosofia mi lasciano ben poco tempo per congratularmi con il mio distinto avversario; anzi, magari coglierò l'occasione di farlo più tardi!
Penso che tre minuti e mezzo per la metafisica e tre minuti e mezzo per il mondo materiale non saranno eccessivi, e ho un testo; ho un testo che è stato scritto (poiché non ho intenzione di servirmi di testi religiosi di noti estremisti e fanatici) dal Cardinale Newman – recentemente beatificato, con l'insistenza del sig. Blair, e che sarà presto canonizzato. Un uomo la cui Apologia indusse molti anglicani a riconsiderare [la loro fede], portò molte persone in seno alla Chiesa Cattolica ed è giustamente considerato un grande pensatore cristiano. Il mio testo è tratto dall'Apologia.
“La Chiesa Cattolica” disse il Cardinale Newman, “preferirebbe che il sole e la luna cadessero dal cielo, che la terra crollasse e che i molti milioni su di essa perissero in estrema agonia, piuttosto che una sola anima – non dico fosse perduta – ma che commettesse anche solo un peccato veniale, mentisse deliberatamente o rubasse un solo penny ingiustificatamente”.
Dovete ammettere che è scritto molto bene; ma per me, e questo è il mio argomento, ciò che abbiamo qui – e non certo tratto da una fonte corrotta – è precisamente un distillato di tutto quello che è contorto e immorale nella mentalità della fede: il suo essenziale fanatismo, la sua considerazione dell'essere umano come materia prima, e la sua fantasia di purezza.
Accettare il concetto di un creatore, e di un progetto, rende tutti noi degli oggetti in un esperimento crudele, nel quale siamo stati creati malati, e ci viene ordinato di guarire. Ripeto: creati malati, con l'ordine di diventare sani. E su di noi, con il cómpito di supervisionare ciò, sarebbe stata installata una dittatura celestiale, una sorta di Corea del Nord divina, avida ed esigente. Avida di acritiche parole di lodi dall'alba al tramonto e rapida a punire i peccati originali che essa stessa, amorevolmente, ci donò per cominciare.
Ad ogni modo, non sia mai detto che non è offerta una cura, una salvezza. Eccome, la redenzione viene promessa alla modica spesa della resa di tutte le nostre facoltà critiche.
La religione, si potrebbe... si deve dire, dovrebbe ammettere di fare delle affermazioni piuttosto straordinarie; ma, nonostante io sia convinto che per [dimostrare] delle affermazioni straordinarie siano necessarie delle prove straordinarie, alquanto coraggiosamente, non fornisce nemmeno delle prove ordinarie per sostenere le sue affermazioni straordinarie e soprannaturali.
Quindi si potrebbe iniziare domandando – e lo domando anche al mio avversario, così come a voi, quando rifletterete su come votare [1] - fa forse bene al mondo di fare appello alla nostra credulità e non al nostro scetticismo? Fa forse bene al mondo adorare una divinità che sta da una parte in guerre, come in affari umani? O fare appello alla nostra paura e al nostro senso di colpa, fa forse bene al mondo? Al nostro terrore, al nostro terrore della morte, fa forse bene fare appello?
Predicare il senso di colpa e di vergogna per l'atto sessuale e le relazioni sessuali, fa forse bene al mondo? E domandatevi soprattutto, sono tutte queste delle preoccupazioni di qui la religione dovrebbe occuparsi (come io ritengo stia facendo)? Terrorizzare i bambini con immagini dell'inferno e di punizioni eterne, non solo per sé stessi, ma anche per i loro genitori e tutti coloro che amano. E forse peggio di tutto, considerare la donna come una creazione inferiore: fa forse bene tutto ciò? E siete in grado di mostrarmi una religione che non l'abbia fatto? Dire poi che certi libri di miti e leggende, scritti da uomini e primitivi, siano in realtà un codice rivelato e divino, non creato dalla mano dell'uomo.
La religione induce brave persone a fare atti riprovevoli, e persone intelligenti a dire cose stupide. Vi venisse dato in mano un neonato, sarebbe forse la vostra prima reazione quella di pensare: “Bello, quasi perfetto: e adesso presto, passatemi una pietra affilata per i suoi genitali, così che io possa svolgere il lavoro del Signore”? No.
Come disse giustamente il grande fisico Stephen Weinberg [2]: “Nell'ordinario universo morale, le persone migliori faranno il meglio di cui sono capaci, e le persone peggiori faranno il peggio di cui sono capaci. Ma se si vuole portare buone persone a fare cose malvagie, allora c'è bisogno della religione.
Ho ancora un minuto e 57 secondi per spiegare perché ritengo che questo sia palesemente evidente nel nostro mondo materiale. Vorrei chiedere a Tony, visto che si trova qui, e visto che la regione geografica dove sta cercando di mettere pace è il luogo di nacita del monotesimo, che ci si dovrebbe aspettare come rifulgente di pace e amore. Chiunque nel mondo civilizzato è più o meno d'accordo – così come anche gli arabi, gli ebrei e la comunità internazionale - che dovrebbe esserci sufficiente spazio per due stati e due popolazioni nello stesso lembo di terra: penso che su questo siamo più o meno tutti d'accordo. Perché non siamo in grado di ottenerlo, né noi, né l'ONU, né gli Stati Uniti, né il quartetto, né l'OLP, né il parlamento israeliano, perché? Perché i “partiti di Dio” hanno il potere di veto sulla questione, e ognuno sa che questo è vero. Per via delle promesse divine che sono state fatte riguardo a questo territorio, non ci sarà mai pace, o compromessi. Ci saranno invece miseria, vergogna e tirannide, persone che uccideranno i bambini di altre persone a causa di antichi libri, caverne e reliquie: e chi mi verrà a dire che tutto questo fa bene al mondo? Questo è solo l'esempio che avevo più a portata di mano. Avete ultimamente dato un'occhiata alla possibiltà – di cui parlavamo come dei bambini terrorizzati – di cosa potrebbe succedere se fanatici messianici dovessero mettere le mani su un'arma apocalittica? Stiamo per scoprirlo, mentre osserviamo la Repubblica Islamica dell'Iran, con il partito degli alleati di Dio, fare le prove generali proprio per questo. Avete recentemente dato un'occhiata al revival dello zarismo nella Russia di Putin, dove la nero-vestita leadership dell'ortodossia religiosa si posa su un regime sempre più xenofobico, tirannico, imperialista ed espansionista? [3]
Avete recentemente dato un'occhiata agli insegnamenti in Africa – e alle loro conseguenze – da parte di una Chiesa che dice: “l'AIDS sarà anche malvagio, ma non tanto quanto i preservativi”? Questo è esattamente...
Non mi rimangono più secondi, signore e signori, ho fatto del mio meglio. Credetemi, ho ancora dell'altro [di cui parlare].

TONY BLAIR: Prima di tutto, lasciatemi dire che è un vero piacere essere con tutti voi questa sera, essere di nuovo qui a Toronto. In particolare, è un privilegio e un onore essere con Christopher Hitchens in questo dibattito. Lasciatemi dire prima di tutto che io non mi sento di considerare il leader della Corea del Nord come un'icona per la religione, come vi delizierà sapere.
Affronterò sette punti nei miei sette minuti: un sette biblico. Il primo è questo: è indubbiamente vero che le persone possano commettere atti orripilanti nel nome della religione. È anche vero che le persone commettono opere di straordinario bene comune, ispirate dalla religione. Quasi metà del sistema di sanità in Africa viene somministrato da organizzazioni di fede, salvando milioni di vite. Un quarto di tutte le cure per l'HIV/AIDS è fornito da organizzazioni cattoliche. Esiste il fantastico lavoro fornito da associazioni musulmane ed ebraiche. Ci sono in Canada migliaia di organizzazioni religiose che si prendono cura di malati mentali, disabili, svantaggiati e nullatenenti. E qui a Toronto, a nemmeno un miglio di distanza, c'è un rifugio gestito da un'organizzazione no-profit, un'associazione cristiana di beneficienza per giovani senzatetto in Canada.
Quindi la proposizione secondo cui la religione sarebbe veleno puro è insostenibile. Può essere distruttiva, ma può anche creare un pozzo profondo di compassione, come spesso fa.
Il secondo punto è che le persone vengono ispirate a fare del bene da ciò che io definirei la vera essenza della fede che, a parte le dottrine e i rituali specifici a ogni fede, è il semplice credo comune a tutte le religioni, [quello di] servire e amare Dio attraverso il servizio e l'amore per gli altri esseri umani, come testimoniato dagli insegnamenti dalla vita di Gesù – una vita di amore, altruismo e sacrificio – il significato della Torah. Fu il rabbino Hillel che, sfidato un giorno, come è noto, da un detrattore che disse che si sarebbe convertito alla religione se [il rabbino] fose stato in grado di recitare l'intera Torah rimanendo su un piede solo, si mise su un piede solo e disse: “Fa' agli altri ciò che vorresti fosse fatto a te. Questa è la Torah: tutto il resto è un commentario. Ora va' e convertiti”.
Il messaggio del profeta Maometto – salvare una sola vita è come salvare l'intera umanità – la ricerca induista dell'altruismo, il concetto buddhista di Kuruni, che soggioga il desiderio egoista in favore dell'aiuto per gli altri, l'insistenza dei Sikh per il rispetto nei confronti delle persone di altre religioni. A mio parere, questo è il vero volto della fede. E i valori derivati da questa essenza offrono a molte persone una struttura benigna, positiva e progressiva secondo la quale vivere la propria vita. Stimolare l'impulso a fare del bene, disciplinare la propensione a essere egoisti e malvagi.
E la fede definita in questo modo non è soltanto fede come sollievo in momenti di bisogno, sebbene possa esserlo; né una reliquia di tradizioni prive di riflessione, tantomeno un frammento di superstizione, o una spiegazione di biologia. Piuttosto, risponde a un profondo bisogno spirituale, qualcosa che sentiamo e avvertiamo istintivamente. Si tratta di una presenza spirituale più grande, più importante e significativa rispetto a noi, presi singolarmente, il cui potere è separato dal nostro e che, anche se le meraviglie nel mondo si moltiplicano, ci induce a inginocchiarci in umiltà, invece di pavoneggiarci pieni d'orgoglio.
Se la fede viene vista sotto questa luce, la scienza e la religione non sono più incompatibili, destinate a combattersi l'una contro l'altra, fino al momento in cui la fredda ragione estinguerà le fiamme fanatiche della religione. Al contrario: la scienza ci istruisce su com'è e come funziona il mondo fisico, mentre la fede ci istruisce sullo scopo a cui porta questa conoscenza, i valori che dovrebbero pilotarne l'uso e i limiti di ciò che possono fare la scienza e la tecnologia per rendere più ricca la nostra vita – non dal punto di vista materiale, ma da quello spirituale.
E allora immaginatelo davvero un mondo senza religione: non solo senza luoghi di culto, senza preghiere o scritture, ma anche senza uomini o donne propensi a mostrare perdono - per via della loro fede del dedicare la loro vita ad altri - dove altrimenti non ne mostrerebbero, [senza persone] che, guidate dalla loro fede a credere che anche i più deboli e indifesi hanno dei diritti, si sentissero in dovere di difenderli.
E certo, sono d'accordo, in un mondo senza religione i fanatici religiosi non esisterebbero. Ma vi domando: anche il fanatismo smetterebbe di esistere? E poi vi chiedo di tenere a mente che l'immaginare una simile visione del mondo non è nuova. Il ventesimo secolo porta le cicatrici di visioni che avevano precisamente questa immagine nel loro cuore, e che ci regalarono Hitler, Stalin e Pol Pot. In questa visione, l'obbedienza alla volontà era per i deboli: era la volontà dell'uomo che doveva dominare.
Così, mentre non nego per un istante che la religione possa essere una forza maligna, affermo anche che laddove questo è il caso, si tratta essenzialmente di una perversione della fede, e asserisco che perlomeno la religione può anche essere una forza benigna e che, dove questo è il caso, è perché è fedele a quella che io credo essere la vera essenza della fede; e dico inoltre che un mondo senza fede religiosa sarebbe un mondo ristretto, spiritualmente, moralmente ed emotivamente.
Quindi, so molto bene che si possono indicare esempi – come giustamente fa Christopher – in cui le persone hanno usato la religione per commettere atti terribili, che hanno reso il mondo un posto peggiore. Ma vi chiedo di non giudicare tutte le persone di fede come questa gente di cui sopra, non più di quanto non vi mettereste a giudicare la politica basandovi su pessimi politici. O il giornalismo su pessimi giornalisti.
La domanda [del dibattito] è: pur con tutte le cose che non vanno per quanto riguarda la religione, è possibile che vi sia in essa anche qualcosa che aiuti il mondo a essere migliore, e le persone a fare del bene? La mia risposta è sì. Grazie.

CHRISTOPHER HITCHENS: Bene, d'accordo. In tutta onestà, nessuno qui si è messo a dire che la religione debba – o che sia destinata a – sparire dal mondo: tutto quello che sto dicendo è che sarebbe meglio se ci fosse molto più di ciò che si può definire una “ondata di laicità”. Per logica, se Tony avesse ragione, la mia situazione sarebbe migliore – non di molto, ma leggermente – se fossi un musulmano wahabita, o magari un testimone di Geova, invece di crogiolarmi nella semplice laicità, come evidentemente faccio.
Quello che sto dicendo è che ciò di cui abbiamo bisogno è molto di più dell'una e molto di meno dell'altra. Sapevo che stava per arrivare il momento in cui sarebbe venuto fuori il discorso delle opere pie e di beneficienza: questa è una cosa che io prendo molto sul serio, perché si dà il caso, signore e signori, che oggi noi siamo la prima generazione a sapere veramente quale sia il rimedio contro la povertà. Questo ci ha elusi per molti, molti anni. La cura per la povertà ha un nome, in realtà: si chiama potere alle donne.
Se date alle donne più controllo ai loro ritmi di riproduzione, se date loro più voce in capitolo, le liberate da cicli riproduttivi animaleschi a cui la natura e alcune dottrine religiose le condannano, e se gettate loro una manciata di semi, e magari anche dei prestiti, il livelllo di ogni cosa in quel villaggio – non solo della sussistenza, ma anche della sanità e dell'educazione – aumenterà. Provatelo in Bangladesh e in Bolivia. Funziona ogni volta. Ditemi una sola religione che promuova quest'idea, o che l'abbia mai promossa. Ovunque nel mondo voi volgiate lo sguardo, cercando di rimuonvere dalle donne i ceppi d'ignoranza, malattie e stupidità, l'ostacolo principale è invariabilmente rappresentato dal clero.
Inoltre, se vogliamo concedere questo fatto, e cioè le varie associazioni cattoliche di carità, direi, spero bene che lavorino molto in Africa: se fossi membro di una chiesa che ha sempre predicato che l'AIDS non è poi così malvagio come i profilattici, manderei anch'io qualche soldo in Africa per mettermi a posto la coscienza. Non lo dico per fare una battuta: se vi viene da ridere, vuol dire che sono stato capito male. Non riporterà indietro i milioni di persone che sono morte di una morte orrenda per via di quella convinzione, che perdura ancora adesso.
Vorrei anzi sentire una parola di scusa dai religiosi per quanto riguarda questo punto in particolare, se mai è stata offerta [da qualcuno], altrimenti verrò accusato di giudicare male le persone religiose prendendo ad esempio i loro rappresentanti peggiori. E questo non viene attuato, come dice Tony, nel nome della religione: si tratta di un precetto diretto, una pratica e una disciplina della religione, non è forse vero, signore, in questo caso? Penso che ti accorgerai che è così. Ma voi magari mi direte, d'accordo, i mormoni ti diranno la stessa cosa: “Puoi pure pensare che sia un po' folle credere che Joseph Smith trovò una nuova bibbia, seppellita nello stato di New York, ma dovresti vedere i nostri missionari in azione!”. Sarà, ma questo non mi manda in visibilio. Preferirei che non ci fossero né mormoni, onestamente, né missionari, né Joseph Smith.
Concediamo anche Hamas ed Hezbollah, entrambi i quali vi diranno, come fanno senza sosta: “Guardate le nostre opere di beneficienza. Senza di noi, effendi, dove andrebbero i poveri di Gaza e del Libano?” e hanno ragione: fanno molte opere di beneficienza. Non è niente in confronto al danno che causano, ma è pur sempre molto.
Sono familiari anche a me gli insegnamenti del rabbino Hilel; so anche da dove plagiò la sua storiella, se ebbe accesso al materiale di prima mano: l'ingiunzione di non fare agli altri ciò che considereresti ripugnante se fosse fatto a te, si trova nei [inudibile] di Confucio, se proprio vogliamo collocarlo [storicamente]. Ma si trova anche nel cuore di ogni persona in questo auditorio. Questo è poco ma sicuro. Non ci è necessario un permesso divino per sapere quello che è giusto e quello che è sbagliato, non abbiamo bisogno che ci vengano amministrate tavole delle legge, dieci alla volta, sotto pena di morte, per poter avere un senso morale. No, abbiamo il nostro ragionamento, la persuasione morale socratica e le nostre abilità: non abbiamo bisogno di una dittatura che ci dica quello che è giusto e quello che è sbagliato. E questo è tutto il mio tempo, grazie. [4]

(qui il séguito)

[1] Alla fine del dibattito, veniva chiesto al pubblico di votare per l'argomento più convincente.
[2] Non casuale, ma diplomaticamente corretta, a mio parere, la citazione di Stephen Weinberg, strategicamente piazzata sùbito dopo una critica alla circoncisione. Intelligente difesa preventiva da possibili accuse di antisemitismo – che sembrano non essere mancate nel passato.
[3] Iran e Russia: i grandi Satana. Ormai non c'è più dubbio, ci sono pur sempre scritture che persino Hitchens considera sacre: quelle prodotte dal PNAC.
[4] Dopo le rispettive introduzioni, a ognuno dei due partecipanti erano stati assegnati quattro minuti per controbattere.
L'intero video è visionabile qui:
http://www.youtube.com/watch?v=ddsz9XBhrYA
Per una trascrizione (pur con svariati errori):
http://www.newstatesman.com/blogs/the-staggers/2010/11/christopher-hitchens-tony-blair

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