Di HS.
pubblicato originalmente su
www.comedonchisciotte.org
Nota dell’autore: mi preme rivolgere le mie più sentite scuse agli anarchici del FAI (Federazione Anarchica Italiana), la più antica forma di auto organizzazione anarchica italiana per non aver rimarcato nel mio articolo “Che cosa cova sotto le macerie” le dovute differenze con la galassia “anarcoinsurrezionalista” e con coloro che si fregiano della sigla FAI per condurre operazioni provocatorie. Personalmente non condivido le idee espresse dagli anarchici ma ritengo doveroso chiudere ogni porta a coloro che vogliono gettare ulteriore benzina sul fuoco, magari riesumando i soliti e comodi stereotipi dell’”anarchico bombarolo e con smanie stragiste”. All’autentica FAI va la mia completa e sincera solidarietà.
Viviamo tempi sciagurati e miserabili sotto molteplici punti di vista, tempi in cui, non solo le normali aspirazioni di verità, trasparenza e giustizia vengono tradite e vilipese da chi si è assunto la presumibile responsabilità di traghettare il paese fuori dalle secche di questa interminabile e devastante crisi globale, continentale e nazionale, ma nei quali perfino il semplice sentimento della decenza è andato smarrito e forse perduto per sempre. Dopo anni di egemonia (sub)culturale berlusconiana ci si aspettava qualcosa di meglio e di più incoraggiante per le sorti della traballante Repubblica. E poi siamo veramente sicuri che i cosiddetti tempi bui della ribalta del Cavaliere sono veramente terminati ? Quel che non posso più tacere è la mia indignazione di cittadino e le ferite che quotidianamente mi vengono inferte nella mia dignità di semplice uomo civile. Disgraziatamente in questo 2012 ancora così lungo e dolente si susseguono i ventennali, trentennali, quarantennali delle celebrazioni dei “sacrifici” di solerti e coraggiosi servitori dello Stato assassinati per aver anche solo sfiorato quei famosi fili che non lasciano scampo. Non solo Falcone e Borsellino, ma anche il generale Dalla Chiesa e l’onorevole Pio La Torre, come il commissario Calabresi, per tacere di quella lista fin troppo lunga di politici, magistrati, carabinieri, poliziotti e giornalisti… Uomini che hanno creduto in uno Stato il quale per la sua metà ha quantomeno favorito incoraggiato e coperto gli assassini mentre l’altra è rimasta a guardare impassibile per non disturbare troppo. Sono indignato e offeso per la quantità di melassa e di sentimenti insinceri, esibiti ed artefatti che ci vengono riversati addosso con tutto il sapore della menzogna e del non detto. Le prime vittime di questo bombardamento di bassa retorica sono proprio i ragazzi e i più giovani che poco sanno e poco conoscono della nostra storia più recente. Ci sarà qualche motivo se fra gli studenti è diffusa la convinzione che a compiere le stragi degli anni passati sono stati i brigatisti ? Il nostro Presidente – il solito Prode Camomillo -, campione dei conformismi di ogni stagione, prima comunista filosovietico ortodosso e poi, stabiliti i rapporti di forza fra le Superpotenze, uomo assai apprezzato dall’establishment americano, tromboneggia e vaneggia fra gli scrosci di applausi del pubblico pagante. E’ tutto chiaro, no ? Da un lato ci siamo noi, gli onesti, i giusti, i “democratici” e dall’altro i “mostri”, i cattivi, i nemici delle istituzioni e del popolo italiano. Il nostro Prode Camomillo e la corte dei miracoli ministeriale ci parlano senza apparente cognizione di causa di pericoli per la democrazia – quale democrazia ? -, di marea dilagante dell’eversione e del terrorismo d’incerta matrice, dei rigurgiti criminali delle mafie, dei brigatismi e degli anarcoinsurrezionalismi vari… Non stiamo andando da nessuna parte e tutto questo gran parlare di pericoli e di attacchi alle istituzioni non solo confonde il cittadino medio, ma avvelena anime e coscienze, esaspera e rende rabbiosi ed inquieti impedendo il normale esercizio della pura razionalità. Indubbiamente a cavallo dei due turni delle recenti amministrative si sono verificati episodi terroristici e criminali di assoluta gravità che richiederebbero tutta la prudenza e il riserbo possibili da parte degli inquirenti incaricati delle indagini. Invece la consueta grancassa mediatica e le solite narcisistiche da strapazzo si sono trasformate in altrettante occasioni per fare del sensazionalismo inqualificabile. Verrebbe da dire che, per suscitare ed alimentare la tensione e l’insicurezza dei cittadini, tutto fa brodo…
Fra tutti i più recenti episodi criminali – ed è giusto e corretto definirli in tal modo – quello di Brindisi spicca per cinismo, crudeltà e barbarie. Chi ha colpito premeditando la strage ha voluto trasmettere un messaggio molto chiaro ai cittadini italiani: “Se noi siamo capaci di ideare e realizzare attentati contro le scuole ed inermi studenti significa che voi non potete essere sicuri in nessun posto…”. Purtroppo un’azione del genere prelude ad altri lutti e altro sangue… La situazione avrebbe dovuto richiedere la necessaria calma quantomeno da parte di chi ha la responsabilità di gestire gli eventi successivi… Invece si è assistito al solito spettacolo indecoroso, perché di spettacolo si è trattato… Brindisi diventa un’altra Cogne, un’altra Garlasco, un’altra Perugia, ecc… I media in toto – stampa, televisioni, Internet – si sono esercitate nel consueto “gioco di società” sulla “caccia all’assassino o agli assassini” senza molto costrutto. E’ la mano della mafia o del terrorismo mafioso… No, è il terrorismo “eversivo”… No, è quello “stragista”… No, si tratta di stragismo mafioso… No, è mafia “stragista”… E via discorrendo, fino a ripiegare sul folle o sul pazzo solitario che, magari, è spinto da motivazioni pseudopolitiche… E’ un gioco inutile e forse inevitabile, ma comprensibile nella società della comunicazione e dell’”informazione spettacolo”, mentre fa gridare vendetta quando ad esso partecipano gli organi inquirenti…
Si dice – e forse non senza ragione – che le prime ventiquattro ore sono importanti e decisive per l’individuazione dei colpevoli di un qualsiasi delitto, poi le indagini diventano sempre più difficili ed ostiche. Se così stanno le cose abbiamo ben pochi motivi per essere rassicurati. Quasi a corpo ancora caldo si è gridato ai quattro venti – soprattutto dalle parti della Procura di Lecce – che l’assassino o gli assassini avevano le ore contate, perché era stato reperito un filmato di videosorveglianza che avrebbe ritratto inequivocabilmente l’attentatore proprio al momento della deflagrazione delle bombole. Il filmato sarebbe stato consegnato alla “Stampa” che avrebbe provveduto a pubblicare un paio di “sequenze” del presunto attentatore che, veramente, non possono dire nulla allo spettatore o al lettore. Un povero disgraziato – colpevole di assomigliare all’uomo del filmato – ben conosciuto da quelle parti è stato interrogato ed esposto al serio pericolo di linciaggio. Inutile aggiungere che l’uomo è innocente e che il danno subito non potrà mai essere ripagato… Eppure, con tanto di filmato e di sequenza dell’attentato – gli inquirenti danno l’impressione di non riuscire a dare un volto al terrorista. Se l’uomo è schedato come membro di una qualche consorteria della criminalità organizzata o come eversore, non dovrebbe essere troppo difficile identificarlo… Invece si brancola nel buio e vorrei aggiungere che si brancola colpevolmente nel buio… Considerato che, ormai, il filmato esibito come “pistola fumante” è stato “bruciato” nel momento in cui è stato dato in pasto all’informazione, perché non si dà finalmente al cittadino italiano l’opportunità di visionarlo. In fondo, in proposito, sono solo state fornite descrizioni con ricchezza di colpevole enfasi senza che il pubblico potesse farsi un giudizio preciso su elementi fattuali. E poi, a questo punto, l’individuo ripreso – se veramente è coinvolto nel crimine – si sarà dileguato e, possibilmente, avrà trovato riparo all’estero tanto è stato il “rumore” che è stato fatto intorno a queste prove così “schiaccianti”. Se fossimo cittadini decenti e attivi dovremmo stringere d’assedio le istituzioni, il Presidente della Repubblica, i ministri e i magistrati per pretendere un comportamento consono alla situazione e smetterla di blaterare le consuete corbellerie sui pericoli che corre la democrazia.
Se ci sono elementi seri per fare determinate dichiarazioni, li si porti finalmente a conoscenza del cittadino, altrimenti nel migliore dei casi ci troviamo di fronte a colpevole incuria ed incompetenza. Nel peggiore si ripete il copione fatto di quegli occultamenti, depistaggi e manipolazioni a cui la “strategia della tensione” ci ha abituato…
Ahimé ! Temo – come al solito – che la complessa situazione attuale non sia suscettibile da essere incasellata in qualche comoda categoria, così come la recente ondata “terroristica” non si presti a comode e rassicuranti etichette che, quantomeno, ci permettano di individuare con assoluta chiarezza mandanti, esecutori e moventi. Quantomeno si potrebbe parlare di “concorso di colpe”…
Per sbarazzarsi delle etichette e delle categorie abusate in questi giorni proviamo ad effettuare un’analisi logica “esaminando” le tre fondamentali “piste” a cui si è accennato per tutti questi giorni, ovvero “il folle solitario”, “il terrorismo” e “la mafia”.
- “Il folle solitario”: è, in fondo, l’ipotesi più rassicurante e consolante per la cittadinanza. Da un lato il fatto che esistano individui che, smarrito senso del limite e ogni tabù, siano capaci di commettere stragi a colpi di esplosivi o armi automatiche, inquieta e spaventa l’uomo comune, ma, dall’altro, lo tranquillizza… I Breivik, i fanatici ossessionati dalle armi, i poveri studentelli sfigati ed esaltati e altra varia umanità non rappresentano che una percentuale insignificante della popolazione e, una volta arginati in maniera seria e decisa, non sono in grado di nuocere. Il “folle” è ,quasi per sua stessa natura, isolato, avulso da qualsiasi setta o congrega e, al limite, fa lega con un pugno di altri compagni di viaggio ugualmente “squilibrati” come nel caso del cosiddetto gruppo “Ludwig” che imperversò nel Veneto degli anni Ottanta. Dal punto di vista criminologico il fenomeno rientra nella categoria dei serial killer variamente motivati. Tuttavia, come è stato giustamente e ripetutamente rilevato, a Brindisi sussistono diversi elementi oggettivi che portano ad escludere l’azione di un pazzo isolato, primo fra tutti il trasbordo e la sistemazione delle bombole. Insomma la complicità è altamente probabile nell’esecuzione di un atto terroristico il cui carattere sofisticato non pare granchè compatibile con le modalità d’azione del serial killer. Ci si dovrebbe domandare invece perché gli inquirenti hanno insistito e ancora insistono, riecheggiati dai media, sull’ipotesi dell’assassino solitario…
- “Il terrorismo”: in questo caso bisognerebbe chiarire una buona volta la portata e l’ampiezza semantica del concetto. Il “terrorismo” puro, quello eversivo o sovversivo, non importa di che matrice si tratti – brigatista o “anarcoinsurrezionalista”, “rosso”, “nero”, “bianco”, ecc… - colpisce i simboli di quel che è percepito come Potere o Sistema. Si può trattare del Palazzo di Giustizia, della caserma dei carabinieri, dei luoghi deputati ai riti officiati dalle corporations e del consumismo… Negli anni Settanta – Ottanta i terroristi colpivano “simboli fisici” nella persona dei manager o dirigenti dei grandi gruppi industriali o dei funzionari dello Stato preposti alle funzioni repressive (magistrati, poliziotti, carabinieri, ecc…). Nel caso dell’Unabomber americano – a cavallo fra “terrorismo puro” e “gesto individualistico” – si volevano colpire i “simboli” del progresso tecnologico ed informatico e del consumismo per mettere sotto accusa una certa idea di sviluppo. Nonostante il terrorista “puro” e “sovversivo” si definisca come “rivoluzionario” in realtà non sovverte alcunché… La sua azione si esaurisce in un nichilismo autoreferenziale a prescindere dalla bandiera esibita, nutrita di slogan e analisi sommarie per quanto non totalmente campate in aria. Considerata la sostanziale impotenza e l’incapacità di incidere sulla realtà, il “terrorista puro” si presta ad essere inconsapevolmente sfruttato, utilizzato e manipolato proprio da coloro che pretende di voler combattere… A conti fatti, prima che politica, la scelta di coloro che decidono di intraprendere questa strada è esistenziale: io esisto perché mi oppongo anche se il Sistema non si può abbattere…
Ammettendo che il “sovversivo” sia interessato a colpire i simboli, nel caso di Brindisi l’obiettivo sarebbe curiosamente e sorprendentemente costituito dalla scuola e dall’istruzione. Quello che non torna è il tentativo di compiere una strage indiscriminata che suscita naturale riprovazione e allontana eventuali adepti dalla scelta di intraprendere la strada delle armi e della sovversione. Nessun brigatista o “anarcoinsurrezionalista” genuino potrebbe mai compiere simili gesti. Entra allora in gioco il “terrorismo stabilizzante”, quello concepito per istillare nell’opinione pubblica sentimenti di paura, rabbia e insicurezza per alimentare la domanda collettiva di ordine e sicurezza e, magari, distogliere da altri problemi ben più urgenti e tangibili. “Il terrorismo stabilizzante” è ben più sofisticato di quello “ingenuo” dei “sovversivi” e punta al cuore del potere. Destabilizza i governi percepiti come troppo fragili e deboli, rafforza quelli che puntano alla “tolleranza zero” nei confronti degli indesiderabili (oppositori, immigrati, marginali, delinquenti da strada, teppisti, giovani, ecc…) e sposta l’asse politico decisamente a “destra”. La necessità di affrontare presunti pericoli sovversivi o eversivi artatamente gonfiati, consente anche di prendere in tutta tranquillità le decisioni di politica – ad esempio economica, valutaria, tributaria e finanziaria – impopolari. Considerato il livello di sofisticazione di tali operazioni è chiaro che ci si debba affidare agli specialisti della “guerra psicologica”, gli esperti di manipolazione dell’opinione pubblica, alla complicità più o meno inconsapevole di parte dei mass media del mainstream e che le azioni “terroristiche” devono essere affiancate da movimenti di opinione “legali” che facciano pressione perché vengano adottate ineludibili misure per fronteggiare le questioni di pubblica sicurezza. Se certamente non siamo in possesso degli elementi per poter affermare che a Brindisi si è consumato un atto di “terrorismo stabilizzante” si può certo tranquillamente concludere che l’ipotesi è sicuramente molto più convincente di quella che punta sulla “pura sovversione”. A mio giudizio, al pari della tesi del “folle solitaria”, quest’ultima può essere ragionevolmente scartata…
- “La mafia”: quantomeno questa categoria si presta ad essere analizzata ed esaminata in maniera più concreta e diretta. Innanzitutto dobbiamo intenderci sulla vera portata e sull’influenza delle mafie: i traffici d’armi e droga, lo spaccio di stupefacenti, il business dei rifiuti, il racket delle estorsioni, il riciclaggio e l’investimento in attività lecite come l’edilizia generano un’ingente di capitali da riversare nei circuiti finanziari ed economici internazionali. L’iniezione di liquidità nel sistema economico “legale” porta inevitabilmente rispettabilità e potere. Si pone, in questo caso, una domanda ineludibile: chi gestisce, amministra e fa fruttare questi capitali ? E’ chiaro che, in qualche modo, tali soggetti hanno una notevole voce in capitolo nell’ambito dei poteri mafiosi e criminali. Se si riducono i fenomeni mafiosi e relativi alla criminalità organizzata alla dimensione puramente delinquenziale si rischia di rimanere confinati in una visione ristretta e limitata, sostanzialmente ingannevole. In quanto esse stesse potere, le più forti organizzazioni criminali internazionali sono in grado di contrattare con gli altri poteri, statali e sovranazionali, economici, finanziari e politici, più o meno occulti. In tale ambito non deve stupire se una buona parte della massoneria – fenomeno complesso sostanzialmente egemonizzato da gruppi di potere americani ed inglesi – si configura come “mafia dei colletti bianchi”, in rapporto con le mafie “delinquenziali”. Inoltre la Storia si è incaricata di smentire l’estraneità delle mafie alle pratiche terroristiche. Se occorre la criminalità organizzata non si fa scrupolo di versare sangue innocente. Si pensi alla strage di Portella della Ginestra ove sicari di Cosa Nostra mitragliarono inermi manifestanti comunisti e socialisti con il concorso della banda Giuliano e di ex marò della X Mas. La presenza dei mafiosi siciliani incombe in diversi episodi della “Strategia della Tensione” e degli “Anni di Piombo”… In paesi come il Messico o la Colombia le mafie dei narcotrafficanti hanno allestito strutture militari di tutto rispetto in grado di fronteggiare direttamente l’apparato statale. In genere il “terrorismo mafioso” ha un carattere mercenario, poiché ai boss vengono spesso appaltati quei lavori sporchi che la rispettabilità non consente di compiere direttamente. In tal senso le mafie offrono una vasta gamma di killer e assassini a contratto pronti per l’uso come ha dimostrato la storia della CIA americana che, in tempi di “Guerra Fredda”, ha intrecciato scabrosi rapporti con Cosa Nostra italoamericana coinvolta, innanzitutto, in ripetuti tentativi di assassinare il dittatore cubano Fidel Castro. Quando le mafie agiscono in proprio, spesso utilizzano strumenti terroristici per far passare messaggi che solo i destinatari sono in grado di interpretare. E’ stato il caso della strage del Rapido 904 o di Natale (1984) voluta da Cosa Nostra siciliana con il concorso di spezzoni della camorra napoletana e della Banda della Magliana. All’epoca per la prima volta lo Stato lanciava una vasta offensiva giudiziaria nei confronti dei mafiosi siciliani e dei camorristi ed, evidentemente, si intendeva lanciare messaggi ricattatori attraverso lo stragismo. E’ ancora il caso della strategia “stragista” del 1993 che ha colpito in varie riprese Roma, Milano e Firenze. Secondo qualche autorevole opinione i Corleonesi indirizzarono alcuni criptici “avvertimenti” ad antichi soci ben introdotti nelle logge massoniche o in ordini cavallereschi. In genere tali atti fanno ragionevolmente pensare al concorso di network che si associano a Cosa Nostra per perseguire propri obiettivi economici, politici e criminali.
Tale discorso non si può affatto escludere per quel che concerne l’attentato brindisino che può essere stato concepito anche per “comunicare” con soggetti più o meno istituzionali. Insomma una sorta di trattativa che, però, difficilmente può riguardare solamente gli aspetti meramente “criminali” come la richiesta di benefici giudiziari premiali e “amnistie” di sorta soprattutto in una fase in cui si parla insistentemente di transizione e di passaggio verso nuovi assetti ed equilibri di potere. In ogni caso la pista della Sacra Corona Unita – organizzazione mafiosa poco radicata e, in questo momento, apparentemente debole – o della criminalità pugliese non sembra molto promettente: perché mai si dovrebbe compiere un attentato stragista provocando la reazione dello Stato e delle forze dell’ordine ? Su questo punto l’apparente inerzia della polizia e dei carabinieri induce a ritenere che sul coinvolgimento della Sacra Corona Unita nessuno in realtà sembra seriamente scommettere. Se vogliamo parlare di responsabilità mafiose, è molto più probabile il coinvolgimento di organizzazioni non pugliesi. La candidata più accreditata è la Ndrangheta calabrese – una delle più potenti e spietate organizzazioni criminali del mondo – con il plausibile coinvolgimento di altri soggetti a causa soprattutto delle più recenti inchieste giudiziarie lombarde e calabresi.
Rimaniamo nel campo delle ipotesi e delle ricostruzioni sommarie e, tuttavia, i pochi dati disponibili ci suggeriscono l’assoluta insufficienza delle consuete categorie utilizzate per descrivere e spiegare gli atti di terrorismo compiuti sul suolo italico. Molto spesso i grandi delitti celano inconfessate e inconfessabili cointeressenze…
Certo… Può darsi… Può darsi che ogni singolo episodio di terrorismo o pseudoterrorismo, di devastazione o di violenza sia perfettamente autonomo e che la mafia più o meno siciliana abbia colpito una scuola brindisina con un attentato stragista o che la gambizzazione del manager di Ansaldo Nucleare sia stata compiuta da un gruppo neobrigatista o “anarcoinsurrezionalista”… Oppure che le diverse e reiterate azioni più o meno dimostrative contro Equitalia siano da ricondurre a centri sociali “oltranzisti”, a disoccupati organizzati o a “milizie” e gruppi di estremisti “antitasse” sul modello importato dall’America… Così come, ancora, sono presenti sul territorio numerosi gruppi ora criminali, ora estremisti o soggetti isolati, tutti pronti a condurre una guerra “privata” contro lo Stato, le istituzioni, oppure il neocapitalismo finanziario, le banche, i grandi poteri sovranazionali, ecc… Ma è fattibile ritrarre un quadro che presenti essenzialmente questi colori ? Si può concepire un mosaico le cui tessere sono tutte sparse ? Oppure esiste la reale possibilità di strumentalizzare spezzoni delle mafie di questo paese, gruppi e gruppetti “estremisti” o del “microterrorismo” nonché la delinquenza più spicciola ? O non è da escludere il ricorso alla “false flag operations” e alle tattiche di “guerra psicologica” ? In aggiunta non si può dimenticare che il malessere e il generale depauperamento di risorse nella vita quotidiana degli italiana costituisce un’ottima riserva a cui attingere per attuare operazioni all’apparenza “destabilizzanti”…
Come abbiamo visto, l’analisi storico – logica suggerisce scenari più complessi e più semplici al tempo stesso, al di là delle comode etichette e categorie. Quel che personalmente mi colpisce dell’ultima ondata di “terrorismo” è il suo carattere, per così dire, “evocativo”. L’azione di Brindisi si consuma contro una scuola intitolata al compianto giudice Falcone e a sua moglie proprio nei giorni in cui si dovrebbe commemorare la strage di Capaci. In maniera del tutto spontanea e naturale i primi sospetti ricadono su Cosa Nostra siciliana, apparentemente tornata in auge per richiamare le istituzioni e coloro che le rappresentano al rispetto di patti inconfessabili. Invece la gambizzazione di Adinolfi, il manager dell’Ansaldo Nucleare ci proietta negli anni di Piombo, degli attentati brigatisti contro manager, dirigenti, direttori della grande industria. Oltretutto il ferimento è stato compiuto a Genova, città che ha assunto un particolare significato nella storia del brigatismo rosso e si pensi solo al sequestro del giudice Sossi, all’omicidio del giudice Coco o quello del sindacalista dell’Italsider Guido Rossa. Insomma siamo ben lontani dal territorio di quel terrorismo e stragismo mafioso che cerca in genere di far passare messaggi criptici indirizzati a selezionati e ristretti ambienti in grado di interpretarli… I presunti richiami simbolici delle azioni criminali pocanzi citate pare destinato all’opinione pubblica intera e, in particolare, a quella che ancora conserva un buon ricordo di quanto accadde fra il 1969 e il biennio 1992 – 1993. Quasi si volesse insistere sul ritorno di fantasmi del passato, nemici della “democrazia” spietati e senza scrupoli come la Cosa Nostra dominata dai Corleonesi o come il brigatismo nel periodo della sua più marcata efficienza militare. Il tempo potrebbe rivestire il ruolo da protagonista in tutta la nostra attuale vicenda…
In particolare le analogie con quanto accadde circa venti anni fa sono veramente sorprendenti ed inquietanti… Allora la Prima Repubblica venne scossa dagli scandali politici e dalle inchieste sulla corruzione e il malaffare sotto la spinta della magistratura milanese impegnata in quella colossale ricostruzione del sistema delle tangenti passato alla storia sotto il nome di Tangentopoli. Il cosiddetto “pentapartito” – e, soprattutto, i due perni principali della coalizione, la DC e il PSI di Craxi – venne squassato via, lasciando un vuoto nell’elettorato moderato e conservatore pronto per essere accalappiato da nuovi soggetti, partito – azienda di Berlusconi in primis. Proprio come il PD, il partito erede del PCI – il PDS, sotto la direzione della segreteria di Occhetto – aveva “tenuto” risultando il partito più votato alle amministrative, ma era ben lontano dall’acquisire un ruolo preminente nella politica italiana. Il maggior beneficiario dell’ondata di indignazione e repulsione verso il sistema politico e partitico risultava la Lega di Bossi, un oggetto misterioso, sostanzialmente insediato nel Nord Italia il cui successo è certo paragonabile a quello del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. In attesa di tempi migliori per il ceto politico, poi, la supplenza di governo venne affidata a dicasteri tecnici intenti a imporre una linea di “lacrime e sangue” per la cittadinanza. In parecchi sensi l’attuale governo Monti può essere accostato a quello di Carlo Azeglio Ciampi, futuro Presidente di una Repubblica apparentemente rinnovata. Infine l’attuale clima di insicurezza, malessere e di “instabilità” condite dalla apparente recrudescenza della violenza mafiosa e dei “terrorismi” nuovi e meno nuovi ci riporta al fatidico biennio che ha preceduto l’instaurazione della cosiddetta “Seconda Repubblica”.
Stiamo forse assistendo al passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica ?
E ancora una volta l’instabilità e l’instaurazione dei nuovi equilibri di potere vengono consolidati sulle macerie e sul sangue di innocenti ?
E’ di nuovo “Strategia della Tensione” ?
Chi ha una certa età – anche giovane ma non giovanissimo come il sottoscritto – si rammenterà l’atmosfera plumbea di venti anni fa… Apparentemente messa alle strette dall’offensiva giudiziaria, la mafia siciliana metteva a segno gli attentati contro i giudici del vecchio pool antimafia di Palermo, Falcone e Borsellino e delle loro scorte. Nel corso dell’anno successivo – nel 1993 – una nuova ondata stragista e terrorista sconvolgeva il paese con una serie di attentati che, da Milano a Roma e passando per Firenze, fra l’altro prendevano di mira il patrimonio artistico, storico e monumentale del paese. Mi ricordo distintamente come l’allora Ministro degli Interni Nicola Mancino – democristiano “demitiano” di lungo corso e futuro Vicepresidente del CSM, l’organo di autogoverno della Magistratura – citò in una relazione un fantomatico pericolo terroristico senza far mai menzione della mafia. Non sarebbe trascorso troppo tempo e sarebbe emerso che Cosa Nostra stava tentando diversi approcci per avviare trattative sul “41 bis” e un “papello” di richieste difficilmente accettabili. Ancor oggi, tuttavia, la pista esclusivamente mafiosa dell’attacco “colombiano” concepito per ottenere benefici di legge dallo Stato non convince del tutto… L’ipotesi puramente criminale trascura diversi elementi e un contesto che ancora non sono stati completamente disvelati. Fu solo per occultare i veri o finti negoziati con i mafiosi che vennero gravemente depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio… Che venne trafugata la famosa agenda rossa di Borsellino e che scomparve l’agenda “elettronica” di Falcone… Che non venne perquisita l’abitazione del boss corleonese Salvatore Riina… Che venne sostanzialmente protetta la latitanza del compare di Riina, Bernardo Provenzano, ecc… ecc…. ecc… Ma quelli non furono solo gli anni dell’”offensiva mafiosa”, degli attentati contro i vecchi notabili democristiani ed andreottiani, contro i magistrati simbolo della lotta alla criminalità organizzata e delle bombe contro Chiese e monumenti… In Emilia Romagna una banda di strani rapinatori, quasi tutti agenti di polizia, seminò il terrore e un gran numero di cadaveri mettendo a segno rapine per trascurabili cifre. L’efficienza militare della gang e le modalità operative richiamavano quelle della sanguinaria banda del Brabante Vallone che terrorizzò il Belgio fra il 1982 e il 1985. Sul versante della cosiddetta “guerra psicologica” alcuni misteriosi “telefonisti” rivendicarono diverse azioni e indirizzarono innumerevoli minacce e intimidazioni a nome della fantomatica sigla “Falange Armata”. Un caso di vero e proprio “terrorismo virtuale”… I sospetti si indirizzarono verso alcuni operatori della VII Sezione del SISMI, il servizio segreto militare che, fra l’altro, amministrava GLADIO, la sezione italiana della STAY BEHIND, la rete paramilitare atlantica allestita dagli americani e dagli inglesi a partire dal Dopoguerra. La base americana di Aviano divenne il bersaglio di modesti attentati dimostrativi rivendicati dall’ennesima sigla brigatista.
Nel convulso succedersi degli eventi e nell’accavallarsi delle situazioni di incerta lettura, giova ricordare che nel 1990 – un altro anno percorso da notevoli tensioni e conflitti – il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti rivelò per primo in Europa l’esistenza della GLADIO e della rete STAY BEHIND suscitando gli inevitabili mal di pancia a Washington e fra le cancellerie del continente. Qualche tempo prima un sedicente agente a contratto della CIA e del MOSSAD rivelò nel corso di un’intervista sulla RAI, il connubio fra l’Agenzia americana, Cosa Nostra italoamericana, la mafia siciliana e la loggia Propaganda Due. La scabrosa alleanza sarebbe servita a controllare ingenti traffici di armi e droga e a finanziare e manipolare il terrorismo di ogni colore sul continente europeo a partire dal 1969. L’uomo della CIA accusava piuttosto apertamente l’allora Presidente USA George Bush, già direttore dell’Agenzia e grande magnate texano del petrolio. Sulla presunta amicizia con Bush, il Gran Maestro della P2 Gelli non smentì chiaramente…
La tensione raggiunse il culmine nella notte fra il 27 e il 28 luglio del 1993 quando, quasi contemporaneamente, esplosero tre ordigni: il primo – in via Palestro a Milano, davanti al Padiglione di Arte Contemporanea – provocò la morte di quattro vigili del fuoco e di un clochard marocchino, mentre la seconda e la terza vennero collocate a Roma, davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano e alla Chiesa di San Giorgio al Velabro. Intimidazioni nei confronti del Vaticano ? Appare evidente che, nel corso dei quella giornata, agirono più “nuclei” non necessariamente di soli mafiosi. Contemporaneamente uno strano blackout isolò Palazzo Chigi facendo paventare un tentativo di colpo di stato… Tali modalità operative appartengono certo molto più a determinate sezioni dei servizi segreti che ai più “rozzi” mafiosi…
Prove generali per un golpe ? In realtà nel paese del “golpe permanente”, delle sistematiche operazioni di demolizione del dettato costituzionale e dei messaggi mafiosi, l’ipotesi del “colpo di stato” tradizionale fa semplicemente sorridere… Non è più probabile che gli autori ed ideatori dell’intera operazione, oltre che creare un’atmosfera di terrore, tensione ed insicurezza apparentemente “destabilizzanti”, volessero mandare degli avvertimenti nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni. Ed, in effetti, il ricatto continua… Il servizio segreto civile, il SISDE, viene investito da un grave scandalo che coinvolge le più alte cariche istituzionali. I fondi del SISDE erano stati utilizzati per “esigenze personali” da diversi operatori e direttori del servizio… Il servizio segreto civile dipendeva dal Ministero degli Interni che allora era retto da Mancino, ma che nel corso degli anni Ottanta era stato a lungo diretto dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Lo scandalo avrebbe inferto il colpo decisivo alla morente Repubblica… Nel corso di un memorabile intervento televisivo il Presidente Scalfaro intervenne per denunciare il “gioco al massacro” come al solito senza fare nomi… Non trascorrerà ancora molto tempo che l’intero caso dei “fondi neri” del SISDE verrà lasciato decantare, mentre nel frattempo si sta preparando la normalizzazione…
Caro lettore, se vuoi davvero capirci qualcosa o, comunque, fare uno sforzo ragionevole e ragionato per interpretare anche quanto avviene oggi, occorre ricostruire con pazienza e perizia il Contesto, ovvero quel che accade alle tue e alle nostre spalle… Occorre rievocare il concetto pasoliniano di Palazzo, ripensare a quelle stanze del potere in cui le classi dirigenti nazionali ed internazionali, massoniche, economiche, finanziarie, industriali, politiche, diplomatiche, militari ed “intellettuali” contrattano e negoziano le vite di intere popolazioni. Potendo rintracciare moventi e azioni di chi, rispetto alla comune massa, si pone sempre qualche gradino al di sopra e a due passi da cielo, non ti sembrerà così inconcepibile che una vita venga spezzata con la facilità con cui si beve un bicchiere d’acqua. Cerchiamo allora di fare qualche passo in più per comprendere e aggiungere qualche tessera al mosaico…
Ogni attentato che colpisce, ferisce e uccide innocenti e meno innocenti possiede tutti i crismi del crimine e come tale deve essere analizzato. Forse aveva ragione il politologo Giorgio Galli quando, qualche tempo fa, scrisse che non si può comprendere, analizzare e interpretare il mondo del Potere senza ricorrere alla criminologia e alle sue categorie. In fondo, con altri mezzi e strumenti e con altre modalità, siamo sempre al cospetto di gang e bande – dai connotati spiccatamente mafiosi o meno – in guerra per l’accaparramento di risorse, patrimoni e ricchezze. Facciamo allora finta di leggere un particolare romanzo giallo scritto da un autore con l’intento di sfidare il lettore ad individuare l’”assassino” o gli “assassini”… Quel romanzo ha una trama e una struttura complessa che coincide con la descrizione del Contesto e con la rievocazione del Palazzo o dei Palazzi…
Vediamo allora di sintetizzare gli elementi principali della narrazione e lascio a voi – in caso di dimenticanza – aggiungere i “pezzi” che eventualmente mancano…
Naturalmente nessuno rivelerà o riuscirà a svelare l’identità dell’autore o gli autori del delitto, ma forse, prima di terminare la lettura, avrà a disposizione un quadro più completo…
FINE (?)
PS: per ragioni indipendenti dalla mia volontà ma intuibili, il racconto del romanzo dei disgraziati tempi odierni non potrà proseguire, complici alcune “intrusioni” al mio PC. Posso solo costatare che ci sono molti modi per tacitare le voci “altre”… Mi posso solo rimettere alla vostra buona volontà e desiderio di ricerca e di verità. Qua a Milano fra qualche giorno arriverà il Papa portandosi appresso tutta la buriana che sta scuotendo la Chiesa… Per chi si appresta a dare un colpo definitivo alla Seconda Repubblica per far germinare la Terza, un momento fra i più propizi… Brindiamo a tempi migliori…
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Nota dell’autore: mi preme rivolgere le mie più sentite scuse agli anarchici del FAI (Federazione Anarchica Italiana), la più antica forma di auto organizzazione anarchica italiana per non aver rimarcato nel mio articolo “Che cosa cova sotto le macerie” le dovute differenze con la galassia “anarcoinsurrezionalista” e con coloro che si fregiano della sigla FAI per condurre operazioni provocatorie. Personalmente non condivido le idee espresse dagli anarchici ma ritengo doveroso chiudere ogni porta a coloro che vogliono gettare ulteriore benzina sul fuoco, magari riesumando i soliti e comodi stereotipi dell’”anarchico bombarolo e con smanie stragiste”. All’autentica FAI va la mia completa e sincera solidarietà.
Viviamo tempi sciagurati e miserabili sotto molteplici punti di vista, tempi in cui, non solo le normali aspirazioni di verità, trasparenza e giustizia vengono tradite e vilipese da chi si è assunto la presumibile responsabilità di traghettare il paese fuori dalle secche di questa interminabile e devastante crisi globale, continentale e nazionale, ma nei quali perfino il semplice sentimento della decenza è andato smarrito e forse perduto per sempre. Dopo anni di egemonia (sub)culturale berlusconiana ci si aspettava qualcosa di meglio e di più incoraggiante per le sorti della traballante Repubblica. E poi siamo veramente sicuri che i cosiddetti tempi bui della ribalta del Cavaliere sono veramente terminati ? Quel che non posso più tacere è la mia indignazione di cittadino e le ferite che quotidianamente mi vengono inferte nella mia dignità di semplice uomo civile. Disgraziatamente in questo 2012 ancora così lungo e dolente si susseguono i ventennali, trentennali, quarantennali delle celebrazioni dei “sacrifici” di solerti e coraggiosi servitori dello Stato assassinati per aver anche solo sfiorato quei famosi fili che non lasciano scampo. Non solo Falcone e Borsellino, ma anche il generale Dalla Chiesa e l’onorevole Pio La Torre, come il commissario Calabresi, per tacere di quella lista fin troppo lunga di politici, magistrati, carabinieri, poliziotti e giornalisti… Uomini che hanno creduto in uno Stato il quale per la sua metà ha quantomeno favorito incoraggiato e coperto gli assassini mentre l’altra è rimasta a guardare impassibile per non disturbare troppo. Sono indignato e offeso per la quantità di melassa e di sentimenti insinceri, esibiti ed artefatti che ci vengono riversati addosso con tutto il sapore della menzogna e del non detto. Le prime vittime di questo bombardamento di bassa retorica sono proprio i ragazzi e i più giovani che poco sanno e poco conoscono della nostra storia più recente. Ci sarà qualche motivo se fra gli studenti è diffusa la convinzione che a compiere le stragi degli anni passati sono stati i brigatisti ? Il nostro Presidente – il solito Prode Camomillo -, campione dei conformismi di ogni stagione, prima comunista filosovietico ortodosso e poi, stabiliti i rapporti di forza fra le Superpotenze, uomo assai apprezzato dall’establishment americano, tromboneggia e vaneggia fra gli scrosci di applausi del pubblico pagante. E’ tutto chiaro, no ? Da un lato ci siamo noi, gli onesti, i giusti, i “democratici” e dall’altro i “mostri”, i cattivi, i nemici delle istituzioni e del popolo italiano. Il nostro Prode Camomillo e la corte dei miracoli ministeriale ci parlano senza apparente cognizione di causa di pericoli per la democrazia – quale democrazia ? -, di marea dilagante dell’eversione e del terrorismo d’incerta matrice, dei rigurgiti criminali delle mafie, dei brigatismi e degli anarcoinsurrezionalismi vari… Non stiamo andando da nessuna parte e tutto questo gran parlare di pericoli e di attacchi alle istituzioni non solo confonde il cittadino medio, ma avvelena anime e coscienze, esaspera e rende rabbiosi ed inquieti impedendo il normale esercizio della pura razionalità. Indubbiamente a cavallo dei due turni delle recenti amministrative si sono verificati episodi terroristici e criminali di assoluta gravità che richiederebbero tutta la prudenza e il riserbo possibili da parte degli inquirenti incaricati delle indagini. Invece la consueta grancassa mediatica e le solite narcisistiche da strapazzo si sono trasformate in altrettante occasioni per fare del sensazionalismo inqualificabile. Verrebbe da dire che, per suscitare ed alimentare la tensione e l’insicurezza dei cittadini, tutto fa brodo…
Fra tutti i più recenti episodi criminali – ed è giusto e corretto definirli in tal modo – quello di Brindisi spicca per cinismo, crudeltà e barbarie. Chi ha colpito premeditando la strage ha voluto trasmettere un messaggio molto chiaro ai cittadini italiani: “Se noi siamo capaci di ideare e realizzare attentati contro le scuole ed inermi studenti significa che voi non potete essere sicuri in nessun posto…”. Purtroppo un’azione del genere prelude ad altri lutti e altro sangue… La situazione avrebbe dovuto richiedere la necessaria calma quantomeno da parte di chi ha la responsabilità di gestire gli eventi successivi… Invece si è assistito al solito spettacolo indecoroso, perché di spettacolo si è trattato… Brindisi diventa un’altra Cogne, un’altra Garlasco, un’altra Perugia, ecc… I media in toto – stampa, televisioni, Internet – si sono esercitate nel consueto “gioco di società” sulla “caccia all’assassino o agli assassini” senza molto costrutto. E’ la mano della mafia o del terrorismo mafioso… No, è il terrorismo “eversivo”… No, è quello “stragista”… No, si tratta di stragismo mafioso… No, è mafia “stragista”… E via discorrendo, fino a ripiegare sul folle o sul pazzo solitario che, magari, è spinto da motivazioni pseudopolitiche… E’ un gioco inutile e forse inevitabile, ma comprensibile nella società della comunicazione e dell’”informazione spettacolo”, mentre fa gridare vendetta quando ad esso partecipano gli organi inquirenti…
Si dice – e forse non senza ragione – che le prime ventiquattro ore sono importanti e decisive per l’individuazione dei colpevoli di un qualsiasi delitto, poi le indagini diventano sempre più difficili ed ostiche. Se così stanno le cose abbiamo ben pochi motivi per essere rassicurati. Quasi a corpo ancora caldo si è gridato ai quattro venti – soprattutto dalle parti della Procura di Lecce – che l’assassino o gli assassini avevano le ore contate, perché era stato reperito un filmato di videosorveglianza che avrebbe ritratto inequivocabilmente l’attentatore proprio al momento della deflagrazione delle bombole. Il filmato sarebbe stato consegnato alla “Stampa” che avrebbe provveduto a pubblicare un paio di “sequenze” del presunto attentatore che, veramente, non possono dire nulla allo spettatore o al lettore. Un povero disgraziato – colpevole di assomigliare all’uomo del filmato – ben conosciuto da quelle parti è stato interrogato ed esposto al serio pericolo di linciaggio. Inutile aggiungere che l’uomo è innocente e che il danno subito non potrà mai essere ripagato… Eppure, con tanto di filmato e di sequenza dell’attentato – gli inquirenti danno l’impressione di non riuscire a dare un volto al terrorista. Se l’uomo è schedato come membro di una qualche consorteria della criminalità organizzata o come eversore, non dovrebbe essere troppo difficile identificarlo… Invece si brancola nel buio e vorrei aggiungere che si brancola colpevolmente nel buio… Considerato che, ormai, il filmato esibito come “pistola fumante” è stato “bruciato” nel momento in cui è stato dato in pasto all’informazione, perché non si dà finalmente al cittadino italiano l’opportunità di visionarlo. In fondo, in proposito, sono solo state fornite descrizioni con ricchezza di colpevole enfasi senza che il pubblico potesse farsi un giudizio preciso su elementi fattuali. E poi, a questo punto, l’individuo ripreso – se veramente è coinvolto nel crimine – si sarà dileguato e, possibilmente, avrà trovato riparo all’estero tanto è stato il “rumore” che è stato fatto intorno a queste prove così “schiaccianti”. Se fossimo cittadini decenti e attivi dovremmo stringere d’assedio le istituzioni, il Presidente della Repubblica, i ministri e i magistrati per pretendere un comportamento consono alla situazione e smetterla di blaterare le consuete corbellerie sui pericoli che corre la democrazia.
Se ci sono elementi seri per fare determinate dichiarazioni, li si porti finalmente a conoscenza del cittadino, altrimenti nel migliore dei casi ci troviamo di fronte a colpevole incuria ed incompetenza. Nel peggiore si ripete il copione fatto di quegli occultamenti, depistaggi e manipolazioni a cui la “strategia della tensione” ci ha abituato…
Ahimé ! Temo – come al solito – che la complessa situazione attuale non sia suscettibile da essere incasellata in qualche comoda categoria, così come la recente ondata “terroristica” non si presti a comode e rassicuranti etichette che, quantomeno, ci permettano di individuare con assoluta chiarezza mandanti, esecutori e moventi. Quantomeno si potrebbe parlare di “concorso di colpe”…
Per sbarazzarsi delle etichette e delle categorie abusate in questi giorni proviamo ad effettuare un’analisi logica “esaminando” le tre fondamentali “piste” a cui si è accennato per tutti questi giorni, ovvero “il folle solitario”, “il terrorismo” e “la mafia”.
- “Il folle solitario”: è, in fondo, l’ipotesi più rassicurante e consolante per la cittadinanza. Da un lato il fatto che esistano individui che, smarrito senso del limite e ogni tabù, siano capaci di commettere stragi a colpi di esplosivi o armi automatiche, inquieta e spaventa l’uomo comune, ma, dall’altro, lo tranquillizza… I Breivik, i fanatici ossessionati dalle armi, i poveri studentelli sfigati ed esaltati e altra varia umanità non rappresentano che una percentuale insignificante della popolazione e, una volta arginati in maniera seria e decisa, non sono in grado di nuocere. Il “folle” è ,quasi per sua stessa natura, isolato, avulso da qualsiasi setta o congrega e, al limite, fa lega con un pugno di altri compagni di viaggio ugualmente “squilibrati” come nel caso del cosiddetto gruppo “Ludwig” che imperversò nel Veneto degli anni Ottanta. Dal punto di vista criminologico il fenomeno rientra nella categoria dei serial killer variamente motivati. Tuttavia, come è stato giustamente e ripetutamente rilevato, a Brindisi sussistono diversi elementi oggettivi che portano ad escludere l’azione di un pazzo isolato, primo fra tutti il trasbordo e la sistemazione delle bombole. Insomma la complicità è altamente probabile nell’esecuzione di un atto terroristico il cui carattere sofisticato non pare granchè compatibile con le modalità d’azione del serial killer. Ci si dovrebbe domandare invece perché gli inquirenti hanno insistito e ancora insistono, riecheggiati dai media, sull’ipotesi dell’assassino solitario…
- “Il terrorismo”: in questo caso bisognerebbe chiarire una buona volta la portata e l’ampiezza semantica del concetto. Il “terrorismo” puro, quello eversivo o sovversivo, non importa di che matrice si tratti – brigatista o “anarcoinsurrezionalista”, “rosso”, “nero”, “bianco”, ecc… - colpisce i simboli di quel che è percepito come Potere o Sistema. Si può trattare del Palazzo di Giustizia, della caserma dei carabinieri, dei luoghi deputati ai riti officiati dalle corporations e del consumismo… Negli anni Settanta – Ottanta i terroristi colpivano “simboli fisici” nella persona dei manager o dirigenti dei grandi gruppi industriali o dei funzionari dello Stato preposti alle funzioni repressive (magistrati, poliziotti, carabinieri, ecc…). Nel caso dell’Unabomber americano – a cavallo fra “terrorismo puro” e “gesto individualistico” – si volevano colpire i “simboli” del progresso tecnologico ed informatico e del consumismo per mettere sotto accusa una certa idea di sviluppo. Nonostante il terrorista “puro” e “sovversivo” si definisca come “rivoluzionario” in realtà non sovverte alcunché… La sua azione si esaurisce in un nichilismo autoreferenziale a prescindere dalla bandiera esibita, nutrita di slogan e analisi sommarie per quanto non totalmente campate in aria. Considerata la sostanziale impotenza e l’incapacità di incidere sulla realtà, il “terrorista puro” si presta ad essere inconsapevolmente sfruttato, utilizzato e manipolato proprio da coloro che pretende di voler combattere… A conti fatti, prima che politica, la scelta di coloro che decidono di intraprendere questa strada è esistenziale: io esisto perché mi oppongo anche se il Sistema non si può abbattere…
Ammettendo che il “sovversivo” sia interessato a colpire i simboli, nel caso di Brindisi l’obiettivo sarebbe curiosamente e sorprendentemente costituito dalla scuola e dall’istruzione. Quello che non torna è il tentativo di compiere una strage indiscriminata che suscita naturale riprovazione e allontana eventuali adepti dalla scelta di intraprendere la strada delle armi e della sovversione. Nessun brigatista o “anarcoinsurrezionalista” genuino potrebbe mai compiere simili gesti. Entra allora in gioco il “terrorismo stabilizzante”, quello concepito per istillare nell’opinione pubblica sentimenti di paura, rabbia e insicurezza per alimentare la domanda collettiva di ordine e sicurezza e, magari, distogliere da altri problemi ben più urgenti e tangibili. “Il terrorismo stabilizzante” è ben più sofisticato di quello “ingenuo” dei “sovversivi” e punta al cuore del potere. Destabilizza i governi percepiti come troppo fragili e deboli, rafforza quelli che puntano alla “tolleranza zero” nei confronti degli indesiderabili (oppositori, immigrati, marginali, delinquenti da strada, teppisti, giovani, ecc…) e sposta l’asse politico decisamente a “destra”. La necessità di affrontare presunti pericoli sovversivi o eversivi artatamente gonfiati, consente anche di prendere in tutta tranquillità le decisioni di politica – ad esempio economica, valutaria, tributaria e finanziaria – impopolari. Considerato il livello di sofisticazione di tali operazioni è chiaro che ci si debba affidare agli specialisti della “guerra psicologica”, gli esperti di manipolazione dell’opinione pubblica, alla complicità più o meno inconsapevole di parte dei mass media del mainstream e che le azioni “terroristiche” devono essere affiancate da movimenti di opinione “legali” che facciano pressione perché vengano adottate ineludibili misure per fronteggiare le questioni di pubblica sicurezza. Se certamente non siamo in possesso degli elementi per poter affermare che a Brindisi si è consumato un atto di “terrorismo stabilizzante” si può certo tranquillamente concludere che l’ipotesi è sicuramente molto più convincente di quella che punta sulla “pura sovversione”. A mio giudizio, al pari della tesi del “folle solitaria”, quest’ultima può essere ragionevolmente scartata…
- “La mafia”: quantomeno questa categoria si presta ad essere analizzata ed esaminata in maniera più concreta e diretta. Innanzitutto dobbiamo intenderci sulla vera portata e sull’influenza delle mafie: i traffici d’armi e droga, lo spaccio di stupefacenti, il business dei rifiuti, il racket delle estorsioni, il riciclaggio e l’investimento in attività lecite come l’edilizia generano un’ingente di capitali da riversare nei circuiti finanziari ed economici internazionali. L’iniezione di liquidità nel sistema economico “legale” porta inevitabilmente rispettabilità e potere. Si pone, in questo caso, una domanda ineludibile: chi gestisce, amministra e fa fruttare questi capitali ? E’ chiaro che, in qualche modo, tali soggetti hanno una notevole voce in capitolo nell’ambito dei poteri mafiosi e criminali. Se si riducono i fenomeni mafiosi e relativi alla criminalità organizzata alla dimensione puramente delinquenziale si rischia di rimanere confinati in una visione ristretta e limitata, sostanzialmente ingannevole. In quanto esse stesse potere, le più forti organizzazioni criminali internazionali sono in grado di contrattare con gli altri poteri, statali e sovranazionali, economici, finanziari e politici, più o meno occulti. In tale ambito non deve stupire se una buona parte della massoneria – fenomeno complesso sostanzialmente egemonizzato da gruppi di potere americani ed inglesi – si configura come “mafia dei colletti bianchi”, in rapporto con le mafie “delinquenziali”. Inoltre la Storia si è incaricata di smentire l’estraneità delle mafie alle pratiche terroristiche. Se occorre la criminalità organizzata non si fa scrupolo di versare sangue innocente. Si pensi alla strage di Portella della Ginestra ove sicari di Cosa Nostra mitragliarono inermi manifestanti comunisti e socialisti con il concorso della banda Giuliano e di ex marò della X Mas. La presenza dei mafiosi siciliani incombe in diversi episodi della “Strategia della Tensione” e degli “Anni di Piombo”… In paesi come il Messico o la Colombia le mafie dei narcotrafficanti hanno allestito strutture militari di tutto rispetto in grado di fronteggiare direttamente l’apparato statale. In genere il “terrorismo mafioso” ha un carattere mercenario, poiché ai boss vengono spesso appaltati quei lavori sporchi che la rispettabilità non consente di compiere direttamente. In tal senso le mafie offrono una vasta gamma di killer e assassini a contratto pronti per l’uso come ha dimostrato la storia della CIA americana che, in tempi di “Guerra Fredda”, ha intrecciato scabrosi rapporti con Cosa Nostra italoamericana coinvolta, innanzitutto, in ripetuti tentativi di assassinare il dittatore cubano Fidel Castro. Quando le mafie agiscono in proprio, spesso utilizzano strumenti terroristici per far passare messaggi che solo i destinatari sono in grado di interpretare. E’ stato il caso della strage del Rapido 904 o di Natale (1984) voluta da Cosa Nostra siciliana con il concorso di spezzoni della camorra napoletana e della Banda della Magliana. All’epoca per la prima volta lo Stato lanciava una vasta offensiva giudiziaria nei confronti dei mafiosi siciliani e dei camorristi ed, evidentemente, si intendeva lanciare messaggi ricattatori attraverso lo stragismo. E’ ancora il caso della strategia “stragista” del 1993 che ha colpito in varie riprese Roma, Milano e Firenze. Secondo qualche autorevole opinione i Corleonesi indirizzarono alcuni criptici “avvertimenti” ad antichi soci ben introdotti nelle logge massoniche o in ordini cavallereschi. In genere tali atti fanno ragionevolmente pensare al concorso di network che si associano a Cosa Nostra per perseguire propri obiettivi economici, politici e criminali.
Tale discorso non si può affatto escludere per quel che concerne l’attentato brindisino che può essere stato concepito anche per “comunicare” con soggetti più o meno istituzionali. Insomma una sorta di trattativa che, però, difficilmente può riguardare solamente gli aspetti meramente “criminali” come la richiesta di benefici giudiziari premiali e “amnistie” di sorta soprattutto in una fase in cui si parla insistentemente di transizione e di passaggio verso nuovi assetti ed equilibri di potere. In ogni caso la pista della Sacra Corona Unita – organizzazione mafiosa poco radicata e, in questo momento, apparentemente debole – o della criminalità pugliese non sembra molto promettente: perché mai si dovrebbe compiere un attentato stragista provocando la reazione dello Stato e delle forze dell’ordine ? Su questo punto l’apparente inerzia della polizia e dei carabinieri induce a ritenere che sul coinvolgimento della Sacra Corona Unita nessuno in realtà sembra seriamente scommettere. Se vogliamo parlare di responsabilità mafiose, è molto più probabile il coinvolgimento di organizzazioni non pugliesi. La candidata più accreditata è la Ndrangheta calabrese – una delle più potenti e spietate organizzazioni criminali del mondo – con il plausibile coinvolgimento di altri soggetti a causa soprattutto delle più recenti inchieste giudiziarie lombarde e calabresi.
Rimaniamo nel campo delle ipotesi e delle ricostruzioni sommarie e, tuttavia, i pochi dati disponibili ci suggeriscono l’assoluta insufficienza delle consuete categorie utilizzate per descrivere e spiegare gli atti di terrorismo compiuti sul suolo italico. Molto spesso i grandi delitti celano inconfessate e inconfessabili cointeressenze…
Certo… Può darsi… Può darsi che ogni singolo episodio di terrorismo o pseudoterrorismo, di devastazione o di violenza sia perfettamente autonomo e che la mafia più o meno siciliana abbia colpito una scuola brindisina con un attentato stragista o che la gambizzazione del manager di Ansaldo Nucleare sia stata compiuta da un gruppo neobrigatista o “anarcoinsurrezionalista”… Oppure che le diverse e reiterate azioni più o meno dimostrative contro Equitalia siano da ricondurre a centri sociali “oltranzisti”, a disoccupati organizzati o a “milizie” e gruppi di estremisti “antitasse” sul modello importato dall’America… Così come, ancora, sono presenti sul territorio numerosi gruppi ora criminali, ora estremisti o soggetti isolati, tutti pronti a condurre una guerra “privata” contro lo Stato, le istituzioni, oppure il neocapitalismo finanziario, le banche, i grandi poteri sovranazionali, ecc… Ma è fattibile ritrarre un quadro che presenti essenzialmente questi colori ? Si può concepire un mosaico le cui tessere sono tutte sparse ? Oppure esiste la reale possibilità di strumentalizzare spezzoni delle mafie di questo paese, gruppi e gruppetti “estremisti” o del “microterrorismo” nonché la delinquenza più spicciola ? O non è da escludere il ricorso alla “false flag operations” e alle tattiche di “guerra psicologica” ? In aggiunta non si può dimenticare che il malessere e il generale depauperamento di risorse nella vita quotidiana degli italiana costituisce un’ottima riserva a cui attingere per attuare operazioni all’apparenza “destabilizzanti”…
Come abbiamo visto, l’analisi storico – logica suggerisce scenari più complessi e più semplici al tempo stesso, al di là delle comode etichette e categorie. Quel che personalmente mi colpisce dell’ultima ondata di “terrorismo” è il suo carattere, per così dire, “evocativo”. L’azione di Brindisi si consuma contro una scuola intitolata al compianto giudice Falcone e a sua moglie proprio nei giorni in cui si dovrebbe commemorare la strage di Capaci. In maniera del tutto spontanea e naturale i primi sospetti ricadono su Cosa Nostra siciliana, apparentemente tornata in auge per richiamare le istituzioni e coloro che le rappresentano al rispetto di patti inconfessabili. Invece la gambizzazione di Adinolfi, il manager dell’Ansaldo Nucleare ci proietta negli anni di Piombo, degli attentati brigatisti contro manager, dirigenti, direttori della grande industria. Oltretutto il ferimento è stato compiuto a Genova, città che ha assunto un particolare significato nella storia del brigatismo rosso e si pensi solo al sequestro del giudice Sossi, all’omicidio del giudice Coco o quello del sindacalista dell’Italsider Guido Rossa. Insomma siamo ben lontani dal territorio di quel terrorismo e stragismo mafioso che cerca in genere di far passare messaggi criptici indirizzati a selezionati e ristretti ambienti in grado di interpretarli… I presunti richiami simbolici delle azioni criminali pocanzi citate pare destinato all’opinione pubblica intera e, in particolare, a quella che ancora conserva un buon ricordo di quanto accadde fra il 1969 e il biennio 1992 – 1993. Quasi si volesse insistere sul ritorno di fantasmi del passato, nemici della “democrazia” spietati e senza scrupoli come la Cosa Nostra dominata dai Corleonesi o come il brigatismo nel periodo della sua più marcata efficienza militare. Il tempo potrebbe rivestire il ruolo da protagonista in tutta la nostra attuale vicenda…
In particolare le analogie con quanto accadde circa venti anni fa sono veramente sorprendenti ed inquietanti… Allora la Prima Repubblica venne scossa dagli scandali politici e dalle inchieste sulla corruzione e il malaffare sotto la spinta della magistratura milanese impegnata in quella colossale ricostruzione del sistema delle tangenti passato alla storia sotto il nome di Tangentopoli. Il cosiddetto “pentapartito” – e, soprattutto, i due perni principali della coalizione, la DC e il PSI di Craxi – venne squassato via, lasciando un vuoto nell’elettorato moderato e conservatore pronto per essere accalappiato da nuovi soggetti, partito – azienda di Berlusconi in primis. Proprio come il PD, il partito erede del PCI – il PDS, sotto la direzione della segreteria di Occhetto – aveva “tenuto” risultando il partito più votato alle amministrative, ma era ben lontano dall’acquisire un ruolo preminente nella politica italiana. Il maggior beneficiario dell’ondata di indignazione e repulsione verso il sistema politico e partitico risultava la Lega di Bossi, un oggetto misterioso, sostanzialmente insediato nel Nord Italia il cui successo è certo paragonabile a quello del Movimento Cinque Stelle di Beppe Grillo. In attesa di tempi migliori per il ceto politico, poi, la supplenza di governo venne affidata a dicasteri tecnici intenti a imporre una linea di “lacrime e sangue” per la cittadinanza. In parecchi sensi l’attuale governo Monti può essere accostato a quello di Carlo Azeglio Ciampi, futuro Presidente di una Repubblica apparentemente rinnovata. Infine l’attuale clima di insicurezza, malessere e di “instabilità” condite dalla apparente recrudescenza della violenza mafiosa e dei “terrorismi” nuovi e meno nuovi ci riporta al fatidico biennio che ha preceduto l’instaurazione della cosiddetta “Seconda Repubblica”.
Stiamo forse assistendo al passaggio dalla Seconda alla Terza Repubblica ?
E ancora una volta l’instabilità e l’instaurazione dei nuovi equilibri di potere vengono consolidati sulle macerie e sul sangue di innocenti ?
E’ di nuovo “Strategia della Tensione” ?
Chi ha una certa età – anche giovane ma non giovanissimo come il sottoscritto – si rammenterà l’atmosfera plumbea di venti anni fa… Apparentemente messa alle strette dall’offensiva giudiziaria, la mafia siciliana metteva a segno gli attentati contro i giudici del vecchio pool antimafia di Palermo, Falcone e Borsellino e delle loro scorte. Nel corso dell’anno successivo – nel 1993 – una nuova ondata stragista e terrorista sconvolgeva il paese con una serie di attentati che, da Milano a Roma e passando per Firenze, fra l’altro prendevano di mira il patrimonio artistico, storico e monumentale del paese. Mi ricordo distintamente come l’allora Ministro degli Interni Nicola Mancino – democristiano “demitiano” di lungo corso e futuro Vicepresidente del CSM, l’organo di autogoverno della Magistratura – citò in una relazione un fantomatico pericolo terroristico senza far mai menzione della mafia. Non sarebbe trascorso troppo tempo e sarebbe emerso che Cosa Nostra stava tentando diversi approcci per avviare trattative sul “41 bis” e un “papello” di richieste difficilmente accettabili. Ancor oggi, tuttavia, la pista esclusivamente mafiosa dell’attacco “colombiano” concepito per ottenere benefici di legge dallo Stato non convince del tutto… L’ipotesi puramente criminale trascura diversi elementi e un contesto che ancora non sono stati completamente disvelati. Fu solo per occultare i veri o finti negoziati con i mafiosi che vennero gravemente depistare le indagini sulla strage di via D’Amelio… Che venne trafugata la famosa agenda rossa di Borsellino e che scomparve l’agenda “elettronica” di Falcone… Che non venne perquisita l’abitazione del boss corleonese Salvatore Riina… Che venne sostanzialmente protetta la latitanza del compare di Riina, Bernardo Provenzano, ecc… ecc…. ecc… Ma quelli non furono solo gli anni dell’”offensiva mafiosa”, degli attentati contro i vecchi notabili democristiani ed andreottiani, contro i magistrati simbolo della lotta alla criminalità organizzata e delle bombe contro Chiese e monumenti… In Emilia Romagna una banda di strani rapinatori, quasi tutti agenti di polizia, seminò il terrore e un gran numero di cadaveri mettendo a segno rapine per trascurabili cifre. L’efficienza militare della gang e le modalità operative richiamavano quelle della sanguinaria banda del Brabante Vallone che terrorizzò il Belgio fra il 1982 e il 1985. Sul versante della cosiddetta “guerra psicologica” alcuni misteriosi “telefonisti” rivendicarono diverse azioni e indirizzarono innumerevoli minacce e intimidazioni a nome della fantomatica sigla “Falange Armata”. Un caso di vero e proprio “terrorismo virtuale”… I sospetti si indirizzarono verso alcuni operatori della VII Sezione del SISMI, il servizio segreto militare che, fra l’altro, amministrava GLADIO, la sezione italiana della STAY BEHIND, la rete paramilitare atlantica allestita dagli americani e dagli inglesi a partire dal Dopoguerra. La base americana di Aviano divenne il bersaglio di modesti attentati dimostrativi rivendicati dall’ennesima sigla brigatista.
Nel convulso succedersi degli eventi e nell’accavallarsi delle situazioni di incerta lettura, giova ricordare che nel 1990 – un altro anno percorso da notevoli tensioni e conflitti – il Presidente del Consiglio Giulio Andreotti rivelò per primo in Europa l’esistenza della GLADIO e della rete STAY BEHIND suscitando gli inevitabili mal di pancia a Washington e fra le cancellerie del continente. Qualche tempo prima un sedicente agente a contratto della CIA e del MOSSAD rivelò nel corso di un’intervista sulla RAI, il connubio fra l’Agenzia americana, Cosa Nostra italoamericana, la mafia siciliana e la loggia Propaganda Due. La scabrosa alleanza sarebbe servita a controllare ingenti traffici di armi e droga e a finanziare e manipolare il terrorismo di ogni colore sul continente europeo a partire dal 1969. L’uomo della CIA accusava piuttosto apertamente l’allora Presidente USA George Bush, già direttore dell’Agenzia e grande magnate texano del petrolio. Sulla presunta amicizia con Bush, il Gran Maestro della P2 Gelli non smentì chiaramente…
La tensione raggiunse il culmine nella notte fra il 27 e il 28 luglio del 1993 quando, quasi contemporaneamente, esplosero tre ordigni: il primo – in via Palestro a Milano, davanti al Padiglione di Arte Contemporanea – provocò la morte di quattro vigili del fuoco e di un clochard marocchino, mentre la seconda e la terza vennero collocate a Roma, davanti alla Basilica di San Giovanni in Laterano e alla Chiesa di San Giorgio al Velabro. Intimidazioni nei confronti del Vaticano ? Appare evidente che, nel corso dei quella giornata, agirono più “nuclei” non necessariamente di soli mafiosi. Contemporaneamente uno strano blackout isolò Palazzo Chigi facendo paventare un tentativo di colpo di stato… Tali modalità operative appartengono certo molto più a determinate sezioni dei servizi segreti che ai più “rozzi” mafiosi…
Prove generali per un golpe ? In realtà nel paese del “golpe permanente”, delle sistematiche operazioni di demolizione del dettato costituzionale e dei messaggi mafiosi, l’ipotesi del “colpo di stato” tradizionale fa semplicemente sorridere… Non è più probabile che gli autori ed ideatori dell’intera operazione, oltre che creare un’atmosfera di terrore, tensione ed insicurezza apparentemente “destabilizzanti”, volessero mandare degli avvertimenti nei confronti dei rappresentanti delle istituzioni. Ed, in effetti, il ricatto continua… Il servizio segreto civile, il SISDE, viene investito da un grave scandalo che coinvolge le più alte cariche istituzionali. I fondi del SISDE erano stati utilizzati per “esigenze personali” da diversi operatori e direttori del servizio… Il servizio segreto civile dipendeva dal Ministero degli Interni che allora era retto da Mancino, ma che nel corso degli anni Ottanta era stato a lungo diretto dall’allora Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro. Lo scandalo avrebbe inferto il colpo decisivo alla morente Repubblica… Nel corso di un memorabile intervento televisivo il Presidente Scalfaro intervenne per denunciare il “gioco al massacro” come al solito senza fare nomi… Non trascorrerà ancora molto tempo che l’intero caso dei “fondi neri” del SISDE verrà lasciato decantare, mentre nel frattempo si sta preparando la normalizzazione…
Caro lettore, se vuoi davvero capirci qualcosa o, comunque, fare uno sforzo ragionevole e ragionato per interpretare anche quanto avviene oggi, occorre ricostruire con pazienza e perizia il Contesto, ovvero quel che accade alle tue e alle nostre spalle… Occorre rievocare il concetto pasoliniano di Palazzo, ripensare a quelle stanze del potere in cui le classi dirigenti nazionali ed internazionali, massoniche, economiche, finanziarie, industriali, politiche, diplomatiche, militari ed “intellettuali” contrattano e negoziano le vite di intere popolazioni. Potendo rintracciare moventi e azioni di chi, rispetto alla comune massa, si pone sempre qualche gradino al di sopra e a due passi da cielo, non ti sembrerà così inconcepibile che una vita venga spezzata con la facilità con cui si beve un bicchiere d’acqua. Cerchiamo allora di fare qualche passo in più per comprendere e aggiungere qualche tessera al mosaico…
Ogni attentato che colpisce, ferisce e uccide innocenti e meno innocenti possiede tutti i crismi del crimine e come tale deve essere analizzato. Forse aveva ragione il politologo Giorgio Galli quando, qualche tempo fa, scrisse che non si può comprendere, analizzare e interpretare il mondo del Potere senza ricorrere alla criminologia e alle sue categorie. In fondo, con altri mezzi e strumenti e con altre modalità, siamo sempre al cospetto di gang e bande – dai connotati spiccatamente mafiosi o meno – in guerra per l’accaparramento di risorse, patrimoni e ricchezze. Facciamo allora finta di leggere un particolare romanzo giallo scritto da un autore con l’intento di sfidare il lettore ad individuare l’”assassino” o gli “assassini”… Quel romanzo ha una trama e una struttura complessa che coincide con la descrizione del Contesto e con la rievocazione del Palazzo o dei Palazzi…
Vediamo allora di sintetizzare gli elementi principali della narrazione e lascio a voi – in caso di dimenticanza – aggiungere i “pezzi” che eventualmente mancano…
Naturalmente nessuno rivelerà o riuscirà a svelare l’identità dell’autore o gli autori del delitto, ma forse, prima di terminare la lettura, avrà a disposizione un quadro più completo…
FINE (?)
PS: per ragioni indipendenti dalla mia volontà ma intuibili, il racconto del romanzo dei disgraziati tempi odierni non potrà proseguire, complici alcune “intrusioni” al mio PC. Posso solo costatare che ci sono molti modi per tacitare le voci “altre”… Mi posso solo rimettere alla vostra buona volontà e desiderio di ricerca e di verità. Qua a Milano fra qualche giorno arriverà il Papa portandosi appresso tutta la buriana che sta scuotendo la Chiesa… Per chi si appresta a dare un colpo definitivo alla Seconda Repubblica per far germinare la Terza, un momento fra i più propizi… Brindiamo a tempi migliori…
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